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La Russia sta organizzando il più grosso ammassamento di unità navali nel Mediterraneo dai tempi dell’entrata in guerra in Siria del 2015, e non è un’esercitazione come Vostok-18 (le più maestose manovre militari dai tempi della Guerra Fredda che si terranno nella Siberia orientale a inizio settembre). Una dozzina di navi armate con missili Kalibr e due sottomarini, hanno solcato il Bosforo. Potrebbero essere pronte per martellare Idlib, l’enclave ribelle che i governativi assadisti stanno per mettere sotto assedio, ma il portavoce del ministero russo della Difesa, il generale Igor Konashenkov, ha fatto sapere che in Siria si sta preparando una provocazione mirata ad accusare Damasco di usare armi chimiche e l‘ammiraglio Vladimir Valuev ha aggiunto al media del Cremlino Sputnik che “la presenza di un considerevole gruppo della Marina militare russa è necessaria per prevenire l’aggressione contro la Siria, inclusa la neutralizzazione dei missili da crociera Tomahawk lanciati dal mare contro le infrastrutture siriane”.

Da Mosca arrivano minacce nel campo della guerra informativa. Mentre il ministro della Difesa, Sergei Shoigu ha mostrato i muscoli sulle dimensioni dell’esercitazione siberiana e sull’ammassamento navale mediterraneo, da un po’ di giorni i media propagandistici governativi di Mosca si sono concentrati sul diffondere informazioni su un fantomatico prossimo attacco chimico “finto” messo in scena dall’opposizione siriana; e di questo parlano anche Valuev e Konashenko.

Sono state pubblicate foto che riprenderebbero gli attori che si preparano alla messa in scena, e gli uomini del Cremlino seguono la linea, addirittura ne ha parlato anche il viceministro degli Esteri. È una campagna di disinformazione? Eugenio Dacrema, ricercatore dell’Università di Trento e dell’Ispi, molto esperto del conflitto siriano, ci fa notare che “quella foto è stata scatta su un set cinematografico durante le riprese di un film prodotto dal regime siriano mesi fa che parla di un giornalista straniero che si mette a fabbricare fake news in Siria”.

“Al di là del grottesco, e piuttosto grossolano per i sofisticati standard russi, tentativo di creare una fake news usando un film che parla di fabbricare fake news, la notizia è interessante per quello che potrebbe esserci dietro”, aggiunge Dacrema.

Ma a cosa servirebbe questo lavoro di disinformatia, diciamo preventiva? “L’operazione potrebbe servire a coprire in anticipo l’effettivo uso di armi chimiche durante l’offensiva di Idlib, che si preannuncia forse la più difficile per le forze del regime”.

Particolare attenzione, secondo l’analisi del ricercatore italiano, va rivolta al posizionamento delle Tiger Force, unità speciale dell’esercito siriano guidata da Suheil Salman al Hassan, uomo fidato a cui il regime ordinava il lavoro sporco già ai tempi in cui era un ufficiale dell’intelligence dell’aeronautica. Dacrema ricorda che i Tigers “sull’uso di cloro hanno in passato avuto carta bianca (molto più lunga invece la catena di comando per l’uso di nervino), inclusa l’ultima offensiva di Douma che le ha viste protagoniste”.

Ecco, a proposito, ma questa messa in scena delle immagini riprese dal film non fu usata anche in precedenza? “Certo. Infatti vale la pena ricordare che i russi avevano iniziato la stessa campagna preventiva (tra l’altro usando proprio altre immagini dello stesso film) durante l’offensiva a sud conclusasi a inizio estate, dove però nulla sembra essere successo. Forse non ce ne è stato bisogno”.

Perché questa preparazione, anche nel campo della infowar su Idlib? “Come con Afrin, al nord, e Quneitra, al sud, questo su Idlib è un altro momento della verità per i russi e per questo cercano di creare un sistema intorno all’offensiva governativa”. Ora, aggiunge Dacrema, al sud è andata bene, ad Afrin un po’ meno, ma qui “rischiano un gran pasticcio, perché Mosca vuol sempre vendersi come attore capace di garantire gli interessi di tutti, e di solito sono anche innegabilmente bravi a farlo, ma rischia di lasciare qualcuno scontento. Diciamo che se tutti i tuoi interlocutori hanno interessi radicalmente diversi, allora tu devi fare una scelta; per esempio, ad Afrin scelsero di tutelare gli interessi del governo turco alleato, scaricando l’appoggio dato fino a quel momento ai curdi”.

A Idlib, il siriano Bashar el Assad e il turco Recep Tayyp Erdogan hanno interessi opposti (il primo vorrebbe disintegrare i ribelli, il secondo vorrebbe tutelare quella specie di riserva indiana costruita attorno alla città nordoccidentale). “Però su Idlib la Russia ha più spazio di manovra — aggiunge Dacrema — perché l’offensiva potrebbe portare ad Assad la gran parte della provincia e lasciare alla Turchia il resto. Un modo per evitare ondate di profughi incontrollabili ed evitare di umiliare definitivamente i ribelli”.

 

 

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