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2045: secondo Ray Kurzweil, direttore dell’ingegneria di Google, la specie umana moltiplicherà per un miliardo di volte la propria intelligenza grazie alla possibilità di potenziare le capacità del cervello con l’Intelligenza Artificiale (AI) creata dall’uomo.

Un’ipotesi, tra l’altro, condivisa anche da Elon Musk, che sta realizzando un’interfaccia corticale con la Neuralink.

A suffragio della sua ipotesi, Kurzweil ricorda che già ora alcuni malati di Parkinson hanno un chip impiantato nel cervello, capace di stimolare i neuroni per tentare di ripristinarne l’attività.

Ma a coloro che ancora considerano la “società cyber” più vicina ad una fantasia che ad un futuro prossimo, può essere utile aggiungere un altro tassello del puzzle.

Tre ricercatori dell’Accademia delle Scienze cinese hanno misurato il “quoziente di intelligenza” (I.Q.) di alcuni famosi software sviluppati da Apple, Baidu (il principale motore di ricerca in lingua cinese) Google e Microsoft, con l’obiettivo di quantificarne l’abilità e l’efficienza (in termini di sapere, apprendimento, utilizzo e creazione di conoscenza) e paragonarle alle stesse capacità umane.

L’esito delle ricerche svolte nel 2016 e pubblicate alcune settimane fa, vede emergere Google con un IQ = 47.28, un valore inferiore al quoziente di intelligenza di un bambino di sei anni (IQ=55.5) ed enormemente più basso di quello di un diciottenne (IQ=97). Da rilevare, seppur con un opportuno sano scetticismo (anche in relazione a quanto analizzeremo in seguito), come la tecnologia Duer, che potremmo definire come la risposta di Baidu a Siri, risulti secondo nella classifica stilata dai ricercatori cinesi, con un punteggio che supera ampiamente il rivale Apple (37,2 contro 23,94).

Ma anche se chi legge ha la certezza che il tempo della cyber society sia comunque ancora molto lontano, approfondendo lo studio emerge qualche dubbio.

Infatti, la stessa ricerca due anni fa, aveva già misurato il quoziente di intelligenza di Google, quantificandolo in 26.5.  In generale, anche se con percentuali minori, anche le altre aziende registravano valori decisamente inferiori di quanto misurato nel 2016.  Anche se non vi erano dubbi circa la rapidissima evoluzione dei software, ora abbiamo un parametro oggettivo: 80% del trend di crescita in soli due anni.

Altrettanto reale è il ruolo che l’intelligenza artificiale ha assunto nelle agende strategiche delle super potenze mondiali.

Politiche economiche, programmi di sviluppo di medio lungo termine ed ingenti investimenti non sono più prerogativa esclusiva degli Stati Uniti.

Il governo cinese nel 2017 ha definito la Artificial Intelligence come una delle priorità del Paese e, in linea con la sua ben nota capacità di tradurre in sostanza i propri propositi, ha immediatamente avviato un preciso programma strategico per recuperare il gap: da qualche mese, molti governi regionali stanno finanziando ed incentivando innovazione in questo settore. Grazie alle politiche di sostegno, la provincia di Guizhou, una delle più povere aree cinesi, si è trasformata in una piccola Silicon Valley, dove realtà come Apple, Alibaba, Tencent e Qualcomm hanno installato i propri big data center.

L’influenza governativa, oltre che a livello locale, ha anche rivoluzionato le strategie dei giganti tecnologici cinesi.

Baidu ha una nuova vision: “Artificial Intelligence First” (il motto precedente era “mobile first”), mentre Alibaba (che capitalizza al NASDAQ oltre 450 miliardi di dollari) e Tencent (la società cinese con la maggior capitalizzazione di mercato che ha chiuso il 2016 con un utile netto di quasi 6 miliardi di dollari) stanno acquisendo importanti partecipazioni azionarie in start-up in tutto il mondo.

Inoltre, la centralità assunta dall’intelligenza artificiale deve imporre necessariamente alcune riflessioni che investono, in primis, le policy di sicurezza. Per intenderci, i software di intelligenza artificiale non sono altro che la combinazione di algoritmi e dell’ “esperienza” derivata pre-processando un grande dataset di informazioni. Grazie a ciò, analizzando un determinato contesto, l’intelligenza artificiale è in grado di fornire un risultato come, ad esempio, la miglior risposta ad un domanda, un trend che emerge tra milioni di dati, la terapia più efficace, il candidato più adatto a ricoprire un ruolo, ecc.

La qualità dei dati utilizzati per l’addestramento e la bontà dell’algoritmo che li utilizza sono quindi alla base della correttezza della risposta. Dunque il fattore umano (princìpi, competenza, capacità, pregiudizio, esperienza, ecc.) di chi è coinvolto nel processo di implementazione della Artificial Intelligence resta decisivo per garantire che questi software si comportino in “modo scientifico ed obiettivo”.

Ma il malfunzionamento, o il non funzionamento, potrebbe anche essere causato da influenza esterna, ovvero da un hacker. La cyber society in cui vivremo, offrirà infatti molti stimoli anche ai cyber criminali Il cui target, che oggi è rappresentato da reti di interconnessione, server, computer, telefonini e altri apparati, certamente evolverà, magari facendo diventare proprio il cervello umano, potenziato dall’intelligenza artificiale, il principale bersaglio.

Per disciplinare questo complesso contesto, i governi sono chiamati da un lato a produrre presto norme adeguate ad una imminente cyber society e dall’altro a stimolare ogni sinergia per colmare rapidamente la scarsa disponibilità di specialisti del settore cyber. Ed è appunto con questo intento che Elettronica e CY4Gate in partnership con la LUISS Guido Carli, hanno recentemente lanciato il primo Master in “Cybersecurity: politiche pubbliche, normativa e gestione”.

Un tandem azienda/università per unire le forze su un tema considerato oggi la seconda emergenza in Europa, dopo i cambiamenti climatici e davanti all’immigrazione.

Uno scenario geopolitico in rapida e profonda evoluzione, in cui la superiorità tecnologica potrebbe tradursi in potere politico globale. Un panorama ben sintetizzato dal Presidente Putin nel settembre scorso: “Chi diventerà leader nell’intelligenza artificiale, governerà il mondo”.

Non rimane che augurarsi che i nuovi prìncipi siano animati da buoni principi.

La Cyber Society (presto) in arrivo

Di Andrea Melegari

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