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Angela Merkel è arrivata faticosamente a un quarto mandato. Senza la sua solita strepitosa forma politica, senza la sua solita integrità programmatica, senza la sua solita superpotenza bipartisan che, anche in caso di larghe intese, faceva sempre uscire la Cdu come parte vittoriosa dei colloqui di coalizione. Merkel, stavolta, è uscita sfiancata da negoziati estenuanti, oscurata da nuove spinte – e personalità – politiche e costernata dalle ampie concessioni fatte.

Non si ricorda una Germania così divisa quasi dai tempi del muro e, a testimoniarlo, sono le lunghe trattative avute con un partito ai minimi storici e i nuovi ministri scelti che governeranno dicasteri chiave.

I MINISTRI

Dopo ben due proroghe alla scadenza dell’ufficializzazione dell’accordo, Angela Merkel formerà il suo quarto governo. I rimandi, si vocifera, sono stati dovuti a due principali fattori: contratti a tempo determinato e toto nomi sui ministeri. E anche sotto questi due aspetti la Cdu, come si legge su la Frankfurter Allgemeine Zeitung, ha subito una vera débâcle. Di seguito, ecco la lista provvisoria dei ministri del quarto governo Merkel:

Cancelliere: Angela Merkel (Cdu)
Capo della Cancelleria: Helge Braun (Cdu)
Ufficio federale degli affari esteri: Sigmar Gabriel (Spd)
Ministro degli Interni: Horst Seehofer (Csu)
Ministro delle Finanze e vice cancelliere: Olaf Scholz (Spd)
Ministro dell’Economia e dell’energia: Peter Altmaier (Cdu)
Ministro della Difesa: Ursula von der Leyen (Cdu)
Ministro della Giustizia/Tutela dei consumatori: Heiko Maas (Spd)
Ministro del Lavoro/Affari sociali: Eva Högl (Spd)
Ministro delle politiche familiari, anziani, donne e gioventù: Katarina Barley (Spd)
Ministro dei trasporti/Infrastruttura digitale: Andreas Scheuer (Csu)
Ministro dell’Ambiente/Sicurezza nucleare: Barbara Hendricks (Spd)
Ministro della Pubblica istruzione/Ricerca: Hermann Gröhe (Cdu)
Ministro della Salute: Annette Widmann-Mauz (Cdu)
Ministro della Cooperazione economica/Sviluppo: Dorothee Bär (Csu)
Ministro dell’Alimentazione e dell’Agricoltura: Julia Klöckner (Cdu)

Il lavoro fatto dall’Spd, che è riuscita a mettere sotto scacco la Cdu, è encomiabile. Ma di fatto non rispetta il risultato uscito dalle urne e quindi la volontà degli elettori. Sei dicasteri alla Cdu e altrettanti alla Spd non riflettono quanto scelto dagli elettori lo scorso settembre, considerando inoltre le posizioni chiave lasciate ai membri della Spd. Seehofer agli Interni è forse l’unico contrappeso che riuscirà a far prevalere un po’ di più la politica merkeliana nel Paese. Ma all’estero?

LE IMPOSIZIONI

I punti difficili della trattativa, oltre alla distribuzione delle cariche nei vari ministeri, sono stati i contratti a tempo determinato (a cui i socialdemocratici vorrebbero mettere un freno) e la riforma del sistema sanitario per ridurre le disparità tra gli assicurati pubblici e privati.

Nel primo caso l’Unione e l’Spd hanno concordato una limitazione alla reiterazione dei contratti di lavoro con scadenza. La loro durata dovrebbe essere limitata per legge a 18 anziché 24 mesi, come stabilito finora, abolendo la possibilità di tre rinnovi. A seconda delle dimensioni dell’azienda potrebbe inoltre essere consentito solo un numero limitato di contratti a tempo determinato. I datori di lavoro con, per esempio, più di 75 dipendenti avranno un tetto pari al 2,5% della forza lavoro.

C’è anche un altro importante traguardo raggiunto dall’Spd. Le 28 ore lavorative per il metalmeccanici. Annunciate in maniera sbrigativa alla voce “Progresso”, queste rispecchiano un cambio di prospettive non indifferente, come evidenziato anche nell’intervento del senatore Maurizio Sacconi.

In ultimo l’Europa, vero stemma della politica di Schulz. Nel patto di governo sono stati compresi più soldi da destinare a Bruxelles, più solidarietà con l’Europa meridionale e una maggiore attenzione alla zona euro in generale. Insomma Merkel si è piegata anche su questo punto al volere di Schulz che, proprio qualche giorno fa, aveva annunciato: “Stiamo lavorando a un accordo molto importante sull’Europa, una cosa determinante che prevede un fondo di investimento per l’eurozona e la fine del ‘dogma del risparmio'”.

LE RISERVE

Come è stato detto a seguito del congresso straordinario dell’Spd, il partito guidato da Martin Schulz vuole presentare l’accordo di coalizione finale ai suoi oltre 460.000 membri, procedura che richiederà un paio di settimane. All’interno del partito ci sono diversi esponenti, soprattutto giovani, che nutrono forti riserve nei confronti di una rinnovata partecipazione in un governo guidato da Angela Merkel. Ma la mossa di destinare la guida del partito nelle mani della 47enne Andrea Nahles rende le cose più semplici. Un tempo leader dei giovani socialdemocratici e ora esponente della sinistra-sinistra, Nahles è stata una dei protagonisti dei – duri – negoziati avuti con la Cdu. Oltre a essere, da sempre, un’agguerrita rivale di Angela Merkel.

Una cosa è certa: la terza coalizione rosso-nera verrà ricordata come quella più costosa per la Cdu. Messa all’angolo da un partito che non ha neppure raggiunto il 20%, l’Unione cristiano-democratica di Angela Merkel ha dovuto cedere molto pur di uscire dall’impasse politico. Ma probabilmente giocarsi la carta di una nuova tornata elettorale le sarebbe costato ancora di più.

Ministri, rimpiazzi e accordi del quarto governo di Angela Merkel

Angela Merkel è arrivata faticosamente a un quarto mandato. Senza la sua solita strepitosa forma politica, senza la sua solita integrità programmatica, senza la sua solita superpotenza bipartisan che, anche in caso di larghe intese, faceva sempre uscire la Cdu come parte vittoriosa dei colloqui di coalizione. Merkel, stavolta, è uscita sfiancata da negoziati estenuanti, oscurata da nuove spinte -…

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