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Non accenna a diminuire la tensione sul fronte libico in cui si fronteggiano, a suon di accesi dibattiti, incomprensioni e confusione, tutti gli attori che vi gravitano intorno. L’Italia, partner privilegiato del Paese, allo stesso tempo accusa e colpisce, mantenendo saldo il timone di una situazione che, in ogni caso, la vede come una dei protagonisti principali. E, insieme al tema migranti, tra i dossier che incendiano la politica estera italiana si fa riferimento sia alla delicata situazione in corso nella Mezzaluna petrolifera, sia alla polemica scaturita dalle dichiarazioni che il ministro della Difesa italiano ha pronunciato in una conversazione telefonica con la sua omologa francese.

TENSIONE SUL PETROLIO

Anche nella Mezzaluna la risoluzione del blocco petrolifero da parte della Noc di Tripoli sembra lontana. Mentre il presidente della Noc Mustafa Sanallah, ha chiesto alle Nazioni Unite l’imposizione di sanzioni nei confronti di 48 persone legate al generale Haftar, anche il governo del Qatar ha espresso la sua preoccupazione per la situazione che con il passare dei giorni si aggrava sempre di più. Le perdite, infatti, stanno raggiungendo il milione circa di barili giornalieri con un conseguente sempre maggior isolamento dell’esercito di Khalifa Haftar in Cirenaica.

In una nota, infatti, il ministero degli Esteri qatariota ha fatto sapere che “appropriarsi dei terminal di petrolio che sono di tutti i libici, senza distinzione tra fazioni e tribù, e porli sotto il controllo di una parte politica ostacola ogni possibilità di arrivare ad una riconciliazione nazionale”.

E se, per ora, in Italia, l’impatto della questione non si risentirà molto, resta comunque la preoccupazione per un settore come quello del gas, che anche se finora era stato immune, potrebbe vivere il futuro nella regione in modo preoccupante. L’impatto su realtà italiane, come per esempio l’Eni, infatti rimane marginale in primo luogo perché la maggior parte degli impianti si trovano nella parte occidentale e non in Cirenaica. In secondo luogo, poi, perché, razionalmente, dove c’è una diminuzione della produzione, c’è anche l’aumento del prezzo e dunque la perdita non sarà gravosa.

CORTO CIRCUITO DIFESA-FARNESINA

Il ministro italiano, nella telefonata antecedente al Consiglio europeo, sottolineava come la “leadership” della Libia fosse un’esclusiva dell’Italia. Parole mal interpretate dai media e che sono state, poi, smentite dall’ambasciatore italiano a Tripoli. Il diplomatico, infatti, ha voluto precisare come il ministro intendesse invece dire che il dossier Libia è una “priorità” italiana e non un “possedimento”. Dunque, la situazione libica pone allo scoperto una disarmonia interna del governo italiano, evidenziata sia dalle dichiarazioni provenienti dalla Difesa, sia dalla risposta dell’ambasciata italiana a Tripoli.

“Non credo né che la dichiarazione del ministro possa influire sui nostri rapporti con la Libia, né che la smentita dell’ambasciata a Tripoli possa rafforzare la posizione francese. Lavoriamo in quel Paese da tanto tempo, abbiamo la fiducia degli attori locali e il lavoro da fare è quello di continuare a mantenere vivi questi rapporti e di implementarli”, ha dichiarato a Formiche.net l’esperta di Libia Michela Mercuri.

Dunque la Farnesina “ha preferito ribadire il rapporto privilegiato che c’è tra l’Italia e la Libia, rappresentato anche dal fatto che l’ambasciata a Tripoli rappresenta l’unico punto di contatto occidentale con l’ambasciata e con il consolato a Bengasi”, ha sottolineato Mercuri. In sostanza “non c’è una posizione di forza tra Italia e Libia quanto piuttosto un lavoro di collaborazione. Collaborazione fondamentale per continuare a gestire in maniera pacifica la complessa rete di rapporti instaurata con le tribù”, ha concluso.

Intanto, comunque, come riferito dall’ambasciatore Giuseppe Perrone, la task force italiana a Tripoli ha iniziato l’attuazione del piano per il rafforzamento delle capacità libiche nei salvataggi, nel monitoraggio delle frontiere del sud del Paese, insieme all’accelerazione di rimpatri, ricollocamenti e miglioramento dei centri.

libia tripoli russia

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