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I bravi imprenditori esistono e perché no, anche i bravi manager. A precise condizioni però. Quali? Sincerità, coinvolgimento democratico e azione sono i tre elementi che distinguono i manager italiani, osservati questa mattina alla Stampa estera nell’ambito della ricerca Bravi Manager Bravi promossa da Federmanager e realizzata da The European House Ambrosetti. Intesa come trasparenza, la sincerità rappresenta la propensione dei manager verso la condivisione delle informazioni, comune all’81% degli intervistati. Il coinvolgimento democratico è il secondo valore guida. Il 72% del campione ritiene che la leadership debba essere esercitata in modo democratico: per il 42% il processo decisionale deve avvenire mediante la consultazione allargata tra tutte le forze in campo mentre il 30% preferisce modalità di leadership a rotazione.

Infine, si legge nella ricerca Federmanager-The European House Ambrosetti, l’azione come elemento di efficacia: quasi la metà dei manager (47%) mostra un forte orientamento al problem solving e all’ottimizzazione delle risorse. A questi si aggiunge un 21% che identifica il proprio ruolo nel fare piuttosto che nell’essere qualcuno. Se questi sono i 3 valori guida del bravo manager come persona, l’efficacia e lo spirito imprenditoriale sono le due qualità riconosciute al manager dal punto di vista delle competenze tecniche.

Infatti, su 7 macro-competenze mappate emerge che l’eccellenza operativa, come capacità di snellire i processi e l’organizzazione per dare risposte veloci ai cambiamenti, è per i manager la prima macro-competenza sia per importanza sia per adozione, con un valore assegnato su scala 1-10 rispettivamente di 8.2 e di 7.4 punti.
Al secondo posto, con un punteggio di 7.8 in termini di importanza e di 7.3 in termini di adozione, l’imprenditorialità, che si esprime, in particolare, nella decisionalità veloce e tempestiva e che riflette una forte iniziativa personale.

“Questo studio ci ha confermato la propensione dei nostri colleghi a prendere decisioni in tempi rapidi e la voglia di innovare. Ma abbiamo scoperto anche un’attenzione particolare a valori di responsabilità e trasparenza, condivisione e comunicazione che indicano che nel futuro il manager sarà sempre più un leader e sempre meno un capo” spiega il presidente Federmanager, Stefano Cuzzilla. “La capacità di snellire i processi e di organizzare il lavoro esercitando una leadership diffusa farà sempre più la differenza in un contesto produttivo che sta affrontando trasformazioni epocali legate all’avvento delle nuove tecnologie. Le imprese che si dotano di manager con queste competenze non solo innovano i modelli di business ma sono anche più competitive sul mercato”.

Dalla ricerca emerge infine un altro spaccato dell’impresa italiana, vista con gli occhi dei manager. Il fatto cioè che in sette imprese familiari su dieci l’intero management è espressione della famiglia, una quota superiore a quella di paesi come la Germania, la Francia e il Regno Unito. La ricerca segnala che questa scarsa managerializzazione si traduce in poca meritocrazia e in un freno all’adozione di processi produttivi performanti, all’innovazione e alla modernizzazione del Paese. Anche per questo in Italia, nell’ultimo decennio, la crescita cumulata della produttività avrebbe teso allo zero.

Il bravo dirigente esiste. Ecco l'identikit di Federmanager

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