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Qualche giorno fa la piazza davanti al Parlamento inglese si è riempita per una protesta. L’occasione questa volta è stata offerta dall’antisemitismo di Corbyn e del suo partito Labour. Accuse che non sono nuove, ma questa volta la cosa ha avuto molta più eco e il polverone è stato difficile da nascondere sotto il tappeto. Infatti, sono spuntati dal passato commenti sgradevoli e controversi. La protesta non è stata digerita dal leader della sinistra inglese: una forzatura, un attacco ad personam, dice in una intervista al Jewish News.

Diverse le accuse, diversi gli episodi, molti i coinvolti del partito, non solo il leader. Corbyn, che sa bene come si fa a navigare a vista, ha ammesso l’esistenza di “sacche” di antisemitismo nel Labour, eppure le condanna, come condanna ogni forma di razzismo. L’antisemitismo esiste, insomma, ma non si tratta di un fattore endemico, dice.
L’episodio che ha scoperchiato il vaso di Pandora risale a venerdì scorso, quando è rispuntato un commento (era il 2012) di Corbyn che si rifiutava di far cancellare (e plaudiva) un murales in cui si vedono banchieri – la cui caratterizzazione ebraica era più che evidente – che giocano a monopoli sulle schiene nude di uomini accucciati.

Corbyn ha chiesto scusa, ha ritrattato, ha minimizzato, ha ammesso di far parte di diversi gruppi Facebook antisemiti, ma di non aver mai incontrato nessuno. E intanto spuntano, sui vari social, sempre più gruppi a sostegno del leader laburista, per il quale sognano un domani prossimo da primo ministro, in cui vengono diffusi e approvati messaggi contro gli ebrei ed Israele. Eppure mentre Jeremy Corbyn si scusa, qualcuno urla al complotto: tutto progettato perché i Tories restino al numero 10. Campagna elettorale, quindi.

Ma è difficile liquidare tutto con superficialità. Allo Spectator hanno redatto un elenco di episodi tra i più significativi perché i lettori abbiano poi la capacità di giudicare da soli la dimensione di queste “tasche”antisemite. Ben cinquanta episodi non proprio banali. A leggerli tutti si finisce con il passare in rassegna pagine politiche oscene. Meschine e infamanti dichiarazioni contro gli ebrei promosse e condivise dalla sinistra inglese. E sono davvero troppe per elencarle tutte. Addirittura viene fuori che Nasreen Khan, un candidato al consiglio laburista – poi espulso per la seguente dichiarazione – in un discorso pubblico ha affermato che “le scuole stavano facendo il lavaggio del cervello a noi e ai nostri figli inducendoli a pensare che Hitler era cattivo”. Qualcuno augura come punizione la permanenza in una Sinagoga; qualcun altro, come il consigliere laburista ed ex sindaco laburista di Blackburn, Salim Mulla, definisce gli ebrei sionisti una “vergogna per l’umanità”, oppure c’è Corbyn che definisce “amici dell’Inghilterra” i gruppi terroristici antisemiti di Hamas e Hezbollah e scrive lettere di sostegno a Stephen Sizer per aver condiviso un articolo sui social intitolato “11/11 Israel Did It”. Antisemitismo puro, gratuito.

Non è una bolla di sapone l’antisemitismo in casa labour e sembra impossibile far rientrare l’emergenza. La stampa inglese da giorni non riesce ad aggiornare le prime pagine, restano il Labour e il suo leader l’unico oggetto dell’attenzione. Ma se la sinistra prova a ripulirsi la faccia, con purghe e piccole indagini, è il Telegraph che lancia l’ennesima bomba. In esclusiva ha reso noto che i sei consiglieri laburisti espulsi per aver pubblicato messaggi antisemiti online, sono stati tranquillamente reintegrati dal partito. Sospesi durante le indagini tra il 2016 e il 2017, sono stati in seguito autorizzati a rimanere nel partito.

Da quando Jeremy Corbyn è stato eletto leader del partito nel 2015, il Labour è stato inondato di denunce di antisemitismo. Circa trecento. Sessanta di questi sono ancora sotto inchiesta, ventiquattro sono finiti al Comitato Costituzionale Nazionale, ventiquattro grosso modo sono stati liquidati con un “non lo fate più'” e centocinquanta sono stati espulsi o dimessi. E ieri è persino venuto fuori che anche il figlio ventiquattrenne del leader della sinistra inglese va in giro a postare commenti antisemiti. Corbyn è nei guai e intanto le elezioni locali si avvicinano.

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