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Nel rapporto annuale “Top Risks 2025”, Eurasia Group evidenzia una serie di minacce che definiranno il panorama geopolitico ed economico nei prossimi mesi. Tra questi, spiccano i primi tre rischi: il “G-Zero”, il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca e il deterioramento delle relazioni tra Stati Uniti-Cina. Ecco un’analisi approfondita e i possibili riflessi per l’Italia.

Primo: il “G-Zero” vince

Il rischio più grande del 2025 è il consolidamento di un mondo “G-Zero2, caratterizzato dall’assenza di una leadership globale capace di gestire le sfide comuni. Le istituzioni internazionali, come il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite o il Fondo monetario internazionale, sono ormai inadeguate a rappresentare l’equilibrio di potere attuale. Questo vuoto di governance apre la strada a instabilità geopolitica, conflitti accidentali e un potenziale collasso dell’ordine mondiale. In Europa, la Germania e la Francia attraversano crisi politiche interne, mentre l’Italia si distingue per una certa stabilità, guidata dal governo di Giorgia Meloni. Tuttavia, la capacità dell’Italia di influenzare il contesto globale resta limitata, anche se il Paese potrebbe trarre vantaggio dal rilancio di un approccio multipolare e dalla sua tradizionale diplomazia di equilibrio.

Secondo: il ritorno di Trump

Trump si prepara a un secondo mandato che sarà diverso dal primo: più organizzato, più polarizzante e con un controllo consolidato sul Partito Repubblicano. La sua agenda “America First” includerà nuovi dazi, tagli alla burocrazia federale e una stretta sull’immigrazione. Queste politiche rischiano di destabilizzare ulteriormente l’economia globale, con un impatto negativo su investimenti e commercio. Per l’Italia, la “Rule of Don” rappresenta una sfida ma anche un’opportunità. Da un lato, un inasprimento delle politiche commerciali potrebbe danneggiare l’export italiano, specialmente nel settore automobilistico e agroalimentare. Dall’altro, la posizione di Meloni, vicina all’amministrazione Trump, potrebbe facilitare un dialogo bilaterale e creare spazi per la cooperazione economica e politica.

Terzo: le tensioni tra Washington e Pechino

La terza minaccia è il deterioramento delle relazioni tra Stati Uniti e Cina, alimentato da tariffe punitive e una crescente competizione tecnologica. La decoupling non gestita tra le due principali economie globali rischia di frammentare le catene di approvvigionamento e aumentare i costi per le imprese e i consumatori di tutto il mondo. L’Italia, con la sua storica apertura commerciale e il dialogo con Pechino, potrebbe subire contraccolpi significativi. Le tensioni Stati Uniti-Cina metteranno alla prova la capacità italiana di mantenere relazioni equilibrate con entrambe le potenze, specialmente in settori strategici come l’automotive e le infrastrutture tecnologiche.

Gli altri rischi globali

Il rapporto identifica altri sette rischi principali. Quarto, trumponomics: le politiche economiche di Trump potrebbero aumentare l’inflazione e rallentare la crescita. Quinto, Russia ancora “canaglia”: nonostante una possibile tregua in Ucraina, Mosca continuerà a destabilizzare l’Europa orientale. Sesto, Iran in difficoltà: il regime iraniano è sempre più isolato e vulnerabile, aumentando il rischio di escalation in Medio Oriente. Settimo, politiche economiche protezionistiche: la frammentazione economica globale potrebbe approfondirsi, con conseguenze negative per i Paesi esportatori come l’Italia. Ottavo, intelligenza artificiale senza controllo: l’accelerazione dello sviluppo dell’intelligenza artificiale potrebbe sfuggire al controllo dei governi, generando nuovi rischi per la sicurezza e l’occupazione. Nono, spazi non governati: il vuoto di potere in aree come l’Africa sub-sahariana e l’Artico crea terreno fertile per conflitti e migrazioni. Decimo, Messico “allo stallo”: le tensioni tra Stati Uniti e Messico potrebbero aggravare la crisi migratoria e influire sul commercio regionale.

L’Italia di Meloni nel G-Zero. Cosa dice il report 2025 di Eurasia

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