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Il concetto-chiave che preme al cardinal Gianfranco Ravasi è che si continui nel percorso intrapreso faticosamente da papa Francesco. Al di là del pasticcio mediatico legato alla lettera solo parzialmente resa nota di Benedetto XVI (e che ha portato alle recenti dimissioni di monsignor Viganò), è importante, secondo il presidente del Pontificio consiglio per la Cultura, che la strada tracciata dal papa venga percorsa fino alla fine. Un ostacolo, quasi fisiologico, suggerisce il cardinale: “Gli incidenti di percorso (come quello di Viganò, ndr) – spiega a Formiche.net Ravasi – che avvengono all’interno di un cammino di riforme complesse, come quelle che si stanno portando avanti all’interno del Vaticano, sono inesorabili. Soprattutto – continua il cardinale – avendo rimesso in circuito la questione economica da una parte e dall’altra la questione della comunicazione, inevitabilmente ci sono delle difficoltà”. Mettere in atto delle riforme non è mai semplice, né il loro esito è scontato (lo sappiamo bene noi italiani). Così la prova dell’economia e poi della comunicazione rappresentano due passaggi spinosi che ricordano che cambiare modelli a volte è complesso e foriero di punti interrogativi.

IL RAPPORTO TRA FRANCESCO E BENEDETTO

In molti si chiedono se la vicenda della missiva, letta solo parzialmente e legata alla richiesta avanzata da Viganò al papa emerito affinché firmasse la prefazione della collana di 11 volumetti dal titolo “La teologia di papa Francesco”, edita dalla Libreria Editrice Vaticana, (richiesta, come oramai noto, non accolta per varie ragioni da Benedetto), possa aver segnato una frattura tra i due papi, il cui rapporto è sempre stato, a detta dei rispettivi entourage affettuoso, sincero e volto alla collaborazione per il bene della Chiesa. “Proprio perché conosco entrambi i papi, Ratzinger e Bergoglio, e sentendo per esempio come papa Benedetto parla di Francesco, io non riesco a vedere una tensione tra loro – ha assicurato il cardinal Ravasi a Formiche.net – i recenti episodi concreti sono fisiologici, non vedo niente di preoccupante”.

ADESSO LA NOMINA DEL DOPO-VIGANÒ

Papa Francesco volta pagina e si appresta a nominare un nuovo prefetto della Segreteria per la Comunicazione, dopo il passo indietro di monsignor Dario Edoardo Viganò (intanto la reggenza è passata a monsignor Lucio Adriàn Ruiz). “Credo che sarà abbastanza agevole la sostituzione che verrà fatta da papa Francesco, in modo da poter proseguire in questa opera di riforma della Curia – ha spiegato Ravasi – anche perché, come è stato segnalato nella lettera stessa del papa, Viganò rimane come assessore, il che vuol dire che espleta ancora una funzione almeno di sostegno di base”. Il “sacrificio” del Prefetto è visto dal cardinale come funzionale all’obiettivo importante da raggiungere. “Credo che monsignor Viganò – ha assicurato il cardinale – abbia ritenuto, in quella particolare situazione che si era creata, di dare le dimissioni per far continuare l’operazione, perché se si nota bene anche dalla lettera del papa, si dice che esiste un ultimo tratto da percorrere, i percorsi precedenti sono stati già fatti da Viganò in verità”.

Che succede tra Francesco, Benedetto e Viganò, parla Ravasi

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