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Le elezioni presidenziali in Iran del 28 giugno 2024 hanno visto una partecipazione storicamente bassa, con solo il 40% degli aventi diritto al voto che si sono recati alle urne. Questo dato rappresenta il livello di affluenza più basso dalla fondazione della Repubblica Islamica nel 1979. Il primo turno ha visto in testa il riformista Massoud Pezeshkian, che ha ottenuto il 42,6% dei voti, seguito dall’ultraconservatore Saeed Jalili con il 38,8%. Nessuno dei candidati è riuscito a ottenere la maggioranza assoluta, rendendo necessario un ballottaggio che si terrà il 5 luglio. Queste elezioni sono state convocate in seguito alla tragica morte del presidente Ebrahim Raisi, avvenuta il 19 maggio in un incidente di elicottero. Raisi, un ultraconservatore, era in carica dal 2021 e la sua scomparsa ha aperto un vuoto politico significativo.

La bassa affluenza è stata un elemento centrale di queste elezioni. Diversi fattori possono aver contribuito a questo fenomeno, tra cui la disillusione politica, la mancanza di fiducia nelle istituzioni e le difficoltà economiche che il paese sta affrontando. L’astensionismo potrebbe riflettere un crescente distacco della popolazione dalla politica tradizionale e una richiesta di cambiamento più radicale. Il ballottaggio tra Pezeshkian e Jalili rappresenta una scelta cruciale per il futuro dell’Iran. Pezeshkian, con la sua piattaforma riformista, promette un’apertura maggiore verso l’Occidente e riforme interne significative. Jalili, d’altra parte, rappresenta la continuità con la linea dura e conservatrice del precedente governo.

Il contesto politico in Iran è estremamente complesso. La morte di Raisi ha scosso profondamente il paese, lasciando un vuoto di potere che ha reso queste elezioni ancora più cruciali. La popolazione iraniana è divisa tra coloro che desiderano un cambiamento e quelli che preferiscono mantenere lo status quo. Le difficoltà economiche, aggravate dalle sanzioni internazionali, hanno ulteriormente esacerbato il malcontento popolare. La disillusione verso la classe politica è palpabile, e molti elettori si sentono abbandonati dalle istituzioni.

Le elezioni presidenziali in Iran stanno delineando un quadro politico complesso e incerto. La bassa affluenza e la necessità di un ballottaggio indicano un paese in cerca di stabilità e direzione. Il risultato del secondo turno sarà determinante per capire quale strada l’Iran sceglierà di percorrere nei prossimi anni. La scelta tra Pezeshkian e Jalili non è solo una questione di politica interna, ma avrà anche ripercussioni significative sulle relazioni internazionali dell’Iran e sulla sua posizione nel contesto geopolitico globale.

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