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Sono passate poco più di 48 da quando è calato il sipario sul G7 delle Finanze, a Stresa. E allora, a mente fredda, è tempo di bilanci. I progressi, inutile negarlo, ci sono stati. Dal summit sul Lago Maggiore, per esempio, è uscita una conclamata convergenza verso un maggior contrasto da parte dei Grandi della Terra alla concorrenza sleale cinese. E anche sul fronte degli asset russi, da utilizzare per sostenere l’Ucraina, ci sono stati dei passi in avanti, seppur il vero problema, quello legale, non sia stato risolto.

Finita nelle sabbie mobili, invece, la global tax, uscita monca perché priva dell’accordo politico sul primo pilastro, così come è stata affossata la proposta della presidenza brasiliana al G20 per un’imposta sui grandi patrimoni. Infine, i tassi, su cui invece i banchieri centrali accorsi a Stresa sembrano ormai convergere del tutto. Molto probabile, dunque, che a giugno la Bce dia la prima sforbiciata. Formiche.net ha chiesto una lettura del G7 ad Angelo De Mattia, economista con un lungo passato ai vertici di Bankitalia.

“Partendo dalla questione dei beni russi, vorrei far notare un particolare: l’accordo politico che può portare alla monetizzazione degli asset, con la realizzazione di uno strumento in grado di mettere a frutto gli interessi sui beni, ha incontrato una qualche forma di prudenza da parte del ministro Giorgetti. E questo perché, qualunque strumento messo a terra, non sarà del tutto sicuro”, premette De Mattia. “Il motivo è presto spiegato. Escludo che si possano confiscare tutti i 300 miliardi, sarebbe contrario ai principi del diritto internazionale e aprirebbe la strada a una serie di controversie, mettendo a rischio la stessa stabilità della moneta. Molte delle remore sono legate proprio a questi aspetti”.

Secondo De Mattia, dunque, dal G7 “è emersa una giusta prudenza. Tra poco più di due settimane, a Borgo Egnazia, i capi di Stato e di governo dovranno essere ben consapevoli dei possibili effetti collaterali di una simile operazione. Qualora vengano confiscati tutti gli asset, la Russia potrebbe tentare di far valere i suoi diritti presso i tribunali internazionali, facendo leva sulla violazione del diritto internazionale. Questo rende, per esempio, i bond emessi proprio per finanziare l’Ucraina con i proventi dei beni russi, non sicuri al 100%. Perché se la Russia riuscisse a far valere le sue ragioni, l’intera operazione verrebbe meno. E poi, quale investitore potrebbe sottoscrivere un’obbligazione che un domani potrebbe valere zero in caso di esito legale favorevole a Mosca? Per questo i dubbi emersi dal G7 hanno una loro fondatezza”.

De Mattia poi sposta il suo ragionamento sui tassi. “Abbiamo letto di una sostanziale convergenza dei banchieri centrali su un taglio dei tassi a giugno. Vero, ma non definirei tutto questo un successo. Veniamo da quattro mesi in cui continuiamo a dirci che i tassi dovranno scendere. E alla fine scenderanno, ma dello 0,25% verosimilmente, tra qualche settimana. Onestamente mi sembra un po’ troppo parlare di successo, ricordiamoci che già a febbraio Panetta spiegava che le condizioni per un taglio dei tassi erano mature. Dopo quattro mesi siamo ancora qui. E poi, diciamo la verità. A Stresa c’era anche la presidente della Bce, Christine Lagarde, che non ha praticamente detto nulla. Questo per dire che un conto sono le volontà politiche, un conto le decisioni di politica monetaria, che spettano alla Bce la quale, va detto, è un organo terzo rispetto al G7. Quindi, la politica monetaria è qualcosa che va per conto suo rispetto a quello che viene deciso al G7. Per questo parlare di successo sui tassi, mi pare troppo”.

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