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Il tentato assassinio della spia russa in Inghilterra sta per entrare nella complicata fase successiva: il confronto diplomatico tra Londra e Mosca, che si porterà dietro conseguenze più ampie.

Alla mezzanotte di martedì è scaduto l’ultimatum che il governo inglese aveva fissato alla Russia, che avrebbe dovuto dare spiegazioni su come mai l’ex spia del Gru Sergei Skripal è stata avvelenata da un agente nervo-paralizzante di fabbricazione militare russa dieci giorni fa, su una panchina di un tranquillo parco del Wiltshire.

Come annunciato dal ministro degli Esteri, Sergei Lavrov, Mosca non solo ha negato ogni genere di coinvolgimento — sottolineando l’assenza di prove — ma ha anche evitato dichiarazioni di risposta all’ultimatum fissato dalla premier inglese, Theresa May, definendo la timeline “una provocazione” irrecepibile e convocando l’ambasciatore inglese a Mosca.

Oggi si terrà la riunione del comitato Cobra, il consiglio di sicurezza nazionale inglese, da cui uscirà la linea di rappresaglia di Londra. Sono attese misure unilaterali, che però hanno ricevuto il sostegno formale degli Stati Uniti (in uno degli ultimi atti da segretario di Stato, Rex Tillerson ha dichiarato di essere convinto che l’attacco a Skripal sia stato un assassinio politico russo e di essere d’accordo su una reazione severa; anche il presidente Donald Trump in una chiamata telefonica ha espresso solidarietà a Londra) e di altri Paesi Ue, come la Francia (sempre attenta a bruciare certe tempistiche sulle questioni internazionali più calde nell’ottica della nuova assertività parigina).

Secondo le informazioni della Reuters, la risposta inglese potrebbe viaggiare su più piani: si va dal blocco degli asset di uomini d’affari russi al ritiro della licenza di broadcasting per la testata filo-putiniana Russia Today nel Regno Unito, fino all’espulsione di rappresentanti diplomatici e al boicottaggio dei prossimi Mondiali di calcio in Russia (da dove per assurdo Londra potrebbe ritirare la partecipazione della propria nazionale). “Ogni azione comporta uguali e opposte reazioni” ha già scritto l’ambasciata russa di Londra, nel suo sempre agguerrito feed su Twitter.

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Nel frattempo è stato anche reso pubblico che Scotland Yard e i servizi segreti britannici hanno riaperto i fascicoli riguardanti 14 casi altamente sospetti, persone russe o legate alla Russia morte nel Regno Unito negli ultimi anni. Tra questi c’è l’oligarca anti Putin Boris Berezovski e il suo amico Nikolai Glushkov, che proprio due giorni fa è stato trovato morto nella sua casa inglese (dove viveva da esiliato per guai col governo russo) in circostanze poco chiare.

La gravità della situazione l’ha resa il commento del francese Emmanuel Macron, che non ha solo mostrato solidarietà a Londra, ma ha bollato l’episodio come parte  “dell’ampio schema del comportamento aggressivo russo” e ha già offerto la sua sponda per una risposta “di concerto”.

La vicenda della spia è rapidamente uscita dalla dimensione della cronaca nera entrando nell’ambito degli affari internazionali e segnando un altro pezzo dolente nelle future relazioni tra Russia e Occidente.

E mentre altri Paesi europei stanno iniziando i movimenti diplomatici per allinearsi sulla postura inglese (e francese e americana), l’Italia ancora resta ferma, senza una posizione chiara. Se lo stand by istituzionale attuale giustifica in parte questo atteggiamento, certamente sarà obbligo del nuovo governo di Roma e delle forze politiche assumere una traiettoria netta sulla vicenda.

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