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Intorno alle tre del pomeriggio (quando in Italia erano le 8:30 di sera) un furgone si è lanciato su una pista ciclabile al centro di New York, non troppo lontano dal World Trade Center, downtown di Manhattan.

Ha investito diversi ciclisti e percorrendo decine di metri all’interno dell’area pedonale, poi ha finito la sua corsa contro uno scuolabus. L’uomo alla guida è poi sceso con in mano due pistole, che poi si è scoperto essere dei giocattoli, ha provato a scappare, ma è stato ferito allo stomaco dalla polizia, che ora lo tiene sotto custodia.

Ci sono otto persone uccise e undici feriti, di cui alcuni in condizioni serie ma non in pericolo di vita.

Le autorità, a cominciare dal sindaco Bill de Blasio, ritengono che si sia trattato di un atto terroristico; il genere è noto, se ne sono visti diversi eseguiti secondo le stesse modalità negli ultimi anni, tutti eseguiti da elementi affiliati e ispirati dallo Stato islamico, che attraverso i suoi predicatori di spicco ha chiesto ai proseliti di colpire gli occidentali con ogni mezzo a disposizione (e i veicoli sono diventati tra quelli più facilmente reperibili e meno sospettabili).

Per il momento non è nota l’identità dell’attentatore (per ora si sa solo che è un ventinovenne), e anche da questa si otterranno maggiori informazioni su ciò che c’è dietro all’accaduto. Secondo Andrew Cuomo, governatore dello stato di New York, l’uomo, che guidava un mezzo noleggiato da Home Depot, avrebbe agito da solo. I testimoni hanno raccontato che una volta sceso dal furgone l’attentatore abbia urlato Allahu Akbar brandendo le armi finte in faccia ai poliziotti.

(articolo in aggiornamento)

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