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L’economia russa, non è certo un mistero, è un gioco di specchi. Dietro le rassicurazioni di Vladimir Putin, infatti, c’è un ecosistema fragile e claudicante, stretto in una morsa di inflazione e tassi di interesse alle stelle. E questo, secondo gli osservatori dell’autorevole think tank Chatham House, è una leva per l’Occidente. Perché?

Premessa. “L’economia russa sta affrontando una notevole pressione a causa degli effetti della sua guerra in Ucraina. Ciò fornisce al presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump uno strumento importante nei negoziati per porre fine alla guerra, attraverso sanzioni e politiche energetiche più aggressive. La questione è, però, se la nuova amministrazione statunitense sarà disposta a esercitare tale pressione o se Trump sia troppo propenso a perseguire l’amicizia con Mosca per isolare Pechino”.

Dunque, colpire ora la Russia sarebbe facile. Ma non è detto che per la Casa Bianca di nuovo battente bandiera repubblicana sia la strada maestra. Di sicuro, la Russia se la passa male. “L’indicazione più chiara delle difficoltà economiche che Mosca deve affrontare è il fatto che la Banca centrale russa sta attuando quella che potrebbe essere descritta come la politica monetaria più restrittiva al mondo, con tassi al 21%”, scrivono gli economisti di Chatham House. Per i quali Putin è assolutamente conscio del problema, tanto da ritenere “da tempo l’inflazione una minaccia esistenziale alla sua stessa legittimità”.

Ma c’è un altro problema, il rublo in caduta libera. “Anche la bilancia dei pagamenti della Russia è una fonte di rischio, grazie all’effetto della guerra sulle valute che la Russia riceve per le sue esportazioni. I dati dimostrano che le esportazioni della Federazione verso le economie avanzate, che pagano in valute forti, erano scese a circa il 10% del totale alla fine del 2024, da oltre il 50% all’inizio del 2022. In termini di dollari, ciò significa che il reddito della Russia in valute convertibili è sceso da quasi 300 miliardi di dollari all’anno all’inizio del 2022, ai meno di 60 miliardi di dollari di adesso”.

Di conseguenza, il rublo si è deprezzato rispetto al dollaro di oltre il 20% negli ultimi 12 mesi. A questo punto, concludono gli esperti di Chatham House, la palla sta agli Stati Uniti. “Un’opzione ovvia sarebbe che gli Usa inasprissero le sanzioni contro la Russia. Il problema non è tanto la capacità di Trump di stringere la morsa, quanto piuttosto la sua volontà di farlo”.

La Russia barcolla. E per gli Stati Uniti potrebbe essere un'opportunità. Report Chatham House

L’economia della Federazione continua a peggiorare, nonostante la finzione messa in atto dal Cremlino. Stringere ancora di più le maglie delle sanzioni potrebbe essere un’occasione per la Casa Bianca. Oppure no?

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