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Piccole montagne sommerse, canyon profondi e rilievi sconosciuti emergono da un paesaggio che non conosce luce, ma che ora può finalmente essere osservato con precisione. Non è un risultato frutto di missioni sottomarine tradizionali, bensì del lavoro incessante di Swot (Surface water and ocean topography), il satellite nato dalla collaborazione tra Nasa e Cnes, che sta rivoluzionando la conoscenza dei fondali marini attraverso una nuova frontiera: l’integrazione tra spazio e underwater. La cartografia sottomarina non è più solo una questione di sonar e immersioni, ma un processo orbitale che collega la superficie terrestre alle regioni più inesplorate del pianeta.

La missione Swot, lanciata nel dicembre 2022, nasce per studiare le acque superficiali e la topografia degli oceani con una risoluzione senza precedenti. Ma è il dato non dichiarato ad aver sorpreso i ricercatori della Scripps institution of oceanography dell’Università della California-San Diego e del Cnes: il satellite, con la sua capacità di misurare le variazioni della superficie marina in due dimensioni, è riuscito a mappare i fondali oceanici con una precisione che supera 30 anni di rilevamenti tradizionali in appena un anno. Risultati pubblicati sulla rivista Science mostrano come lo spazio possa riscrivere il linguaggio delle profondità marine.

Le implicazioni vanno ben oltre la mera esplorazione geografica. I fondali marini, con i loro rilievi e le loro depressioni, influenzano in modo cruciale le dinamiche delle correnti oceaniche e, di conseguenza, il clima globale. Ma l’innovazione di Swot non si ferma qui: questa mappatura iper-dettagliata può contribuire anche alla sicurezza sottomarina e alla protezione delle infrastrutture subacquee, come i cavi di telecomunicazione e le pipeline energetiche.

Oggi, i fondali marini rappresentano uno dei nuovi teatri di competizione globale, dove la sicurezza marittima si intreccia con l’importanza delle infrastrutture digitali. Monitorare le anomalie topografiche, individuare zone di rischio sismico o vulnerabilità infrastrutturali è cruciale, e la visione satellitare offre uno strumento straordinario per anticipare minacce naturali o antropiche. Si tratta di una nuova sinergia tra spazio e underwater, dove i satelliti orbitanti diventano i custodi invisibili delle profondità marine.

Se fino a poco tempo fa la conoscenza dei fondali dipendeva principalmente dai sonar delle navi o dai robot subacquei, oggi lo sguardo dall’alto offre un complemento essenziale. Swot riesce a catturare le minime variazioni della superficie oceanica, che corrispondono a rilievi sommersi di chilometri di profondità. Attraverso questa ‘fotografia in alta definizione’ delle deformazioni della superficie marina, gli scienziati riescono a dedurre la forma del fondale sottostante con un’accuratezza mai vista.

La conoscenza precisa dei fondali è inoltre fondamentale per proteggere le infrastrutture critiche che si snodano negli abissi: cavi sottomarini, che oggi trasportano più del 95% del traffico globale di internet, e condotte energetiche che riforniscono interi paesi. Una mappatura dettagliata può prevenire danni accidentali e monitorare possibili interferenze intenzionali in aree geopoliticamente sensibili. Allo stesso tempo, l’analisi della biodiversità marina nella cosiddetta zona bentonica, ovvero il fondo oceanico, potrebbe ricevere un nuovo impulso grazie alle scoperte di Swot.

Con queste nuove mappe, la geodesia e la navigazione marittima compiono un salto quantico, ma è la sicurezza globale a trarne forse il beneficio maggiore. Swot dimostra che il dialogo tra spazio e abissi è più necessario che mai.

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