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Ha scelto ore molto delicate per l’Italia Papa Francesco per parlare di un argomento al centro del confronto politico, il lavoro. E allora, per evitare di fraintenderlo o di usarlo, sarà bene leggere quello che ha detto sul lavoro durante l’omelia di Santa Marta insieme a quanto ha detto sull’Islam, altro argomento di stringente attualità politica, questa volta in un’intervista all’Eco di Bergamo, non dimenticando come si è comportato a ridosso di questi due interventi. Infatti, proprio nelle ore in cui il candidato premier “amico del popolo” arrivava al Quirinale a bordo di un taxi, lui entrava nell’aula Paolo VI camminando a piedi, da solo, tenendo sotto braccio ombrello e cartellina nera. Due comportamenti simili; quanto meno si può desumerne che il papa “amico del popolo” fa scuola per gli “amici del popolo”? Non direi, i due comportamenti divergono in un dato essenziale per leggerli.

Entrando nel palazzo Papa Francesco ha rallentato il passo per stringere la mano delle due guardie svizzere che lo attendevano sull’attenti, obbligandone a rompere il protocollo, perché non stringere la mano del papa che la dà non sta bene anche se il protocollo non prevede strette di mano in servizio.

Il candidato premier amico del popolo non ha teso la mano a nessun corazziere in servizio all’ingresso del Quirinale, e questo segna una differenza importante tra popolare e populista. Passiamo alle parole. Il papa durante l’omelia di Santa Marta ha voluto soffermarsi sul lavoro, non tanto sulla dignità del lavoro, come si potrebbe pur dire, ma sul lavoro che nobilita l’uomo. Altre volte ha detto che è importante per l’uomo sapere che si guadagna i soldi per comprare il pane per i propri figli, questa volta ha detto che è un peccato grave, mortale, sfruttare il lavoratore, evadere i contributi, negargli le ferie o il riposo settimanale. Se il lavora nobilita l’uomo il datore di lavoro non può sfruttarlo come uno schiavo. I tempi cambiano, un tempo lo schiavismo era accettato dalle nostre società e il santo gesuita Pietro Claver, uno dei modelli spirituali di Bergoglio, che viveva con gli schiavi a Cartagena de Los Indios, era irriso, non compreso: gli schiavi a quel tempo erano considerati esseri senza l’anima, dunque cosa ci faceva quel gesuita con loro? Bergoglio, che proprio a San Claver ha voluto rendere omaggio durante il suo viaggio in Colombia, ricorda che i lavoratori, tutti i lavoratori, hanno un’anima. E lo fa parlando agli artefici di una globalizzazione che sembra togliere l’anima non solo a tante persone ma a tutti i popoli, togliendogli identità. Chi capisce il secondo problema non può non capire il primo. Forse è per questo che parlando del nascente governo il presidente della Cei, cardinale Bassetti, ha detto che la Chiesa vigilerà sui principi irrinunciabili. Proprio per questo è lecito dire che c’è nelle parole di Papa Francesco anche una raccomandazione a non sfruttare politicamente gli inoccupati, con misure che possono incontrare il provvisorio favore di chi è in difficoltà, ma che non costituiscono un impegno a emancipare, a nobilitare. Globalizzatori e populisti sono avvertiti.

Come lo sono, entrambi, dalle parole di nuovo chiarissime che ha pronunciato sull’Islam nell’intervista rilasciata al direttore dell’Eco di Bergamo: l’equiparazione tra Islam e terrorismo, ha detto, “è una menzogna e una sciocchezza”. Parole che vanno dritte al cuore di uno dei problemi dell’oggi per tanti, anche quelli che chiuderebbero i confini perché con i migranti arriverebbero anche i terroristi: “La situazione internazionale è complessa, si sa, ma in ogni caso sono convinto che i muri si alzano per paura, per non vedere la sofferenza del fratello che può disturbare, si alzano per proteggere quello che invece andrebbe condiviso. Alzare un muro – ha continuato il pontefice – è chiudere il proprio cuore, sigillarlo come una tomba. Non è una questione di generosità e neppure di solidarietà. Qui c’è tanto lavoro da fare, occorre creare una nuova cultura, una nuova mentalità, educare le nuove generazioni a pensare, e pensarsi, come un’unica famiglia umana, una comunità senza confini”.

Bergoglio quando parla del mondo sembra parlare di un corpo nel quale la testa e la gambe sono diverse, oggettivamente diverse, ma pensare di separarle è criminale oltre che impossibile. Per questo ha sempre dimostrato particolare attenzione per le giunture di questo corpo-mondo, come sono le terre di mezzo, dove si articolano i movimenti del corpo del mondo.

MAssimo Borghesi, papa

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