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Si è conclusa ieri sera la breve e importante visita di Papa Francesco in Lituania, Lettonia ed Estonia. Si è trattato del primo viaggio apostolico del Santo Padre nei Paesi Baltici, un confronto diretto con culture molto distanti dall’Europa occidentale, nelle quali la presenza cattolica è assai limitata.

Fin dall’arrivo a Vilnus, incontrando le autorità e la società civile, Jorge Mario Bergoglio ha fatto riferimento alla tradizione nazionale del popolo lituano, valorizzandone la forza con la quale nei secoli ha saputo tutelare e conservare la propria “anima comune”. Tale identità, infatti, si è non soltanto mantenuta integra, nonostante la violenza politica subita con le dittature, ma ha saputo aprirsi per ospitare differenze e per intessere un dialogo fecondo con altre confessioni ed altri popoli al proprio interno.

Tale osservazione ha permesso a Francesco di aprire una considerazione generale sul valore del “popolo” inteso non come soggetto chiuso ed esclusivo, ma come società viva in grado di garantire internamente modi di essere che superano il puro e semplice individualismo sociale. Il bene comune, echeggiando Benedetto XVI, è infatti radicato nel passato, nella tradizione di una comunità, ed è il salvacondotto presente per il futuro, contro ogni forma di omologazione tentata dalla logica di dominio.

Sempre a Vilnus, incontrando i giovani, il Santo Padre ha esortato a ritrovare l’autentica libertà personale, che non passa attraverso miracolistiche ambizioni solipsistiche, ma dall’incontro con Dio, vissuto attraverso la mediazione del prossimo: quel prossimo, per l’appunto, che veicola la tradizione e fa scoprire a ciascuno la propria via di accesso alla verità. “La nostra vera identità – ha ribadito Francesco – presuppone l’appartenenza ad un popolo”, l’essere parte di una nazione, sentirsi avvolti e protagonisti di una rete relazionale specifica e concreta.

Dello stesso tenore è stato anche il secondo importante Discorso che il Papa ha presentato in Lettonia. Non soltanto ogni singola persona è indissociabile dalla sua comunità, ma ogni singola comunità è legata ad altre. L’indipendenza e la libertà interculturale della Lettonia sono il segno evidente di un legame tra le persone che oltrepassa le generazioni e crea una solidarietà non esclusivamente nello spazio ma anche nel tempo, non chiusa cioè da confini statici ma aperta a nuove prospettive dinamiche.

Di qui l’importanza per i giovani di stare con gli anziani ed ascoltarli, e degli anziani di trasmettere ai giovani la propria memoria storica.
In Estonia, poi, nel consueto incontro con i ragazzi, Francesco ha sottolineato in modo particolare il bisogno di essere accompagnati, ascoltati, capiti. Il problema vero nasce, infatti, quando gli adolescenti considerano inutile rivolgersi agli adulti, edificando trincee autoreferenziali, distinte dal resto e destinate così alla sterilità nichilista. Il senso del Cristianesimo, invece, è il messaggio di Gesù che intercetta il cuore, attrae e consola, guidando il percorso personale di ciascuno verso una sempre maggiore maturità, autonomia e fiducia.

L’amore di Dio rompe, insomma, le catene del soggettivismo, scardina le pretese smodate dell’individualismo, rigenera dall’interno la persona, collegandola ad un senso più esteso ed alto della vita, invitando ad un’appartenenza coinvolta verso l’altro che si traduce quindi in generosità, in perdono e in comprensione reciproca.

Queste parole di Bergoglio, che vale la pena leggere per intero, sono piene di significati nascosti, evidenziando come il Cristianesimo non sia una semplicistica religiosità culturale, ma un nesso articolato, complesso e profondo di trascendenza e immanenza, di divina umanità e umanità redenta.
La lotta per il bene, in definitiva, non può mai evitare il dolore ed escludere la Croce, un’abdicazione alla pretesa del potere umano di poter disporre bene di tutto, di essere infallibile, di credere unicamente a se stesso e alle proprie ambizioni temporanee, scoprendo invece la forza interiore e comunitaria del servizio e della carità permanente verso il prossimo che realizza pienamente l’umanità della persona.

Una meditazione suggestiva ed esigente, quella che Papa Francesco ha lasciato nei Paesi Baltici, la quale porta al cuore del suo Magistero, dando luce sul bisogno universale di spiritualità, nascosto in ogni essere umano, e sul valore della condivisione reciproca, la quale può essere vissuta, all’interno della propria comunità, solo da un anima costantemente liberata nell’amore dalla verità eterna.

papa francesco, sinodo

Il viaggio baltico di Papa Francesco nel cuore del Magistero

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