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“Per l’Italia questo può essere il governo della svolta. E lo deve guidare un politico. Ma ancora non sono certo che riuscirà a vedere la luce”. Paolo Becchi, filosofo e politologo, segue con qualche preoccupazione ciò che accade nei palazzi romani. E fa il tifo per la nascita di un esecutivo grillo-leghista.

Professor Paolo Becchi, cosa ne pensa del nome di Giuseppe Conte come premier, che però ora inizia a vacillare per via del curriculum?

Io sono contrario a un premier terzo tra Salvini e Di Maio. Da un mese e mezzo mi batto per l’idea di una staffetta. Ci vuole governo forte che sappia risolvere i problemi e sappia rispondere all’Europa. Dovrebbe iniziare Di Maio e dopo 2 anni e mezzo si cambia con Salvini, passando per una crisi formale e un nuovo esecutivo. Di Maio era d’accordo, ma Salvini no. Se non c’è accordo su chi deve iniziare, si può procedere con un sorteggio. Tutto ciò, però, presuppone una totale fiducia reciproca tra i due leader.

Il contratto di governo le piace?  

Sul programma è stato fatto un lavoro importante. Due forze politiche che possono essere considerate una l’antitesi dell’altra sono riuscite a trovare una sintesi su un programma. A me possono non piacere alcune parti, come quella sulla giustizia (troppo “manettara”) e sull’Europa (troppo blanda), ma l’impianto è buono. Non sono però riusciti a trovare una sintesi su un nome, anzi l’hanno trovata ma è debole. Come fai a dire facciamo un governo politico alternativo per l’Italia e poi proponi un tecnico? Il capitano della nave conta, non è un ruolo formale, come ha detto il presidente Mattarella facendo riferimento all’articolo 95 della Costituzione. Tra Di Maio e Salvini – che dal punto di vista elettorale hanno ancora il vento in poppa – la sintesi non può essere Conte.

Cosa farà ora il capo dello Stato?

Il presidente della Repubblica ha fatto capire a entrambi che il premier non è un burattino, ma una figura politicamente forte. Questo è il messaggio che ha lanciato continuando le consultazioni. E come se stesse dicendo: attenzione, non mi avete ancora convinto, rifletteteci ancora.

Se il Quirinale dovesse dire no a Conte?

A quel punto Mattarella potrebbe dare l’incarico a Di Maio e Salvini dovrà convincersi. Oppure ritornerà in ballo il governo del presidente: neutrale e istituzionale. E poi si tornerà a votare.

Salvini alla fine ha mollato Berlusconi. Che ne pensa?

L’astensione benevola paventata all’inizio da Giovanni Toti si sta trasformando in opposizione vera e propria, ormai Fi si muove su un altro orizzonte rispetto alla Lega. Diverso mi sembra invece l’approccio di Fdi, che potrebbe alla fine convincersi a entrare in maggioranza. Da un punto di vista formale, però, l’alleanza di centrodestra non è finita. Anche se i rapporti tra Salvini e Berlusconi, già non facili, sono destinati a peggiorare.

Cosa pensa delle reazioni preoccupate dell’Europa e degli attacchi da parte della stampa internazionale?

Sono positive, perché stanno a significare che questo governo potrebbe fare qualcosa di buono per l’Italia. Francia e Germania non devono intromettersi nella formazione del governo italiano, men che meno nella nomina dei ministri. Questo è un esecutivo che può dare fastidio perché per la prima volta farà gli interessi dei cittadini invece di quelli di Bruxelles.

Lei ha detto che queste elezioni segnano una svolta epocale. Perché?

Perché, come avvenne nel 1994, è cambiato completamente lo scenario, con due leader giovani a Palazzo Chigi e i vecchi partiti costretti all’opposizione. Per la prima volta da molti anni a questa parte potrebbe verificarsi il recupero della sovranità nazionale, con un esecutivo che rimette i cittadini e l’Italia al centro dell’azione. Può essere la legislatura che manderà in soffitta paradigmi come centrodestra e centrosinistra, sostituendoli con la contrapposizione tra sovranisti e globalisti.

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