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Qualcosa non deve aver funzionato ieri al Ministero dello Sviluppo economico, quando è saltato il tavolo sull’Ilva tra governo e sindacati.  Dopo l’ok europeo all’ingresso di Arcelor Mittal nel capitale (qui lo speciale di Formiche.net), mancava solo l’accordo coi lavoratori per chiudere la partita. Strada non facile, chiaro, ma valeva la pena tentare.

E invece niente da fare, la trattativa è fallita e a Carlo Calenda non è rimasto altro da fare che impacchettare tutto il fascicolo e lasciarlo sulla scrivania pronto per il suo successore, che dovrà necessariamente riprendere in mano il confronto, per dare a Mittal quella legittimità necessaria a portare avanti il piano industriale. A far esplodere il tavolo al Mise è stato un mix di fattori. Da una parte una trattativa partita non certo sotto i migliori auspici visto che, dopo le indiscrezioni circa il piano industriale di Mittal, diecimila assunzioni ma solo per il tempo necessario al rilancio dello stabilimento, i sindacati si erano parecchio irrigiditi. E poi, l’attacco dell’Usb a Calenda, considerato una sorta di abusivo, vista la scadenza del governo, illegittimanto a trattare coi sindacati. Infine, una rappresentanza che si è presentata poco unita di fronte a Calenda. Tutto questo ha portato al naufragio del confronto e al passaggio del dossier al governo che verrà.

Calenda da parte sua ha voluto chiarire il prima possibile la correttezza del suo operato, ricorrendo sia alla stampa sia ai social network. Dopo aver premesso che non è stato lui ad abbandonare il tavolo e mettere una pietra sulla trattativa per l’Ilva,  Calenda ha dapprima twittato, spiegando che la  “proposta di accordo sull’Ilva fatta oggi dal governo è stata bocciata dai sindacati. Raccomandazione a chi è più direttamente interessato: leggetela con attenzione e conservatela con cura. Ora dossier passa a nuovo governo”. Per poi rincarare la dose in un’intervista alla Stampa. Definendo il tavolo di ieri “una cosa che sta a metà tra il populismo sindacale e il sindacalismo politico: avevamo messo in piedi un meccanismo per il quale non solo nessuno sarebbe stato licenziatoma a tutti sarebbe stato offerto un posto a tempo indeterminato e gli stessi diritti e retribuzioni del contratto precedente. I sindacati lo hanno respinto. Ora la palla passa al nuovo governo”.

Il responsabile dello Sviluppo, stavolta alla radio, ha poi seccamente smentito l’ipotesi di un suo abbandono delle trattative, ventilata in un tweet da uno dei sindacalisti più vicini e in sintonia con Calenda, il leader della Fim Cisl, Marco Bentivogli (nella foto). “La rappresentazione di Marco, che è una persona che io stimo e con cui ho un buon rapporto, è una rappresentazione non veritiera. Ieri hanno detto tutti no secco alla proposta, compresa la Cisl. Dopo di che, la Cisl ha detto ‘noi siamo disponibili a negoziare’, gli altri sindacati che sono largamente maggioritari rispetto alla Cisl hanno detto che loro sulla base di quella proposta non avevano niente da dire perché volevano tutti assunti dal primo giorno. Io non mi sono affatto alzato dal tavolo, io ho semplicemente detto che prendo atto e avevo già dato la disponibilità, se ci fosse stata la possibilità di continuare a negoziare, di rimanere seduto al tavolo ininterrottamente notte e giorno fino al giuramento del nuovo governo. Però  non si può chiedere di avere la botte piena e la moglie ubriaca”.

Bentivogli, co-firmatario con il ministro del manifesto Industria 4.0, aveva fin da subito criticato l’atteggiamento di Calenda, fin dall’uscita dal Mise, dopo l’incontro. “Il ministro di fronte ad un sindacato spaccato di cui una parte ha messo in dubbio la legittimità del governo ad operare una trattativa ha deciso che non c’erano le condizioni per andare avanti e ha chiuso la trattativa. Se fossi stato nei panni del ministro non sarei caduto in questa trappola”.

Poi, la presa di posizione di Bentivogli si è spostata su Twitter. “La trattativa andava proseguita come ti ho chiesto in plenaria. Gettare la spugna e generalizzare degrada tutto il sindacato sulle posizioni reazionarie e non corrisponde alla realtà di questo anno di trattativa. Non mi pare lungimirante”. Pronta la risposta social di Calenda: “la verità è che si sono messi tutti a inseguire l’Usb. Uil e Fiom in testa. Dunque la proposta non c’è. C’è solo il no a tutti e tutto”.

Bentivogli ha subito presi le distanze e smentito Calenda “rischiamo anche la pelle per non inseguire il populismo sindacale e ti ho chiesto di proseguire la trattativa. Non hai accettato!”. Lo scontro si è chiuso con un’ultima stizzita risposta di Calenda. “Marco ti ho già risposto. I tuoi colleghi non avevano alcuna intenzione, tanto che Rocco Palombella (segretario Uilm, ndr) si è alzato dicendo che aveva un aereo da prendere per andare non so dove. Dunque era chiaro dall’inizio che la partecipazione al tavolo era una sceneggiata”.

 

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