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L’Italia è il Paese leader dell’Unione Europea per quanto riguarda l’applicazione dell’ordinamento relativo al Green Public Procurement, ossia le norme europee in materia di appalti pubblici verdi e le sue politiche rappresentano un riferimento per altri Paesi che iniziano un percorso per una più efficace applicazione di tali norme.

È quanto emerge da uno studio realizzato dalla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa (“L’economia circolare nelle politiche pubbliche. Il ruolo della certificazione”) presentato in occasione dell’Assemblea Annuale di Accredia, l’ente nazionale di accreditamento.

In questi anni in Italia è aumentata la consapevolezza delle opportunità legate all’economia circolare. Un’attenzione che ha portato il nostro Paese ad un tasso di riciclo dei rifiuti urbani oltre il 45% nel 2016, con una crescita del 4% rispetto all’anno precedente (Fonte Eurostat). Una dinamica di crescita tra le migliori nell’Unione Europea.

Come previsto a livello comunitario, le politiche pubbliche trovano negli “acquisti verdi” un’importante leva per sostenere la transizione verso un modello economico sostenibile, basato sula riduzione, il riuso e il riciclo. Una domanda green genera un’offerta green: per questo attraverso la domanda di prodotti e servizi sostenibili, la Pubblica Amministrazione è in grado di condizionare il mercato e accompagnare la transizione verso un modello di economia circolare.

Basti pensare che nell’Unione Europea la spesa pubblica per opere, beni e servizi è di circa 1.800 miliardi di euro l’anno, il 14% circa del Pil europeo: in Italia, nel 2016, gli appalti pubblici hanno avuto un valore di oltre 111 miliardi.

Con l’entrata in vigore, nel 2016, del Codice degli Appalti, i cosiddetti “Criteri Ambientali Minimi” sono stati introdotti in tutte le procedure d’acquisto pubblico di servizi, prodotti e lavori. Con oltre 22mila aziende in possesso di una certificazione accreditata per i sistemi di gestione ambientale, l’Italia è prima in Europa e terza nel mondo dopo Cina e Giappone.

“L’economia circolare, improntata sulla gestione più efficiente delle risorse, sulla riduzione degli sprechi e sul riutilizzo, è un percorso inevitabile per lo sviluppo di lungo periodo – ha commentato il Presidente di Accredia Giuseppe Rossi –. Per questo l’attenzione del legislatore europeo è stata sempre altra in questi anni, fino all’approvazione, qualche giorno fa, del Pacchetto sull’Economia Circolare. Su questi temi abbiamo registrato i grandi passi avanti compiuti dall’Italia che, nell’applicazione delle norme e dei principi sugli appalti verdi pubblici è ormai un Paese di riferimento. In questo contesto la decisione del legislatore di ricorrere alle certificazioni accreditate, quali strumenti per verificare le caratteristiche dei materiali e dei prodotti, così come la conformità del servizio offerto ai requisiti previsti, risulta essere vincente”.

Secondo lo studio presentato, il richiamo alla “circolarità” è sempre possibile, a prescindere dal tipo di contratto oggetto d’appalto. Ne sono un esempio i criteri ambientali previsti per il settore “arredi interni” e quelli fissati per il settore “edilizia”. Rispetto agli stessi è stata condotta una misurazione specifica della circolarità, attraverso la ricerca, al loro interno, di richiami ai concetti propri dell’economia circolare: durabilità, riuso, utilizzo di beni riciclati ecc.ù

Italia leader nell’applicazione degli appalti verdi

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