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Ucraina, Medio Oriente, Mar Rosso. Le banche della zona euro sono resilienti, lo hanno dimostrato negli anni difficili della pandemia e della grande inflazione. Ma pensare che possano essere immuni da quanto sta accadendo in tre teatri alle porte dell’Europa, sarebbe pura e semplice presunzione. Non è così, come mette nero su bianco la Banca centrale europea nel suo ultimo rapporto sulla stabilità finanziaria, che viene diffuso con cadenza semestrale.

Bisogna partire da una premessa. “Complessivamente le condizioni sulla stabilità finanziaria nell’area euro sono migliorate negli ultimi sei mesi, mentre i rischi di una caduta in recessione sono diminuiti, ma i mercati restano esposti a possibili ripercussioni negative a livello macroeconomico e finanziario e agli sviluppi problematici a livello geopolitico”, ha scritto il vicepresidente della Bce, Luis de Guindos nell’introduzione al rapporto.

Secondo la Bce, “ad oggi le banche dell’eurozona si sono dimostrate una fonte di resilienza, ma le basse valutazioni di mercato suggeriscono che persistono sfide in particolare sulla qualità degli asset, sui finanziamenti e sui ricavi”. Di qui, il passaggio chiave sui rischi derivanti dai conflitti in Ucraina e Medio Oriente e dalla strozzatura nel Mar Rosso. “Le prospettive restano fragili, dato che le possibilità di shock economici e finanziari risultano elevate in un contesto di accresciute incertezze geopolitiche e sulle politiche che verranno perseguite a livello globale”. In questo quadro, secondo De Guindos è opportuno “rafforzare ulteriormente la resilienza del sistema finanziario per attrezzarlo di fronte alla crescente incertezza”.

Poi c’è il capitolo tassi. Alla Bce non possono certo ignorare come le dieci strette consecutive (da luglio 2022 a settembre 2023) abbiano creato non pochi problemi alle famiglie, soprattutto italiane, che per tradizione e cultura sono spesso indebitate. “L’inasprimento delle condizioni finanziarie e di finanziamento, a cui ha contribuito la stretta monetaria della stessa Bce, sta mettendo alla prova la resilienza delle famiglie più vulnerabili nell’eurozona, delle imprese e dei conti pubblici, mentre la contrazione dei mercati immobiliari in vari Paesi crea pressioni sulle aziende del settore”.

Per fortuna, l’estate è vicina e con essa il primo vero taglio al costo del denaro. Lo sanno i mercati, come i risparmiatori. Tanto che “il miglioramento del clima di fiducia tra gli investitori riflette le aspettative di allentamenti di politica monetaria”, chiaramente da parte della stessa Bce, che ha lanciato ripetuti segnali di un primo taglio dei tassi a giugno senza però vincolarsi a un percorso di progressive riduzioni. Il rapporto avverte tuttavia che alla luce della vulnerabilità dei mercati finanziari a ulteriori shock avversi, “il clima potrebbe mutare rapidamente. Per esempio, forti tensioni geopolitiche potrebbero innescare volatilità e creare il potenziale per reazioni di mercato fuori scala che potrebbero venire amplificate da imprese non bancarie con strutturali fragilità sulle liquidità”. Il messaggio è sempre quello, attenti a quanto accade in Ucraina, Mar Rosso e Medio Oriente.

Cosa minaccia le banche europee secondo la Bce

Nel suo rapporto semestrale sulla stabilità finanziaria, Francoforte ammette l’ottima tenuta degli istituti della zona euro, pur paventando possibili rischi qualora i conflitti alle porte dell’Europa si aggravassero. Tanto che il taglio dei tassi previsto per l’estate potrebbe essere un caso isolato

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