Skip to main content

Durante il suo primo Discorso sullo Stato dell’Unione (Sotu), Donald Trump, tra le varie esaltazioni del suo operato nel suo primo anno in office, ha detto che l’attuale amministrazione ha “girato pagina su decenni di accordi commerciali ingiusti che hanno sacrificato la nostra prosperità e allontanato le nostre aziende, i nostri posti di lavoro e le nostre ricchezza”. Ma a guardare i dati sembra che non sia proprio così. In generale, nel 2017, il deficit commerciale totale degli Stati Uniti è salito a 566 miliardi di dollari, il 12,1 per cento in più rispetto al 2016, con il dato mensile di dicembre che ha toccato i 53,1 miliardi (il dato peggiore degli ultimi nove anni).

Schermata 2018-02-07 alle 15.20.53

Soprattutto se lo sguardo si posa sulla Cina, nemico trumpiano perché è una potenza globale (e globalizzante), emblema di quello sbilanciamento commerciale che il presidente considera il male che ruba prosperità alla produzione americana – da difendere con le policy America First, come per esempio i dazi sull’importazione di celle fotovoltaiche, di cui la Cina, insieme alla Corea del Sud (partner con cui c’è qualche screzio e distanza), è il maggior produttore al mondo, e dunque a tutti gli effetti sono un atto di guerra commerciale indiretto contro Pechino.

Trump ha promesso più volte di abbassare il deficit commerciale con la Cina, anche perché l’amministrazione lo considera come una sorta di test per estendere questa filosofia a decine di altre nazioni con cui gli Stati Uniti soffrono la differenza tra import ed export (tra queste, anche l’Italia). Ma nel 2017 il gap con Pechino ha toccato livelli record: gli acquisti statunitensi di beni e servizi cinesi lo scorso anno sono stati superiori di 375 miliardi di dollari rispetto agli ordinativi cinesi dagli Stati Uniti, a comunicarlo è stato il dipartimento del Commercio (conferma di quello che da qualche settimana viene ventilato).

I sindacati, che avevano creduto nel Trump dell’America First non l’hanno presa bene: “Come candidato, il presidente ha promesso di ridurre il deficit commerciale, porre fine agli inganni della Cina, fermare il commercio sleale di acciaio e alluminio e invertire l’ondata di posti di lavoro persi a causa del commercio”, ha detto Leo Gerard, presidente di United Steelworkers, il più grande sindacato del Nord America, con quasi un milione di iscritti: “Nonostante molte promesse, i lavoratori sono ancora in attesa di un nuovo approccio”.

L’aumento del deficit, secondo il segretario al Commercio, Wilbur Ross, è legato all’aumento della capacità di acquisto dei cittadini americani, collegato questo alla crescita economica. Insomma, se da un lato l’economia americana spinge e corre veloce, aspetto di cui il presidente si intesta tutti i meriti (e attorno a cui ha girato il suo primo Sotu), dall’altro c’è lo squilibrio commerciale con paesi come la Cina (da cui per esempio vengono computer o elettrodomestici) cresce; conseguenza del boom economico è anche il calo di Wall Street, perché gli investitori iniziano a temere che la Fed possa cambiare politica sui tassi, rialzandoli, data la crescita.

Crescita che per altro arriva in un momento che fa segnare anche la quasi piena occupazione, e dunque la maggiore domanda interna – derivante anche dalla nuova politica fiscale che dovrebbe lasciare più soldi in tasca ai contribuenti – sarà sopperita con le importazioni; a meno che le aziende non decidano di ampliare la propria produttività, ma anche, l’acquisto delle nuove attrezzature potrebbe coinvolgere import dall’estero.

Ross però ha cercato di rassicurare la base trumpiana, che davanti a certi numeri (ammesso abbia reale interesse a leggerli in modo scevro da narrazioni politiche) potrebbe sollevare dubbi: il segretario, alleato di Trump dalla prim’ora, ha detto che il presidente riuscirà a equilibrare la situazione con una politica commerciale più aggressiva: “Le iniziative del presidente hanno bisogno di tempo per concretizzarsi” (inutile aggiungere che Trump in campagna elettorale prometteva cambiamenti repentini). Il 2018 viene considerato l’anno in cui le policy pseudo-protezionistiche e la guerra commerciale con la Cina potrebbe iniziare, ma la questione divide il potere trumpiano.

La Reuters fa notare che le politiche dei dazi “potrebbero rivelarsi politicamente popolari con i sostenitori della classe operaia di Trump, in particolare negli stati duramente colpiti dalla chiusura delle fabbriche e dalla concorrenza delle importazioni”, tuttavia “gli economisti dicono che probabilmente farebbero ben poco per cambiare la traiettoria di crescita del deficit commerciale complessivo, che è legato più a fattori macroeconomici”. Mentre le politiche dirette contro le importazioni da certi paesi possono funzionare per modificare quello specifico deficit commerciale, è improbabile che invertano la tendenza generale: come dire, Washington potrebbe ridurre il gap con Pechino, ma aumentare quello con la Thailandia, scrive il New York Times. Il 2018.

 

 

trump inf muro

Il divario commerciale tra Cina e Stati Uniti cresce a livelli record, nonostante Trump

Durante il suo primo Discorso sullo Stato dell'Unione (Sotu), Donald Trump, tra le varie esaltazioni del suo operato nel suo primo anno in office, ha detto che l'attuale amministrazione ha "girato pagina su decenni di accordi commerciali ingiusti che hanno sacrificato la nostra prosperità e allontanato le nostre aziende, i nostri posti di lavoro e le nostre ricchezza". Ma a guardare…

I cristiani mai così perseguitati. La denuncia del cardinal Piacenza (ACs)

“Quando la politica fa religione, evidentemente i primi persecutori diventano i governi. Si sta in genere sempre attenti nel dire che la Chiesa non deve fare politica. Ma la Chiesa potrebbe dire che i governi non devono fare religione: per esempio quando si tratta di questioni morali. Certe questioni tipiche, come il rispetto alla vita, fanno parte della coscienza delle…

La parata di Kim, mentre il Sud incontra il Nord alle Olimpiadi

In Nord Corea c'è stata la parata militare per la fondazione dell'esercito; ricorre oggi il settantesimo anniversario, ma la sfilata di armamenti è passata leggermente sotto traccia. Il simbolismo con cui si muove il presidente Kim Jong-un va sempre inquadrato in un contesto più ampio. Venerdì, a PyeongChang, in Corea del Sud, si apriranno i Giochi Olimpici invernali, quelli in cui le…

Aria di svolta tra Cina e Santa Sede. I dettagli di un possibile avvicinamento

La visita di un autorevole esponente vaticano quale il cancelliere della pontificia accademia delle scienze, monsignor Marcelo Sanchez Sorondo, sembra proprio confermare l’aria di svolta tra Cina e Santa Sede. Per alcuni è una speranza, per altri un timore, anche se in un tempo come quello presente, segnato dal rischio di nuove guerre, forse fredde ma forse no, la semplice…

Dirigenza pubblica punto e a capo?

Con la conclusione della XVII legislatura repubblicana si è ufficialmente aperta una campagna elettorale particolarmente incerta in cui, al momento, non sembra aver ancora trovato posto una discussione articolata sullo stato ed il ruolo della pubblica amministrazione e, in particolare, della dirigenza pubblica. Non appaia insolito: Governo e Parlamento sono stati a lungo impegnati nella faticosa elaborazione dell’ambiziosa riforma della…

pinotti

Perché le fake news mettono a repentaglio la democrazia. Parla il ministro Pinotti

Le fake news, "non sono, banalmente, la diffamazione o la calunnia. Sono tossine inoculate con estrema perizia negli organismi sociali, non per uccidere ma, in genere, per debilitare, facilitando poi l’attuazione di disegni che possono avere anche carattere eversivo di un ordine sociale e politico". A dirlo è stato il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, intervenuta oggi al Politecnico di…

Ecco come i Cinque Stelle hanno messo mano a Rousseau dopo gli attacchi hacker

La piattaforma Rousseau è pronta per affrontare le elezioni del 4 marzo nel pieno delle sue potenzialità. Ad annunciarlo in una conferenza stampa alla Camera questa mattina Davide Casaleggio, Paola Taverna, Alfonso Bonafede ed Enrica Sabatini, che hanno presentato "Activism", la nuova funzione di Rousseau ideata per ampliare la partecipazione online. Non solo però degli iscritti: questa volta il sistema creato…

Cosa è avvenuto in Siria tra le truppe americane e quelle siriane

In Siria le forze che si contendono il terreno sono tante, le armi pure, i combattenti non di meno e le linee divisorie alquanto confuse. Può capitare pertanto qualche scontro a fuoco inavvertito, non voluto, non desiderato, ma che può tornare utile come deterrente in caso di futuri sconfinamenti. È quanto è accaduto ieri a Khusham, a otto chilometri dalla…

Come i Paesi europei spendono di più per la Difesa. Tutti i numeri del rapporto dell'Eda

Superati gli anni neri della crisi, gli Stati europei stanno spendendo di più per la difesa, ma lo fanno singolarmente. Se nel 2016 la spesa totale dei 27 Paesi membri dell'Agenzia di difesa europea (Eda) è stata di 207,9 miliardi di euro, pari all'1,43% del Pil, solo il 18% degli investimenti per gli equipaggiamenti e l'8% di quelli in ricerca e…

Perché concordo con Enzo Scotti su Di Maio

Formiche.net ha pubblicato ieri una sobria e interessante intervista di Francesco Bechis al professor Enzo Scotti, storico ministro democristiano dell’Interno e degli Esteri, in occasione della visita al Link Campus, presieduto da Scotti appunto, del candidato capo del governo per il Movimento Cinque Stelle Luigi Di Maio. Il colloquio tra Bechis e Scotti è senza reticenze, franco, caratterizzato da sano…

×

Iscriviti alla newsletter