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All’ultimo Summit del Consiglio Europeo, le agenzie ed i riflettori erano tutti per lui, l’uomo del momento, il Presidente francese Emmanuel Macron.

Dall’altra parte, è stato lui a sconfiggere il “demone” Marine Le Pen, quella madame Frexit figura di spicco del populismo europeo. Ed è sempre e solo lui, l’unico politico europeo ad aver presentato un progetto onnicomprensivo di riforma dell’Unione nel suo discorso all’Università Sorbona di Parigi a fine settembre.

Poco importa, se, ad onor del vero, un progetto alternativo sarebbe stato proposto anche da un altro francofono, il Presidente della Commissione Jean-Claude Juncker, ma, onestamente, quest’ultimo è  “solamente” un vecchio politico lussemburghese incaricato di “governare” un Unione ingovernabile, lui è il Presidente della Repubblica Francese! E ha 39 anni!

Tutto il Summit è stato, infatti, un continuo lancio di agenzie sul Presidente francese. Macron che portando in alto (lui, un liberale) la bandiera della difesa del mercato interno europeo (e francese) ha cercato di rallentare “la corsa” della Commissione verso ulteriori nuovi trattati di libero commercio. Macron, un liberista pro-businees, che cerca di introdurre una “tassa digitale europea” contro Google, Amazon ed Apple scontrandosi con il Primo Ministro irlandese Leo Varadkar, e quello belga Charles Michel. Macron che si scontra con Tusk, Macron che lotta contro la stagnazione dell’Europa.

Eppure, nonostante ci abbia provato, questa non è l’Europa di Macron, almeno non lo è ancora. Questa rimane l’Unione Europea del libero scambio, favorevole a nuovi commerciale e rispettosa del “principio di unanimità all’interno del Consiglio”, quella del “andiamo avanti, piano, ma tutti insieme”.

Insomma, lieber Präsident der Französischen Republik, questa è e rimane l’Europa di Angela Merkel.

Non a caso sulla questione del libero commercio, proprio il “vecchio” politico lussemburghese Juncker, per anni compagno al Consiglio proprio di Angela Merkel, lo ha riportato all’ordine sottolineando come la Commissione da lui guidata raggiungerà un accordo con il Mercosur (l’unione commerciale del Sud America), “prima della fine dell’anno.

Sempre non a caso, sul tema delle “molte velocità” è intervenuto il Presidente del Consiglio d’Europa Donald Tusk, arrivato in consiglio dopo Angela Merkel, sottolineando come nel Consiglio prima di tutto viene la coesione e l’unità dei 27. Non uno di meno.

La lezione, per Macron è stata semplice.Non importa se il risultato elettorale sia stato “inferiore” alle attese o se il lavoro di cesello attorno alla “Coalizione Jamaica” in atto a Berlino, l’ha portata ad avere un basso profilo, Angela è seduta a quel tavolo dal 2005, quando era lei la giovane “rampante” della politica europea.

Lei è l’unico, vero “primus-inter-pares” d’Europa e lo è sia grazie alla sua caratura politica, ma, sopratutto, grazie all’arma più potente della Germania. No, non il suo potere economico, ma quel tesoro prezioso e spesso dimenticato in certe parti del continente, soprattutto in Italia, vedendo il peso avuto dal Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni al summit: la stabilità politica.

Un giorno, caro Macron, forse, questa sarà la “tua” Europa, per ora rimane quella di Angela, sicuramente per i prossimi quattro anni.

 

Pubblicato in origine su: il Caffè e l’Opinione

Perché l'Europa è di Angela Merkel

All'ultimo Summit del Consiglio Europeo, le agenzie ed i riflettori erano tutti per lui, l'uomo del momento, il Presidente francese Emmanuel Macron. Dall'altra parte, è stato lui a sconfiggere il "demone" Marine Le Pen, quella madame Frexit figura di spicco del populismo europeo. Ed è sempre e solo lui, l'unico politico europeo ad aver presentato un progetto onnicomprensivo di riforma dell'Unione nel suo…

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