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L’accordo interconfederale dedicato ai criteri della contrattazione collettiva ha in sè il valore positivo della condivisione anche se lascia irrisolti molti dei vecchi nodi del nostro mercato del lavoro.

Non possiamo non interrogarci sulla oggettiva equazione per cui nel Paese più “unionizzato” si sono sempre riscontrate le anomalie della bassa produttività, dei bassi salari, dei bassi tassi di occupazione. Oggi siamo consapevoli che l’egualitarismo, ieri giustificato dalla produzione seriale e dalle mansioni ripetitive, deprime la vitalità del lavoro. Il contratto collettivo nazionale monolitico ne è stato lo strumento con esiti distributivi disastrosi. Basti pensare agli effetti paradossali di lavoratori con potere d’acquisto inferiore nelle situazioni produttive più efficienti.

È cresciuta ovunque in Europa la propensione al primato della contrattazione territoriale e aziendale in quanto più idonea a definire il sinallagma tra salari e produttività come i termini del reciproco adattamento tra imprese e lavoratori. E nel concreto di quell’azienda o di quel territorio non potremo non considerare tutti i soggetti più rappresentativi anche se non coincidenti con quelli nazionali. D’altronde, di fronte a diversi modelli contrattuali, è possibile stabilire quale sia il contratto più favorevole? Se applicati ad uno stesso ipotetico settore, riterremmo più conveniente per i lavoratori lo schema dei chimici o quello dei metalmeccanici? Il problema insomma non sembra più essere quello della pluralità dei contratti collettivi nazionali bensì quello della effettiva diffusione e applicazione erga omnes dei contratti di prossimità.

I lavoratori hanno interesse innanzitutto a condividere le modalità di ingresso delle nuove tecnologie, a partecipare dei risultati attraverso adeguati incrementi retributivi lì ove sono misurabili, ad accedere alle conoscenze, competenze e abilità che li rendono occupabili, a modulare l’orario di lavoro in relazione alle loro esigenze. E le imprese hanno lo stesso interesse.

 

La contrattazione 4.0 e la convergenza parallela fra lavoratori ed imprese

L'accordo interconfederale dedicato ai criteri della contrattazione collettiva ha in sè il valore positivo della condivisione anche se lascia irrisolti molti dei vecchi nodi del nostro mercato del lavoro. Non possiamo non interrogarci sulla oggettiva equazione per cui nel Paese più "unionizzato" si sono sempre riscontrate le anomalie della bassa produttività, dei bassi salari, dei bassi tassi di occupazione. Oggi…

Marcella Panucci e Vincenzo Boccia

Sulle infrastrutture, l'alleanza fra imprese ed assicurazioni. Parla Marcella Panucci

Asse industriali-assicurazioni sulle infrastrutture in Italia. L'Ania, l'associazione del comparto assicurativo, sta ultimando i ritocchi a una sua proposta per rilanciare le opere strategiche in Italia. L'idea concepita in seno all'associazione guidata da Maria Bianca Farina, è quella di destinare fino al 2% delle riserve del comparto a un apposito fondo con cui finanziare le opere. Una proposta frutto di mesi di…

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Così la vicenda Embraco sprona il governo a combattere le delocalizzazioni

Occhi puntati sui 497 i lavoratori dello Stabilimento Embraco di Riva di Chieri in provincia di Torino che rischiano il posto di lavoro. L'ASSEMBLEA DELLE TUTE BLU A TORINO Domani a Torino Carmelo Barbagallo, segretario generale della Uil, insieme ai leader metalmeccanici di Fim,Fiom e Uilm (Francesca Re David, Marco Bentivogli e RoccoPalombella), terrà un'assemblea pubblica con le tute blu…

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L'Accademia Nazionale di Santa Cecilia mette in scena il tardo romanticismo

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