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Gli Stati Uniti, il Regno Unito e dodici Paesi europei – tra cui Francia, Germania, Svezia e Canada – hanno diffuso una dichiarazione congiunta sulle attività ostili dell’intelligence di Teheran, denunciando una campagna crescente di minacce e operazioni clandestine nei loro territori. Il comunicato parla chiaro: i servizi segreti iraniani stanno prendendo di mira dissidenti, giornalisti, cittadini ebrei e funzionari occidentali, sia in carica che ex, attraverso tentativi di rapimento, intimidazioni e omicidi pianificati. La novità più allarmante è il ricorso sempre più frequente a organizzazioni criminali transnazionali, utilizzate come proxie operativi per condurre missioni di spionaggio o di repressione all’estero. Se Teheran respinge le accuse, con il portavoce del ministero degli Esteri Esmail Baghaei che definisce la presa di posizione occidentale come “una chiara fabbricazione, un tentativo disperato di distogliere l’attenzione”, accusando i Paesi coinvolti di propaganda ostile di iranofobia, Londra e Washington – e le rispettive agenzie di intelligence – disegnano un altro quadro, nel quale l’Iran sta aumentando le operazioni ostili.

Il modello operativo

Teheran adotta da anni un modello operativo basato sulla negazione plausibile. Gli apparati iraniani – in particolare i servizi legati ai Pasdaran – sfruttano gruppi criminali locali, reti diasporiche e lupi solitari reclutati anche online per condurre azioni che rischierebbero altrimenti di esporre il regime a ritorsioni dirette o sanzioni ufficiali. In Svezia, ad esempio, la polizia ha collegato la Foxtrot Network, una nota gang criminale, a piani iraniani contro interessi israeliani e statunitensi. In Germania e Danimarca, invece, sono emersi casi di doppie cittadinanze cooptate per sorvegliare comunità ebraiche o dissidenti iraniani, in una logica di pressione costante e intimidazione silenziosa. Le modalità operative di Teheran ricordano, in parte, quelle già sperimentate dalla Russia di Putin: una combinazione di cyber operations, omicidi mirati e utilizzo di intermediari criminali per condurre campagne di repressione transnazionale e destabilizzazione a basso rumore, sottotraccia.

L’arsenale asimmetrico

Secondo l’MI5, l’Iran fa ampio uso di criminali come proxy, da trafficanti internazionali a piccoli delinquenti locali. L’obiettivo è duplice: colpire oppositori e instillare paura nella diaspora, inducendo all’autocensura. L’intelligence britannica osserva inoltre un forte legame tra il contesto interno iraniano – proteste, repressione e vulnerabilità del regime – e l’aumento delle minacce all’estero. Parallelamente, il National Cyber Security Centre avverte che molte infrastrutture britanniche non sono ancora attrezzate per individuare e respingere intrusioni di matrice iraniana, mentre il Dipartimento di Stato statunitense impone sanzioni sulle navi di Teheran, considerate vere e proprie flotte ombra e strumenti di guerra ibrida. Se un tempo i servizi segreti operavano attraverso agenti ufficiali, oggi Russia, Cina e Iran sempre più spesso si affidano a gruppi criminali come il Foxtrot Network, a “freelance” del cyberspazio, a individui inconsapevoli arruolati digitalmente o, ancora, alle comunità islamiche presenti in Occidente. La frammentazione, l’asimmetria e l’eterogeneità degli attori coinvolti punta anche a sovraccaricare le capacità di intelligence occidentali, oltre a rappresentare per Teheran occasioni per il perseguimento degli obiettivi antioccidentali tramite operazioni a basso costo, per moltiplicare le minacce e costringere gli apparati di sicurezza a disperdere risorse.

Londra guida le contromisure

Negli ultimi mesi, le capitali europee hanno registrato un escalation di casi concreti. Il Regno Unito ha denunciato almeno 15 tentativi di omicidio o rapimento di dissidenti dal 2022, attribuiti ai servizi di Teheran, con Londra che colloca l’Iran tra le tre principali minacce di “operazioni letali” sul proprio suolo insieme a Russia e Cina. Il nuovo rapporto del Parliament’s Intelligence and Security Committee (Isc) avverte che Teheran rappresenta una delle minacce più gravi alla sicurezza nazionale britannica, comparabile a quella di Russia e Cina.

Il quadro che emerge dai rapporti di intelligence è quello di una repressione transnazionale che unisce metodi tradizionali e innovativi. I servizi iraniani alternano sorveglianza fisica, hacking e intimidazioni a strategie di pressione psicologica e discredito sociale. Il Parlamento britannico denuncia una campagna sistematica contro media persiani all’estero come Iran International e Bbc Persian, con minacce a familiari, cause civili, congelamento di beni e diffamazioni online. Di fronte a questa offensiva, i governi occidentali oscillano tra denuncia politica e azioni di contrasto, mentre l’House of Commons ha posto l’Iran nell’enhanced tier del Foreign Influence Registration Scheme, che obbliga chiunque agisca per conto di Teheran a dichiararlo formalmente. La dichiarazione congiunta, da Washington a Londra, da Madrid a Berlino, evidenzia un ulteriore passo per la cooperazione transatlantica di contrasto alle attività di spionaggio e guerra ibrida per mano di Teheran.

L’Occidente denuncia la minaccia iraniana. Washington e Londra avvisano Teheran

Giovedì 31 luglio, Regno Unito, Stati Uniti e altre dodici nazioni occidentali, tra cui Francia, Germania e Canada, hanno diffuso una dichiarazione congiunta per condannare le operazioni dell’intelligence iraniana nei rispettivi territori 

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