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I tre messaggi che il trilaterale di Gerusalemme di ieri tra Israele, Cipro e Grecia lancia a Erdogan: ampliare la cooperazione regionale sulla base del gasdotto del Mediterraneo orientale allargandola all’Egitto (dove si svolge il Cda di Eni in queste ore); blocco di tutte le ipotesi di un oleodotto verso la Turchia per cassare le aspirazioni di Ankara di controllare le fonti energetiche della regione e il transito di gas naturale; monito di Netanyahu a tutti i paesi per rispettare le acque territoriali riconosciute a livello internazionale (quindi assist a Nicosia contro Ankara nella controversa partita per la riunificazione di Cipro).

GERUSALEMME

E’ stato un trilaterale articolato e strategico quello andato in scena ieri a Gerusalemme tra il premier Benjamin Netanyahu e i ministri degli esteri di Grecia e Cipro, Nikos Kotzias e Nikos Christodoulides (reduce da una visita ufficiale a Berlino). Il tema in agenda era il gas, lo sviluppo macroregionale dei nuovi gasdotti e l’implementazione delle nuove perforazioni, come quelle previste nella Zona economica esclusiva di Cipro e agganciate ai giacimenti Leviathan e Afrodite.

I tre players, di fatto, hanno ufficialmente aperto al quarto attore protagonista di questa nuova strategia euromediterranea sul gas, con l’ingresso del Cairo, dove si svolgerà il prossimo vertice.

Destinatario dell’incontro è la Turchia di Erdogan, che si è messa di traverso su numerosi fronti.

COOPERAZIONE

Il tema della cooperazione secondo Netanyahu è propedeutico a tutti gli altri. Tel Aviv sa benissimo che Erdogan continua a intrattenere rapporti diretti con Teheran, senza aver fatto chiarezza sul dossier Isis, come quando insiste nell’attaccare quegli stessi curdi che si sono distinti per una battaglia precisa contro gli adepti dello Stato Islamico.

Per cui intende rafforzare la cooperazione regionale sull’asse Atene-Nicosia-Tel Aviv sulla base del gasdotto Eastmed. L’allargamento mette definitivamente in gioco l’Egitto, già new player alla voce dossier idrocarburi grazie alle nuove scoperte di Eni (Noor dopo Zohr) e bersaglio degli investimenti degli americani di Apache che hanno recentemente annunciato un aumento dei denari destinati a nuovi progetti energetici.

E’la ragione per cui, da Gerusalemme, i ministri degli Esteri di Cipro e Grecia proseguono per Il Cairo per colloqui con la controparte egiziana. Il fatto che l’annuncio del viaggio fosse stato fatto mentre Christodoulides e Kotzias erano ancora a Gerusalemme significa verosimilmente che in precedenza avevano voluto discutere alcuni aspetti solo con il Primo Ministro israeliano.

ANKARA

In secondo luogo hanno voluto chiarire quale sarà lo scenario futuro su cui srotolare il “papiro” di accordi e progetti sui nuovi vettori del gas. Obiettivo è l’intemperanza turca bersagliata dai tre con un no secco all’idea di un oleodotto verso la Turchia. Uno stop che implica, di conseguenza, il non gradimento sulle aspirazioni di Ankara di controllare le fonti energetiche della regione e il relativo transito di gas naturale.

Erdogan ha in programma a breve l’inizio delle perforazioni nella parte nord di Cipro che i suoi militari hanno abusivamente occupato dal 1974 e che è gli è valso il mancato riconoscimento dell’Onu della fantomatica Repubblica turca di Cipro Nord.

Ma non è tutto, perché dopo le perforazioni nella parte occupata, vicinissimo alla Zee cipriota, il governo turco ha da sempre rivendicato la possibilità di accedere direttamente alla Zee, che è invece è stata già divisa in blocchi con procedure internazionali e assegnata a soggetti come Total, Exxon ed Eni.

Netanyahu inoltre non ha dimenticato le parole che gli ha rivolto lo scorso aprile Erdogan (“Israele è uno stato del terrore e Netanyahu è un terrorista”) circa la situazione a Gaza, che poi riverbera tutte le frizioni con Teheran e Washington.

NICOSIA

E’la ragione per cui anche Tel Aviv si schiera dalla parte di Cipro stato membro dell’Ue nella delicata controversa relativa al processo di riunificazione dell’isola, non fosse altro perché Ankara prosegue nell’avanzare richieste territoriali e marine senza alcun appiglio legislativo. Da qui il monito di Netanyahu a tutti i paesi perché rispettino “le acque territoriali riconosciute a livello internazionale”.

Sul punto si registra la volontà dell’Onu di promuovere un’altra conferenza internazionale, dopo lo stallo di quella andata in scena la scorsa primavera in Svizzera, a Cras Montana.

Lo ha annunciato a margine di un evento di OGEE (la Confindustria femminile cipriota) l’ambasciatore Andreas Mavroyiannis, il negoziatore della parte greco-cipriota. Per cui il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres indicherà a breve data e luogo per il nuovo incontro, anche se le premesse non sono incoraggianti dopo l’ennesimo annuncio-provocazione di Ankara.

Erdogan infatti è intenzionato a costruire una nuova base navale turca a Cipro nord che è un oggettivo ostacolo alle possibilità di un accordo di riunificazione.

La mossa si colloca nella stessa direzione intrapresa da Ankara nel luglio 2017, quando i negoziati si erano interrotti perché Turchia aveva rifiutato di rinunciare ai suoi diritti di intervento a Cipro e alla presenza di truppe sull’isola, dove ha 30mila soldati.

twitter@FDepalo

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