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Un gruppo di circa 150 attivisti No Tap nel pomeriggio di ieri ha bloccato per alcune ore due betoniere in mezzo alla strada che collega Melendugno alla marina di San Foca, impedendo ai mezzi e al servizio di scorta della polizia qualsiasi movimento.​ ​Le betoniere trasportavano calcestruzzo ed erano dirette al cantiere di San Basilio​,​ dove sono in corso i lavori di realizzazione del gasdotto ad opera del consorzio​ Tap​.

I DANNI

Il blocco stradale ha provocato danni al materiale, che di fatto non è più utilizzabile per le attività di costruzione​ del pozzo. ​Solo l’intervento delle forze dell’ordine ha permesso di evitare incidenti alle persone e di gettare​ via​ il materiale compromesso prima che si producessero danni irreparabili ​anche ​ai macchinari delle betoniere. Secondo quanto riferito dalla Questura di Lecce, ​”​le forze di polizia presenti sul posto hanno garantito che la situazione non degenerasse, con atti inconsulti da parte di chicchessia, frapponendosi senza alcuna azione coattiva tra i mezzi di cantiere​,​ i rispettivi conducenti e gli attivisti, procedendo a riprendere questi ultimi con le video​camere effettuate dal personale della Polizia Scientifica presente sul posto​”.​

LA RISPOSTA DELL’AZIENDA

L’intenzione di Tap sarebbe quella di ​​”procedere, ​​una volta quantificati i danni, con la denuncia in sede civile e penale dei responsabili, facendo affidamento sulle immagini registrate dalle forze dell’ordine​”. Il country manager Italia di Tap, Michele Elia, rende noto che “Tap sporgerà denuncia per i fatti accaduti ieri, che hanno impedito il regolare svolgimento delle attività in cantiere causando gravi danni materiali, in ordine ai quali la società si riserva ulteriori iniziative legali. Abbiamo piena fiducia nella capacità della magistratura e delle forze dell’ordine nell’individuare gli ideatori e i responsabili di questi gravi fatti”, ha concluso Elia.

CHI PAGA?

Questo episodio è grave per due motivi. Il primo è un problema di sicurezza. Queste situazioni mettono in pericolo l’incolumità d​i tutte le persone coinvolte sul campo, da chi è alla guida delle betoniere agli agenti di polizia ​che fanno da scorta. Tutte persone colpite in prima linea d​agli assalti degli attivisti​,​ che in nome di una “giusta causa” (secondo la loro personale opinione) anziché contestare utilizzando una delle tante forme di protesta pacifica preferiscono mettere in pericolo ​le ​persone ​che meno hanno responsabilità sulla paternità del progetto​.

Il secondo problema è politico. Purtroppo tutto il blocco di conservatori di sinistra che si scaglia contro la Tap ha dimostrato ancora una volta di non saper gestire la protesta quando supera il limite della legalità. Qualche giorno fa ​Massimo ​D’Alema, ​insieme ad Ernesto ​Abaterusso e ​Salvatore ​Piconese​ ​(capogruppo pugliese e coordinatore provinciale di Lecce​) avevano trovato il tempo di scrivere una nota congiunta per chiedere la revoca del divieto di accesso a Lecce per alcuni attivisti No Tap.​ ​”Non ci sembra​ ​che in quella occasione siano stati commessi dei reati. Proteste, forse esagerate, ma nulla di pi​ù”​, avevano dichiarato nella nota, chiedendo la sospensione del provvedimento “in particolare per coloro che ​hanno la necessit​à ​di recarsi ​a Lecce per motivi di lavoro o per motivi personali, riguardanti l’assistenza e la cura dei propri familiari​”​.​

Questa volta si è preferito non intervenire per difendere la legalità​ e ​​non è arrivata​ nessuna nota​ in sostegno dei lavoratori che guidavano le betoniere o degli agenti di polizia.​ ​A cercare una mediazione ci ha pensato ​il deputato Pd, Dario Ginefra​:​ “Sono certo​ ​che s​e ​anche su altre questioni​​ come il Tap​ – oltre al tema Ilva -​ vi fosse analoga attenzione per le posizioni di Emiliano e dei Sindaci salentini, i problemi sarebbero derubricati in pochi giorni di lavoro. La Puglia ​è​ una Regione d’Europa e vuole codeterminare il proprio sviluppo senza sottrarsi alle proprie responsabilit​à”.​

Massimo D'Alema, Tap

Assalto alla Tap, chi paga?

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