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Le europee e le amministrative hanno dato un minimo segno di vitalità del Pd, ma ora al di là dell’antimelonismo occorre riempire di contenuti questo periodo per attraversare il mare: di qui alle prossime politiche servirà una visione. Lo dice a proposito del Pd reduce dalle amministrative e dalle europee Paolo Franchi, giornalista, scrittore, editorialista del Corriere della Sera e autore per Marsilio del libro “L’irregolare-biografia di Gianni De Michelis”.

Amministrative, dopo le europee: ci sono affinità rispetto ai proclami post vittoria in Sardegna?

Da un certo punto di vista sì, nel senso che la situazione nel cosiddetto campo progressista resta contraddittoria e i problemi non sono certo diminuiti. Ma in realtà qualcosa di nuovo, pur tenendo conto del forte astensionismo, si sta muovendo. Faccio degli esempi anche se si tratta di situazioni locali legate a personaggi locali. A Bari al secondo turno il candidato del centrosinistra ha preso il voto di una parte, almeno, del voto grillino, lì dove la rottura era stata più selvaggia anche per il terreno sul quale era maturata. A Firenze si vede che Renzi comincia a essere uno che non conta più, se non molto poco. Insomma, sono segni diciamo tutti parziali e tutti da studiare ma che esistono.

Francesco Boccia, capogruppo al Senato del Pd, ha detto che è iniziata la rincorsa del Pd al governo nazionale. È così?

Come si diceva quand’ero piccolo, “calma compagni”. Era il tempo in cui si facevano analisi e riflessioni. Sa cosa mi ha colpito più di tutto? Il fatto che le percentuali non corrispondono ai numeri. Ovvero, rispetto alle politiche, FdI alle europee ha perso voti mentre il Pd li ha guadagnati. Certo, sono calati i votanti ma i numeri vanno analizzati anche al dà delle percentuali e non c’è stata la debacle della segretaria, anzi, è andata bene.

Come prosegue il lavoro della segreteria di Schlein da oggi, verosimilmente, alle prossime politiche visto che probabilmente non si voterà prima del 2027?

È un’opportunità che non si voti prima, ma a patto che si voglia costruire un progetto. L’assenza di altre elezioni per tre anno lo considero un elemento positivo per chi ha voglia di lavorare. Ma non sottovaluterei che andiamo incontro a mesi e forse ad anni caratterizzati da una lotta internazionale che condizionerà al massimo la politica. L’elemento della pace e della guerra non è un elemento secondario, ma colossale. Aggiungo le situazioni in essere tanto in Francia quanto in Germania, che condizioneranno in qualche modo la vicenda politica italiana senza dimenticare le elezioni americane. Pensiamo davvero che in caso di vittoria di Trump tutti i vari soggetti europei, compresa la Meloni, si muoveranno esattamente come oggi? Per cui tornando al Pd ecco che giunge una lezioncina piccina piccina: c’è un segnale di esistenza del partito, che può smuovere in senso positivo l’elettorato. Poi, se questo segnale sia centrato o sbagliato sarà tutto da vedere, ma il paziente almeno respira e c’è il battito del cuore. Noi abbiamo una memoria cortissima e dimentichiamo che la Spd sta crollando, così come i socialisti francesi.

Fino ad oggi la caratteristica del Pd di Schlein è stato l’antimelonismo. Come potrà la segretaria intestarsi una battaglia concreta, così come fu il jobs act per Renzi, che sia traccia identitaria della politica e della segreteria di qui al 2027? Il salario minimo oppure l’Ilva, ad esempio?

Tutto dipende dalla platea a cui ci si rivolge. La battaglia sul salario minimo, pur essendo una mossa propagandistica, è stato un piccolo segno nella direzione del grande tema del lavoro. Tra i diritti sociali e i diritti civili servirebbero delle politiche basate su punti forti identificabili, perché io resto del parere che l’elemento scatenante di questa avanzata europea delle destre sia la radicalità di temi come l’immigrazione e la sicurezza. E quando dico la sicurezza intendo la sicurezza della vita quotidiana delle persone: diciamolo chiaramente, è stato di recente in Francia il vero tema. Per cui occorrerebbe presentarsi con delle indicazioni realistiche e al tempo stesso ben definite sul punto, perché tutto questo ragionamento si lega alla relazione delle destre nelle periferie, mentre il Pd pesca voti solo nella famosa ztl.

Per cui cosa occorre al Pd?

Schlein a me sembra che legga un copione. Ora serve riempire di contenuti gli slogan e quindi di politica, quella che si chiama presenza nei territori. In queste ultime elezioni amministrative specie nei piccoli centri dove il Pd governa, si è sentito il fiato della destra: credo che sia un problema non secondario. In questo doppio voto, europee ed amministrative, ha contato moltissimo l’idea che il Pd sia vivo, senza restare passivo nell’osservare il suo ineluttabile declino. Già questo serve a mobilitare un minimo di forze in senso elettorale, dopodiché partendo da questo risultato c’è da attraversare il mare.

Il Pd respira, ma ora serve un progetto. Il risultato delle comunali letto da Franchi

Conversazione con l’editorialista del Corriere della Sera: “Dalle comunali giunge una lezioncina piccina piccina per il Pd: c’è un segnale di esistenza del partito. Poi, se questo segnale sia centrato o sbagliato sarà tutto da vedere, ma il paziente almeno respira e c’è il battito del cuore, dopodiché partendo da questo risultato c’è da attraversare il mare. Ma gli slogan ora vanno riempiti di politica”

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