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Non è stata un’iniziativa isolata lo “sbarco” turco in Nord Africa ma sia un passo strutturato per avere più voce in capitolo nel mondo arabo, sia per essere soggetto protagonista nel dossier energetico. Nel mezzo le difficoltà istituzionali che proseguono in Libia, ma con la possibilità di recitare un ruolo da protagonista. La Turchia promette un’azione militare decisa in Libia: “Siamo determinati a garantire che la nostra lotta nella vasta regione che va dall’Iraq alla Siria e alla Libia finisca con la vittoria del nostro Paese e dei nostri amici, fratelli e sorelle in questi Paesi – ha detto il presidente turco Recep Tayyip Erdogan – La Turchia continuerà inoltre a difendere i propri diritti nel Mediterraneo orientale e nell’Egeo”.

Incontri e obiettivi

Sotto questa luce vanno lette le intenzioni del presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdogan che, tre giorni dopo aver ricevuto ad Ankara il primo ministro del governo di unità nazionale libico (Gun) Abdulhamid Dabaiba, fa trapelare l’intenzione di un intervento diretto nel Paese africano. Con Dabaiba, Erdogan ha messo nero su bianco le sue intenzioni nelle relazioni tra Ankara e Tripoli, sia in virtù degli ultimi sviluppi in Libia, sia della cooperazione energetica, macro tema che interessa particolarmente il presidente turco, che ha messo l’accento sul fatto che i due Paesi devono essere in stretto contatto per proteggere i loro interessi comuni nel Mediterraneo orientale. In questo senso il sostegno della Libia alla causa palestinese è collante valoriale oggettivo, in attesa di celebrare elezioni regolari in Libia.

Va inoltre annotato un altro particolare non secondario: Dbeibah è arrivato in Turchia dalla Cina, dove aveva partecipato al primo Forum economico sino-libico a Pechino, alla presenza di 84 aziende cinesi.

Cooperazione

In precedenza Erdogan aveva incontrato un altro rappresentante istituzionale del mondo libico, il governatore della Banca centrale Al Siddiq al Kabeer, mentre nelle stesse ore il membro del Consiglio presidenziale, Musa Al-Koni, aveva incontrato l’ambasciatore turco in Libia, Kenan Yilmaz, in occasione della fine del suo mandato in Libia.

Si tratta di una serie di contatti che da un lato hanno l’obiettivo di mettere in risalto la cooperazione tra i due Paesi, incentrata verso i sostegno al Consiglio presidenziale, dall’altro allargare la sfera di influenza di Ankara.

L’accordo

Risale all’agosto di quattro anni fa l’accordo siglato a Tripoli con cui la Turchia ha offerto un sostegno economico e militare all’allora Governo al-Serraj, e da quel momento il ruolo di Ankara nel Paese è lievitato sensibilmente, accanto ad una nuova infrastrutturazione, con particolare riferimento alla base militare al-Watiya e alla base navale di Kohms.

In questo senso va segnalato anche il ruolo dell’Egitto a supporto della Turchia, con un coordinamento costante tra Il Cairo e Ankara per la stabilità in Libia. “Sostengo pienamente, insieme a Sisi, l’unità e l’integrità territoriale della Libia -a ha detto recentemente Erdogan – e siamo in contatto a tutti i livelli per garantire la pace e la stabilità nel paese”. In sostanza dopo dieci anni di relazioni diplomatiche tese, Il Cairo e Ankara hanno deciso di riprendere relazioni diplomatiche proprio ripartendo dal dossier Libia, anche al fine di rilanciare le singole economie indebolite.

Cosa significa l'interesse di Erdogan per la Libia

Tre giorni dopo aver ricevuto ad Ankara il primo ministro del governo di unità nazionale libico (Gun), Abdulhamid Dabaiba, Erdogan fa trapelare l’intenzione di un intervento diretto nel Paese africano

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