Skip to main content

Cipro ha permesso a Israele di utilizzare i suoi aeroporti e le sue basi per esercitazioni militari e Hezbollah potrebbe considerarla “parte della guerra” e colpirla? Questa svolta diplomatica di Cipro verso gli Stati Uniti e Israele quali conseguenze ha prodotto a livello mediorientale? E ancora, perché le decisioni (legittime) di uno stato sovrano, tra l’altro membro dell’Ue, dovrebbero essere oggetto di una così forte attenzione da parte dell’organizzazione paramilitare islamista?

Qui Nicosia

Appare di tutta evidenza come, all’indomani del folle attacco contro Israele, la geografia di alleanze e partnership soprattutto nel Mediterraneo è mutata sensibilmente. Il peso specifico di Cipro è stato oggettivo sin dall’inizio della guerra a Gaza, tra l’altro si sono svolte anche una serie di esercitazioni militari congiunte cipriote-israeliane, tra cui almeno una in cui le truppe dell’Idf avrebbero simulato un’invasione del Libano, date le somiglianze tra i due territori. Ma poca attenzione viene riservata al corridoio umanitario di Amalthea verso Gaza che rappresenta un gesto distensivo, non solo di Nicosia ma dell’intero ventaglio di alleanze. Nel mezzo, la possibilità che i legami di Cipro con i suoi vicini arabi si siano inaspriti a causa delle scelte post Gaza.

Per tutte queste ragioni il governo cipriota, in stretto collegamento con Washington e Tel Aviv, pur preoccupato dai rischi di una postura simile, teme l’impatto di questa vicenda anche sul proprio turismo, che in questo periodo rappresenta una voce significativa del pil.

Qui Hezbollah

Alcuni analisti si spingono a sostenere che Nasrallah intenda effettuare pressioni su Cipro, affinché eserciti un’influenza sugli inglesi, per non usare le basi britanniche a sostegno di Israele, ma si tratta di una circostanza oggettivamente inverosimile da immaginare, prima che da attuare. Altri ritengono che le minacce di Hezbollah siano dirette esclusivamente contro gli inglesi, ma cosa accadrebbe se Israele lanciasse attacchi da Cipro al Libano? Al momento Libano e Hezbollah rappresentano due obiettivi dichiarati di Israele, passaggio che porta in grembo il ragionamento sulla valutazione di quanto Nicosia si intimorita per gli strali di Nasrallah. Il governo cipriota ufficialmente spiega che la minaccia sia infondata: “Cipro non è coinvolta in alcun conflitto. Non ha fatto nulla di spiacevole e inoltre sta contribuendo agli sforzi umanitari”.

Scenari

La premessa analitica è che Cipro e Israele vantano una cooperazione strategica da anni. Per cui due sono gli elementi da tenere in considerazione: Hezbollah dispone di un considerevole arsenale fornito da Teheran che può minacciare l’esercito israeliano, via Cipro (tra cui i droni, missili antinave, balistici e da crociera). In secondo luogo Hezbollah potrebbe usare Cipro come anticamera per minacciare la Grecia. Le relazioni tra gli Stati Uniti e Cipro da tempo hanno raggiunto il loro livello più alto, come dimostra il centro di formazione e sicurezza costruito dagli Usa sull’isola. Ma non c’è solo la guerra a tenere banco, l’isola da un decennio ha un peso specifico preciso che si ritrova alla voce energia.

Prima che vi fosse la crisi di Gaza data dall’attacco del 7 ottobre scorso, Cipro, Israele, Grecia e Usa erano in procinto di assumere una decisione definitiva sullo sfruttamento dei giacimenti di gas presenti nel Mediterraneo orientale e al contempo Nicosia stava negoziando l’acquisizione di carri armati israeliani Merkava Mark III e del noto sistema di difesa aerea israeliano Iron Dome.

Perché l'alleanza Israele-Cipro toglie il sonno a Hezbollah

Prima che vi fosse la crisi di Gaza data dall’attacco del 7 ottobre scorso, Cipro, Israele, Grecia e Usa erano in procinto di assumere una decisione definitiva sullo sfruttamento dei giacimenti di gas presenti nel Mediterraneo orientale e al contempo Nicosia stava negoziando l’acquisizione di carri armati israeliani Merkava Mark III e del noto sistema di difesa aerea israeliano Iron Dome

Dopo il voto una certezza, la Francia frammentata. Gli scenari di Tzogopoulos

In palio 577 seggi all’Assemblea nazionale. Da un lato il volto della destra di Rassemblement national, Jordan Bardella, dall’altro il Nuovo fronte popolare che raggruppa il centrosinistra. George Tzogopoulos, analista dell’Istituto Europeo di Nizza: “Nel complesso mi aspetto una maggiore frammentazione nel panorama politico francese”

Cultura della sicurezza, ponte tra istituzioni e cittadini. Il libro di Strozzi

In Italia, dove l’intelligence è spesso vista con sospetto, questo volume rappresenta un passo significativo verso una maggiore consapevolezza e comprensione del ruolo cruciale della sicurezza nazionale. Per questo, la speranza è che venga letto anche dai non addetti ai lavori

L'Occidente in crisi, non ci resta che la Chiesa sinodale. Il commento di Cristiano

La via sinodale non riversa sul papa ogni decisione, ogni responsabilità, come facciamo noi oggi coi leader (si tratti di Trump, di Biden, di Giorgia o di Macron). Costruisce la scelta di capirsi dal basso, dai territori, con l’ascolto. Non c’è un’altra via per tornare ad agire non in base alle paure, ma insieme. La riflessione di Riccardo Cristiano

Un leader dell’Is ucciso in Siria. Dopo dieci anni il Califfato non fa più notizia?

L’eliminazione di un leader dell’Is ha trovato poco spazio nei media mainstream, ma la sua storia ci ricorda che dieci anni dopo la proclamazione del Califfato, il terrorismo baghdadista è ancora vivo

Stallo o nuova crisi? Su Serbia e Kosovo l'Ue non può aspettare

Tra i due Paesi in eterno conflitto non potrà che esserci un lavoro diplomatico che si basi sugli accordi di Ocrida, finora l’unico protocollo concreto e tarato su esigenze e aspettative, ma il successore di Borrell dovrebbe avere chiaro in mente cosa fare già da oggi. L’alternativa è foraggiare lo status quo, che porta vantaggi a soggetti esterni come Russia e Cina

La Cina si insinua in Ue con la collaborazione universitaria. Ecco come

Enti universitari cinesi molto vicini agli apparati della difesa parteciperebbero a progetti di ricerca finanziati dall’Unione europea, traendone un certo vantaggio. E se da una parte Bruxelles vuole evitarlo, dall’altra c’è un certo margine di tolleranza

Mosca-Pyongyang. L'asse dei satrapi preoccupa Nato e Cina

Russia e Corea del Nord preoccupano sia l’Occidente (e i like-minded come Seul e Tokyo) sia la Cina. L’allineamento è un problema per l’Ucraina e per la stabilità dell’Indo Pacifico

Iran, sarà il ballottaggio a decidere tra il conservatore Jalili e Pezeshkian

Sarà il ballottaggio a decidere il prossimo presidente iraniano. Nonostante la bassa affluenza, il moderato Pezeshkian è in vantaggio sul conservatore Jalili, erede designato del defunto presidente Raisi

Gli effetti su Kyiv delle svolte a Parigi, Washington e alla Nato. L'analisi di D'Anna

In pochi mesi lo scenario del conflitto in Ucraina potrebbe subire notevoli cambiamenti. E per la prima volta dall’inizio dell’invasione russa, gli stravolgimenti della situazione non dipenderebbero da Putin ma paradossalmente dal sistema democratico occidentale. L’analisi di Gianfranco D’Anna

×

Iscriviti alla newsletter