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Il voto italiano entra nelle grandi partecipate italiane. Con tutto quello che ne consegue. Lo dice un report di Mediobanca, che paventa ribaltoni ai vertici delle principali società quotate e controllate dal governo, direttamente o meno tramite la Cassa Depositi e Prestiti.

Ovvero, Enel, Eni, Snam, Terna, Poste, Leonardo, Italgas, Saipem, Mps, Enav, Fincantieri, Rai Way. Per le quali “la possibilità di un nuovo governo include anche il rischio di cambi nel management per le società i cui cda sono stati nominati e confermati durante la precedente amministrazione del Pd”, scrive Mediobanca in un report che analizza il voto italiano.

L’unico cda in scadenza quest’anno, tra le quotate, è quello di Saipem, che andrà rinnovato in occasione dell’assemblea di bilancio in primavera. Decisamente più strategica la nomina del board della della Cdp, cassaforte delle partecipazioni statali e in grado di muovere ingenti risorse, in agenda sempre quest’anno. Per quanto riguarda i board di Fincantieri, Snam e Italgas andranno rinnovati nel 2019 mentre tutti gli altri, inclusi i big Eni, Enel, Poste, Leonardo e Mps. cadranno nel 2020. Sempre che l’avvento di un nuovo azionista di controllo non provochi un’accelerazione del ricambio.

Proprio pochi giorni fa Di Maio è intervenuto al programma Non stop news di Rtl 102.5. Il caos ferroviario che ha colpito l’Italia a causa del maltempo ha offerto l’occasione per soffermarsi sulle partecipate dello Stato, compresa l’azienda di piazza Monte Grappa di cui il Ministero dell’Economia detiene il 30,20%. “Tutto quello che porteremo avanti nei prossimi anni con le partecipate di Stato non sarà un repulisti solo perché c’eri prima”, ha assicurato il leader del Movimento, esprimendo posizioni più moderate e più “aperturiste” rispetto al passato quando, ad esempio, i 5Stelle avevano duramente criticato la nomina di Alessandro Profumo a guida di Leonardo. Riguardo al management, ha spiegato, “io voglio conoscere queste persone, conoscerne il loro valore, vederne quali sono i progetti”

Mediobanca e l'altolà alle partecipate di Stato. Dal voto rischio ribaltoni nei board?

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