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La nuova Macedonia del Nord, dopo il raggiungimento dell’accordo con Atene sul nome, si trova oggi a un passo dal referendum che ufficializzerebbe effettivamente il cambiamento. Il primo ministro Zoran Zaev, infatti, ha riferito che il parlamento dovrebbe riunirsi lunedì 30 luglio per discutere dell’importante appuntamento previsto per il prossimo ottobre.

Skopye continua dunque a guardare all’Europa e alla Nato e Zaev, promotore e sostenitore dell’accordo con Tsipras, ha espresso la convinzione che il parlamento prenderà una decisone sul referendum anche senza il sostegno del partito di opposizione (Vmro-Dpmne): “Se non vi è accordo con il partito di opposizione sui preparativi del referendum a livello nazionale, i deputato Vmro-Dpmne dovranno esprime la loro opinione”, ha dichiarato il premier macedone citato dall’agenzia di stampa Mia.

È infatti acclarato che lo scorso giugno, quando il leader macedone e quello greco si strinsero la mano ponendo fine a 27 anni di contenziosi, non tutte le forze interne al Paese hanno fatto i salti di gioia. Primo tra tutti c’era il presidente della Repubblica Gjorgje Ivanov che, se fino a qualche tempo fa si era detto contrario all’accordo, si è ora addirittura reso disponibile alla sua promulgazione, facendo incassare un altro punto al primo primo ministro macedone. “Sono sicuro che un referendum convincerà tutti quanti in parlamento”, ha dichiarato Zaev in un’intervista a Ert. “Sono sicuro che i cittadini approveranno l’accordo, in quanto il quesito referendario probabilmente sarà ‘Siete favorevoli all’adesione Ue e Nato ed a sostenere l’accordo con la Grecia’, dal momento che le due questioni sono interrelate”, ha aggiunto il premier.

Zaev ha poi rincarato la dose, osservando che “per la prima volta dopo 27 anni finalmente i cittadini potranno decidere sul futuro della Macedonia”, concludendo che la sua approvazione e la ratifica nel parlamento greco saranno un processo di cui “saranno orgogliose le future generazioni”.

E se finora comunque le divisioni interne non hanno consentito di raggiungere alcun punto sintonia comune con le forze di opposizione, Zaev ha comunque chiarito che i membri della Commissione elettorale statale che dovrà elaborare data e quesito del referendum saranno eletti lo stesso e sarà ugualmente organizzato il voto. Il primo ministro ha inoltre voluto specificare che il leader dell’opposizione Mickoski si è rifutato di invitare i suoi parlamentari ed elettori a votare il referendum. “Mente quando dice che vuole che la Macedonia aderisca all’Ue e alla Nato”, ha aggiunto i premier macedone.

Insomma per portare la questione ad una risoluzione effettiva nei tempi stabiliti, le forze di governo si stanno dando da fare per fare presa sulla popolazione, spronandola al voto. Il ministro della Difesa Radmila Sekerinska ha detto che il governo offrirà ai cittadini un’opportunità di esprimere la loro opinione sull’adesione del Paese all’Unione europea e alla Nato. “Esortiamo i cittadini a esprimere sinceramente la propria opinione, se alcuni sono certi quanto noi che una grande maggioranza di cittadini desidera che il Paese si normalizzi, si stabilizzi, prenda questa strada, voterà”, ha aggiunto Sekerinska.

E mentre si attendono sviluppi in previsione del prossimo ottobre, un rapporto della Banca mondiale ripreso dell’agenzia Mia, evidenzia i progressi in tempi record in termini di gestione del debito pubblico. Le istituzioni di Skopje nell’ultimo anno sono riuscite ad applicare le pratiche corrette, mutuate dall’esperienza di altri paesi, nella gestione del debito pubblico, ottenendo risultati molto promettenti. “Sei principali pacchetti di misure, da applicare nel periodo di cinque anni, potrebbero sembrare un obiettivo ambizioso, ma non per la Fyrom”, si legge nel rapporto.

Il referendum in Macedonia, fra progressi e divisioni interne

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