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Ormai mancano pochi giorni alla nascita del governo Lega-5Stelle. Si tratta di un tipo di maggioranza politica che non ha precedenti storici. Molto si sta scrivendo su questo esperimento, anche se, a mio avviso, ancora è sfuggita alle analisi la vera natura filosofica che si nasconde al di sotto delle parole. Prima dell’avvento del mondo moderno, prima della Rivoluzione francese, la politica non aveva ancora scoperto la possibilità della democrazia. L’incubazione filosofica però era già stata progettata. Jean-Jacques Rousseau, nel Contratto sociale, aveva contrapposto ai rapporti di forza, presenti per natura nella società, un tipo di sovranità nuova, retta sulla volontà generale. Solo con le violenze rivoluzionarie del 1789 questa idea è divenuta realtà in Francia e poi in tutta Europa.

Da allora, non soltanto a Parigi, la dualità radicale della politica è divenuta quella che separa coloro che ritengono che il potere sia fondato sulla realtà dei popoli e delle loro tradizioni, e coloro che invece fanno dipendere il potere dalla volontà dei cittadini. Per capire questo è sufficiente pensare alla dittatura di Napoleone Bonaparte, piena attuazione della volontà dittatoriale, e il Congresso di Vienna, restaurazione delle monarchie legittime. Successivamente molte trasformazioni sono avvenute, specialmente con la lenta e progressiva introduzione della democrazia elettiva, prima parziale e poi universale. La dualità è tornata però dirompente, quando le istituzioni liberali hanno ricevuto, agli inizi del ‘900, una contestazione forte da sinistra e da destra. La Rivoluzione bolscevica è stata la piena attuazione in Unione Sovietica della democrazia volontarista totalitaria comunista. Nell’Europa occidentale la reazione è stata la nascita degli autoritarismi nazifascisti, che concepivano, in modo diverso, se stessi come democrazie autoritarie e razziste, basate sull’immutabilità sovrana della nazione e della gerarchia.

Tommaso d’Aquino, nel XIII secolo, aveva già colto l’origine teologica di questa dualità. Parlando del ‘politico’ aveva riconosciuto che la potenza può essere distinta in due definizioni: il potere come forma, il potere come volontà. Ovviamente i tempi cambiano, la storia evolve, le sensibilità politiche si modificano. Tuttavia, la distinzione tra essere e volontà, tra forma e operazione, tra conservazione e rivoluzione resta permanente. Anche perché essa riguarda l’uomo, ossia il privilegio che si dà alla natura comunitaria particolare e permanente della società, oppure al carattere volontario e auto attuativo delle collettività. Oggi siamo davanti al contratto tra Lega e M5Stelle: una novità, come si diceva. Ciò nondimeno, se ben si riflette, la dualità tra democrazia come forma identitaria e democrazia come volontà plebiscitaria è perfettamente presente tra le righe delle quaranta pagine dell’accordo, ed è esattamente la riproposizione dell’originario dualismo che caratterizza da sempre la definizione occidentale del potere. Il governo Lega-5Stelle è, dunque, un compromesso storico.

Non però tra democrazia e socialismo, come voleva essere quello di Moro e Berlinguer, ma tra potere e volontà. La Lega punta a valorizzare l’identità immutabile della sovranità nazionale, i 5 Stelle il carattere diretto e volontario della democrazia rivoluzionaria. Ciò che accomuna entrambi è una visione totale dello Stato. Quindi una concezione politicamente pura del potere, poco riconducibile a categorie provenienti dal liberalismo, ma perfettamente iscritte al novero della democrazia.

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Lega e 5 Stelle ovvero il compromesso storico tra potere e volontà

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