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Il consenso raccolto dal Movimento 5 Stelle nelle ultime elezioni è stato trasversale. Siamo l’unico partito che può dare delle risposte sia ai cittadini che sono rimasti indietro sia a coloro che legittimamente si aspettano dalla politica delle nuove opportunità. Parola di Vito Crimi, raggiunto da Formiche.net a margine dell’evento Menabò, organizzato da Formiche e tenutosi oggi nella sede di La Civiltà Cattolica.

Abbiamo chiesto a Vito Crimi le sue impressioni su questa nuova fase che si apre per il M5s e per il Paese. Secondo il senatore pentastellato ci sono dei temi-chiave su cui si potrebbe trovare una convergenza ampia tra i partiti. Quello che conta ora, sottolinea Crimi, non è capire con chi governare l’Italia, ma con chi riuscire a portare avanti gli stessi progetti. Tutto questo però con una certezza in più, il Movimento non si rivolge solo a un settore specifico della popolazione, ma si candida a rappresentare le esigenze di tutto il Paese.

Secondo Grillo, si è definitivamente chiusa per il Movimento l’epoca del vaffa. Allora lo chiedo a lei, che tempo nasce ora per i 5 stelle?

Non è dei 5 stelle il tempo, è per il Paese che è finita l’epoca del Vaffa. Abbiamo ottenuto ciò che volevamo, cioè che la gente si svegliasse. Oggi è il momento di dare quelle risposte, è il momento in cui i 5 stelle devono prendere il proprio programma e cercare di attuarlo. Bisogna superare la logica del chi per fare il cosa. Individuare cosa dobbiamo fare, quali sono le risposte che dobbiamo dare al Paese e sulla base di quelle risposte poi chi vuol stare con noi, ci sta.

La studio di SWG, presentato oggi dal direttore scientifico Enzo Risso, mostra come il Movimento 5 Stelle sia ormai diventato un partito in grado di raccogliere consensi trasversali. Vi sentite in grado di dare una risposta a tutto il Paese, che non rappresenti solo il vostro storico bacino elettorale o gli elettori del sud, che più di tutti vi hanno premiato?

Non esiste più il concetto di tradizionale bacino di elettori. Noi siamo forse gli unici che abbiamo una trasversalità in tutta Italia. Checchè se ne dica, nel nord, dove la Lega ha vinto, noi abbiamo preso delle percentuali altissime, che arrivano al 25-26% in alcune zone. Ciò dimostra che siamo riusciti a dare quelle risposte a quelle fasce di persone che nell’immaginario collettivo non sono quelle che aspettano l’assistenzialismo, ma quelle che vogliono l’opportunità. Abbiamo due tipologie di cittadini in questo momento, quelli che sono in difficoltà e sono rimasti indietro e quelli che vogliono opportunità, e coincidono alla fine. Oggi noi diamo due tipi di risposte in contemporanea, sennò non si esce dalla crisi di questo Paese. Da una parte nessuno deve rimanere indietro, bisogna recuperare e sanare la frattura sociale tra ricchi e poveri.

E qui la risposta è il reddito di cittadinanza…

Si, ma al contempo bisogna creare le opportunità perché il reddito di cittadinanza non sia solo assistenzialismo. E come creare le opportunità? Facendo sì che le nostre imprese vadano avanti, e lì è fondamentale l’incentivo alla piccola e media impresa. È il vero tessuto sociale delle nostre imprese, dobbiamo smetterla con agevolare le multinazionali.

Non pensa che in questo l’Europa sia fondamentale?

Certo, se l’Europa però comincia a essere l’Europa dei tre pilastri: fiscalità, lavoro e welfare. Nel momento in cui questi tre temi sono affrontati dall’Europa si può far sì che nessuna impresa possa fare concorrenza sleale alle aziende italiane. L’Europa deve servire su questo più che sulle questioni finanziarie. Oggi l’Europa è solamente un’Europa finanziaria. Deve invece fare delle politiche tali che un’azienda non abbia interesse a trasferirsi in un altro Stato perché ha maggiori vantaggi in termini di compressioni di diritti dei lavoratori e in termini di fiscalità. Se ci si fa concorrenza tra membri della stessa comunità allora l’Europa è finita.

Questo secondo lei è uno dei temi trasversali su cui potreste trovare una convergenza con gli altri partiti?

Questo è senz’altro uno dei temi sul tavolo. Saranno discussi e saranno oggetto delle trattative delle prossime settimane. Anche la questione delle presidenze delle camere, non è sul chi, ma sul cosa vogliamo fare. Queste presidenze, che obiettivi si devono dare? Riduzione della spesa, abolizione dei privilegi. Chi sta su questo percorso è la persona adatta.

Quindi una volta trovato un’accordo sul “cosa”, il “chi” viene dopo? Va bene chiunque?

Assolutamente sì, il cosa viene prima di tutto.

Se esistono, come lei ha detto, delle priorità chiare per il Paese, come vede l’ipotesi di un governo di scopo, per fare poche cose, sui cui c’è convergenza, e per cambiare la legge elettorale, per poi tornare al voto?

In questo momento non possiamo rinnegare il voto dei cittadini, per cui in questo momento l’unica opzione è quella di un governo 5 stelle. Le elezioni non ci fanno paura però mi sembra che in questo momento sarebbe uno smacco verso i cittadini.

A proposito di convergenze e temi trasversali, non crede sia ora che l’Italia impari a parlare con una voce sola sui temi di politica estera, dove spesso la mancanza di visione comune si traduce in irrilevanza strategica?

Assolutamente sì, oggi in Italia purtroppo noi siamo poco credibili nella politica estera e il caso Russia-Gran Bretagna credo sia emblematico del silenzio della politica italiana su questi temi, come se la politica stesse studiando per capire chi è più forte e chi vincerà, e questo non è francamente possibile.

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