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Il presidente americano Donald Trump non dovrebbe fidarsi troppo della “mano tesa” di Vladimir Putin su un dossier delicato come il Russiagate.
Tra le tante critiche riservate alla Casa Bianca dopo il discusso incontro di oggi a Helsinki tra i due capi di Stato, uno dei più autorevoli (e costruttivi) suggerimenti sul tema è senz’altro quello giunto da Chris Painter. L’ex responsabile della cyber diplomacy americana – un incarico che l’ex segretario di Stato Rex Tillerson ha eliminato poco dopo il suo insediamento – esprime grande scetticismo su una possibile collaborazione tra Washington e Mosca per venire a capo della situazione.

IL COMMENTO DI PAINTER

“Putin”, ha twittato Painter, uno dei più ascoltati esperti del settore a livello internazionale, “evoca il trattato di assistenza giudiziaria reciproca tra Stati Uniti e Russia e suggerisce a Mueller (il procuratore generale che conduce l’inchiesta sul Russiagate, ndr) di usarlo per chiedere di indagare e interrogare i testimoni (la Russia può interrogare la parte statunitense). La mia esperienza con […] la Russia sul cyber non è stata così positiva”. Inoltre, in nessun modo sarebbe possibile investigare su “atti sponsorizzati dallo stato”.

LA SINTONIA TRA TRUMP E PUTIN

Quel che deciderà di fare Trump, naturalmente, è tutto da vedere, sebbene le reazioni negli Stati Uniti non siano mancate.
Da parte sua, Putin ha ribadito che “la Russia non ha mai interferito e mai lo farà negli affari interni americani, compresi i processi elettorali”. E su questo dossier, il presidente americano ha sottolineato: “Il presidente Putin è stato estremamente fermo e deciso nel negarlo. Non vedo perché avrebbe dovuto farlo” ha dichiarato Trump. “Nulla è stato provato”, ha sottolineato, criticando l’inchiesta in corso.
Alla domanda di un giornalista (“Lei crede a Putin o all’intelligence statunitense?”), Trump ha risposto: “Ho grande fiducia nella mia intelligence”, ma Putin “è stato estremamente deciso e potente nel negare” l’ingerenza russa. “Ho fiducia in entrambe le parti” ha aggiunto.

LE CRITICHE BIPARTISAN

Parole, quelle di Trump, che sono risultate però sufficientemente contraddittorie da scatenare le critiche di politici repubblicani e democratici, cronisti e commentatori, e persino dell’ex capo della Cia, John Brennan.

IL TIMORE DEGLI APPARATI DI SICUREZZA

Proprio ieri il direttore della National Intelligence Dan Coats aveva definito massima l’allerta sulle intrusioni informatiche di Mosca (“Fu nei mesi precedenti all’11 settembre che, stando all’allora direttore della Cia George Tenet, il sistema lampeggiò rosso. E quasi due decenni dopo, sono qui a dirvi che l’allarme rosso lampeggia nuovamente”. Mentre una manciata di giorni prima si era registrato un avanzamento decisivo nell’inchiesta sul Russiagate, con l’accusa formale rivolta dal gran giurì a 12 agenti dell’intelligence russa per i furti informatici ai danni del Partito democratico.​

Russiagate, Putin tende la mano (ma Trump non dovrebbe fidarsi)

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