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Giornalisticamente è stato un colpo da maestri. Di cui andare fieri. E, invece, non funziona sempre tutto secondo questa logica. Specie quando si parla di conflitto in Ucraina, delle implicazioni politiche e geopolitiche che ne derivano.

Ci riferiamo all’affaire Battistini-Traini che, dalla loro, hanno la “colpa” di essere stati i primi a raccontare gli ucraini a Kursk. Apriti cielo. La levata di scudi dei putiniani in salsa nostrana non si è fatta attendere troppo. Anzi, lo zelo è stato fulmineo.

Il primo a indignarsi è stato il capogruppo pentastellato in Commissione di Vigilanza Rai, Dario Carotenuto. “Considerato il tenore del reportage mandato in onda dal Tg1 chiaramente favorevole all’operato delle forze ucraine – ha detto il grillino – presenteremo in Vigilanza Rai un’interrogazione ai vertici dell’azienda per sapere se da parte dei militari di Kiev vi siano state limitazioni al pieno esercizio della libertà di cronaca dei reporter italiani”.

Di tutt’altro tenore sono invece le prese di posizione del dem Filippo Sensi e della parlamentare di Italia Viva, Maria Elena Boschi. “Non capisco cosa stia aspettando il governo italiano, la Farnesina a convocare immediatamente l’ambasciatore russo per la intimidazione inaccettabile nei confronti di Stefania Battistini e Simone Traini. Non capisco questi ritardi, queste ritrosie. Inaccettabile”, è la posizione che l’esponente del Pd prende su X.

L’ex ministra, invece, solleva più di un dubbio sull’atteggiamento dell’azienda che, a fronte dell’apertura di un procedimento penale annunciato dall’Fsb russo a carico della giornalista e dell’operatore, ha deciso di richiamarli in Italia per “garantire sicurezza e tutela personale”, ha detto l’amministratore delegato Rai, Roberto Sergio.

“Con la scelta di richiamare Battistini in Italia sembra che l’azienda anziché pensare alla libertà di stampa, all’importanza di dare notizie, al dovere di informare cittadine e cittadini, metta quasi in atto una punizione all’inviata per aver fatto il suo lavoro al meglio”, dice Boschi, che fra l’altro è vicepresidente della commissione di Vigilanza Rai.

Una posizione un po’ donabbondiana, quella della Rai. Ma non è sempre stato così.

A proposito di giornalisti richiamati da Mosca ma in questo caso per simpatie verso lo zar, ricordiamo il caso del corrispondente Marc Innaro (trasferito al Cairo nel luglio 2022) che venne inserito nella lista dei giornalisti filo-putinisti assieme ad altri tra cui Corrado Augias e Sigfrido Ranucci. All’epoca, nel ruolo di amministratore delegato dell’azienda sedeva Carlo Fuortes.

Va segnalato, comunque, che sul profilo X di Battistini sono arrivate moltissime manifestazioni di solidarietà a partire da diversi colleghi giornalisti. Ora, vedremo quale sarà la risposta della politica.

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