Skip to main content

Il cristianesimo del terzo millennio, le sfide della società contemporanea, e l’inaspettata importanza nell’attualità della figura di “Francesco il ribelle”. È però il santo di Assisi ad essere ribelle, e non il Papa, altrimenti subito fioccherebbero le critiche. Ma è proprio ciò di cui si è parlato all’Istituto Luigi Sturzo di Roma, in occasione della presentazione del libro “Francesco il ribelle. Il linguaggio, i gesti e i luoghi di un uomo che ha segnato il corso della storia”, scritto dal direttore della Sala Stampa del Sacro Convento di Assisi, Enzo Fortunato, e pubblicato da Mondadori.

LA RIBELLIONE DI SAN FRANCESCO D’ASSISI E QUELLA DI BERGOGLIO

Ribelle perché ha rivoluzionato il mondo partendo dal suo stile di vita, dando cioè l’esempio. Perché era uomo libero ma anche obbediente, come spiega il segretario di Stato Pietro Parolin nella prefazione del testo. E perché marca in profondità, stavolta lo si può dire, i tratti somatici della “nuova stagione” della Chiesa. Quella inaugurata cinque anni fa da Jorge Mario Bergoglio, e che sta “prendendo forma”, come ha affermato l’attuale presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti.

“Quand’è che c’è una ribellione?”, ha chiesto infatti l’autore francescano del libro. “Francesco è ribelle perché è un uomo pacificato. Altrimenti si farebbero solo disastri”. Il punto vero del discorso non è però quello di spiegare come si fa una rivoluzione pacifica, piuttosto quali sono i legami che uniscono il poverello di Assisi con il Papa venuto dalla fine del mondo. Che ci sono, ha spiegato padre Fortunato. E sono “essenziali”, non riguardano cioè soltanto la scelta del nome, di per sé “rivoluzionaria”, ma ci indicano un fatto evidente e ben preciso.

BERGOGLIO ATTINGE A PIENE MANI DAL FRANCESCANESIMO

“Questo pontefice attinge a piene mani dal polmone spirituale del francescanesimo. Il linguaggio di san Francesco è quello volgare del popolo. Ma quando papa Francesco dice frasi come ‘tirate anche i piatti, ma alla fine fate pace’, non usa un linguaggio semplice, diretto e significativo? Ma non è la stessa lingua del santo di Assisi? La Chiesa in uscita non è perciò la stessa del francescanesimo che esce per andare nelle strade del mondo? Il pace e bene di san Francesco è la Chiesa in uscita di Bergoglio. E i gesti di Francesco sono dirompenti. Perché la vera rivoluzione è quella non che distrugge ma che ricostruisce”.

Il religioso racconta di essere stato di recente in Argentina, e che parlando con il nuovo vescovo di Buenos Aires, il “cura villero” padre Gustavo Oscar Carrara, quest’ultimo gli ha rivelato che soltanto due principi gli sono stati richiesti da Bergoglio: “accogliere la vita come si presenta, senza volerla cambiare”, e “far vivere la Chiesa corpo a corpo con il mondo, uscendo dal centro per andare nella periferia”. Perché per il Papa “la parola discernimento significa agire”, ha chiosato padre Fortunato.

L’INTERVENTO DEL GIORNALISTA DAMILANO

Ed è la città la nuova dimensione dell’annuncio, ha spiegato in seguito il giornalista e direttore de L’Espresso Marco Damilano. Come la povertà è la prima sfida che oggi si presenta alla politica: dato tanto drammatico quanto evidente, in quanto basta leggere i rapporti della Banca d’Italia, oppure guardare ai temi che hanno dominato l’appena conclusa campagna elettorale. “Se c’è una figura nella storia che è riuscita a tenere insieme due aspetti, cioè fare in modo che l’istituzione non fosse un albero rinsecchito, e che la profezia non fosse qualcosa che distrugge o azzera l’istituzione e ciò che vi è tramandato, è proprio san Francesco d’Assisi”.

LA MISERICORDIA E LA DIPLOMAZIA

Ma non c’è solo la politica, la sociologia, o la dimensione mondana da considerare. Lo stesso giornalista lo sa bene, e per questo lo spiega con grande cura. “L’incontro con il sultano d’Egitto Al Malik fu una sconfitta, oggi diremmo un flop, perché la pace non si farà”, ha spiegato. Allora di cosa parlarono? “Se l’incontro sul piano mondano è fallito, sappiamo che loro parlarono di Dio. Del Dio onnipotente e comune di ebrei, cristiani e musulmani. Tornato in Italia precisò nella sua regola di non attaccare nessuno restando umili, e disse: questa non è diplomazia, è misericordia. D’altronde, come scrive padre Enzo nel libro, una diplomazia senza misericordia è solo tattica se non inganno in malafede”.

Damilano infatti ammette di essere stato allievo dello storico cattolico Pietro Scoppola e di aver cominciato il mestiere di giornalista nel settimanale dell’Azione Cattolica Segno Sette, oltre ad aver scritto diversi libri sulla Democrazia Cristiana. Perciò le citazioni su Aldo Moro, tema sul quale ne è appena uscita una pubblicazione, e la sintonia con il padre francescano, di cui ne rilancia gli assunti del libro. “La rivoluzione vera è una rivoluzione non violenta, come ci insegna padre Fortunato, che non calpesta le persone, perché altrimenti non c’è la verità ma la premessa della menzogna”, dice infatti il giornalista durante l’intervento.

L’IMPATTO DI BERGOGLIO SULLA POLITICA ITALIANA

E invece qual’è l’impatto di Papa Francesco sulla politica italiana? “È fortissimo perché non si occupa di politica italiana”, risponde il giornalista, con sottile ironia che però coglie un dato di realtà. “La Chiesa, il mondo cattolico, l’associazionismo vengono oggi sfidati a guidare in mare aperto, senza pensare che, in termini politici, arrivi la linea dal vertice. L’effetto è una libertà maggiore, una possibilità di confronto senza schemi. Il mondo cattolico italiano ha infatti visto anche una stagione di autunno, di imbrigliamento del dibattito, di conformismo, e parlare di anticonformismo vale anche per le istituzioni: per citare Aldo Moro, bisogna fare opposizione a sé stessi”. Poi, “l’altro effetto consequenziale è una maggiore aderenza alla sfera della società, piuttosto che alla sfera del palazzo. Meno attenta alle dinamiche politicistiche dei vertici, ma con una attenzione più specifica a quello che si muove nella società e lontano dai riflettori: periferie, società, disagio autoreferenziale. E queste due dimensioni, libertà e ancoraggio alla realtà del quotidiano e non del politicismo, mi pare che siano due direzioni di marcia di papa Francesco”.

LE PAROLE DI MONSIGNOR BECCIU

All’incontro ha partecipato anche il sostituto della segreteria di Stato Mons. Angelo Becciu, dopo essersi soffermato all’esterno con i giornalisti: “La ribellione di Francesco è talmente sui generis che a differenza di altre ribellioni permane ancora e divine modello di vita per migliaia di suoi seguaci. L’anticonformismo di Francesco non si può che spiegare con i momenti della sua vita”. Alle domande che si è posto Francesco in gioventù, le stesse di oggi, come ‘cos’è la mia vita’, ‘che senso ha’, il santo ha trovato risposte radicali nel Vangelo. “E lo ha fatto sine glossa, senza se e senza ma. Divenne ribelle con uno stile evangelico che ti porta a contestare se stesso e non gli altri. Che punta il dito contro sé stesso”.

UNA VITA PIENA SOLO DI DIO

Ha cioè voluto trasformare una situazione, una società, partendo dal suo esempio. Ribellandosi al suo tempo ma puntando il dito contro se stesso. “Vivendo una vita piena solo di Dio: ha scoperto, vissuto, sperimentato che può riempire la vita del suo cuore. Dio mi basta e non ho bisogno di cose terrene, diceva: il mio cuore è libero perché la vera ricchezza è in Dio. È la base non solo dei religiosi, ma di ogni cristiano. Noi vediamo cristiani veri se toccati totalmente da Dio, altrimenti si è semplici fedeli di comandamenti”. Il fatto straordinario è che “la storia accattivante di Francesco ci stupisce sempre. E ci dicono che le vocazioni Francescane di giovani sono numerose”.

Scholas Occurrentes

L'attualità di Francesco d'Assisi, polmone spirituale di Bergoglio, nella politica italiana

Il cristianesimo del terzo millennio, le sfide della società contemporanea, e l’inaspettata importanza nell’attualità della figura di "Francesco il ribelle". È però il santo di Assisi ad essere ribelle, e non il Papa, altrimenti subito fioccherebbero le critiche. Ma è proprio ciò di cui si è parlato all’Istituto Luigi Sturzo di Roma, in occasione della presentazione del libro “Francesco il…

startup

Startup, innovazione digitale e riforma Pa. Ecco la Smart Nation secondo il M5S

Una "Smart Nation" in cui l'innovazione faccia da traino per il mercato del lavoro, per raggiungere obiettivi di benessere e disoccupazione zero. Come fare? Investimenti nelle nuove professioni, riforma dei centri per l'impiego, creazione di una banca degli investimenti per pmi e startup e digitalizzazione della Pubblica amministrazione. Il Movimento 5 Stelle continua a tracciare le sue linee d'azione qualora…

di maio, Pd partito democratico

La ricetta di Nannicini per far ripartire il Pd

Dove vuole arrivare veramente il Pd? Per capire chi davvero può rappresentare la guida del partito, è necessario definirne prima la destinazione, comprendendo gli errori da evitare e cercando di trovare la bussola smarrita. Così scrive Tommaso Nannicini, già sottosegretario alla Presidenza del Consiglio nel governo Renzi, oggi responsabile del programma Pd, che analizza quella che definisce una "sconfitta sonora"…

Economia circolare? Business sostenibile, innovativo e competitivo. Parola di Starace

L'Italia ha un primato, quello dell'economia circolare. E non è poca cosa in tempi di abbandono al carbone e ai carburanti fossili, in favore dell'energia verde. Perché checché se ne dica, lo Stivale quanto a green economy è ben messo. La prova è nelle considerazioni emerse oggi nella sede del gruppo Enel, dove il ceo, Francesco Starace (nella foto) si…

Haspel

Gina Haspel, il nuovo capo della Cia che fa discutere gli Usa (e sorridere l'Italia)

Di Federica De Vincentis

Molti endorsement di peso ma anche diversi dubbi, che potrebbero però essere accantonati dopo un attento scrutinio. Possono essere riassunte così le principali osservazioni poste oltreoceano dal mondo politico e dalla comunità intelligence dopo l'indicazione di Gina Haspel (nella foto) a nuovo direttore della Central Intelligence Agency (Cia) americana. Tra i suoi punti di forza, c'è, in primo luogo, secondo…

Cosa pensa Pompeo. Le sue ultime dichiarazioni da capo della Cia

Non dovrebbe stupire che la politica estera americana divenga muscolare con Mike Pompeo a capo del Dipartimento di Stato. Il benservito dato dal presidente Trump a Rex Tillerson avrà forse fatto tirare un sospiro di sollievo a una parte del corpo diplomatico statunitense, che da mesi chiede coerenza, spaesato dalle continue divergenze fra Trump e il Dipartimento di Stato. Ma con…

siria

Il deserto, il Levante ed il racconto capovolto del conflitto in Siria

L’odore acre e disgustoso delle armi chimiche ha accompagnato i siriani nel loro ottavo anno di conflitto. Un conflitto che non abbiamo capito. Chi già all'inizio ha provato ad aprirci gli occhi sulla natura di questa devastante carneficina è stato un grande italiano, padre Paolo Dall’Oglio, avvertendoci per tempo che non era la dialettica classica del buono contro cattivo quella…

asse, merkel, macron

Turchia, gas e Mediterraneo: tranquilli, adesso torna l'asse franco tedesco. Parla Jean

Un rebus che potrebbe essere risolto anche grazie al ritorno dell'asse francotedesco, con Angela Merkel di nuovo “operativa” dopo il semestre che l'ha impegnata nella formazione del governo. È la lettura che il generale Carlo Jean, sentito da Formiche.net, offre della situazione nel Mediterraneo orientale dove non solo i rapporti sempre più tesi fra Washington e Ankara, ma anche le…

La partita libica si gioca nel Fezzan. Ecco perché l’Italia è spettatore interessato

Nel marzo del 2017 l’Italia si faceva garante di un’intesa tra le tribù del Fezzan, nel sud della Libia. L’accordo, sotto la supervisione del ministro dell’Interno Marco Minniti, arrivava al termine di una maratona di 72 ore di colloqui segreti al Viminale e veniva definito dalle parti coinvolte come “un fatto di sangue”. Uno sforzo diplomatico che, da solo, basta…

Xi Jinping

Vi spiego l'evoluzione della dottrina militare cinese di Xi Jinping

Qual è la dottrina militare, la “filosofia della guerra” di Xi Jinping? Per capire bene l’evoluzione degli studi bellici cinesi fino ad oggi, occorre però andare a studiare la tradizione dell’Esercito di Liberazione del Popolo e la visione che, nella storia della dottrina della guerra, ha mantenuto il Partito Comunista Cinese. Per il pensiero strategico cinese attuale, la scienza della…

×

Iscriviti alla newsletter