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La domanda che il Corriere della Sera ha rivolto ai suoi lettori, in un articolo di forte attualità firmato da Antonio Polito, e cioè se dobbiamo considerare persa la battaglia contro le droghe, merita una risposta precisa netta, senza fraintendimenti. No: non si può rinunciare a combattere, perché contrastare la diffusione e l’uso delle sostanze stupefacenti è un dovere dello stato verso i nostri giovani; così come è un dovere di noi genitori, educatori, insegnanti, far capire ai giovani che l’alcol e la droga non sono un gioco o un divertimento fine a se stesso: drogandosi o ubriacandosi ci si può giocare la vita.

Un recente sondaggio della Swg ha messo al primo posto (71%) delle preoccupazioni dei genitori i pericoli e i disagi ai quali i loro figli possono andare incontro nel caso di uso di droghe. Più della preoccupazione o dei rischi legati alla mancanza di lavoro o alla sicurezza.

La recente Relazione Annuale al Parlamento sull’uso di sostanze stupefacenti segnala come nel corso del 2016 il 25.9% degli studenti (650.000 ragazzi) ha fatto uso di sostanze psicoattive; e non mi riferisco solo alla cannabis, ma all’eroina, alle droghe sintetiche, alla cocaina, alle metanfetamine tipo ecstasy, alle nuove droghe di cui non si conosce la composizione ma che spappolano il fegato. La prima cosa che bisogna dire con forza è che non esistono droghe leggere o pesanti ma che tutte le droghe, così come l’alcool, possono provocare danni permanenti al cuore e al cervello, soprattutto se assunti in età giovane quando si è ancora in fase di evoluzione della personalità e delle funzioni cognitive.

La politica sa tutto questo, ma in questa campagna elettorale, erroneamente, lo considera un problema marginale.
Ed è anche allarmante che oramai vi sia la tendenza, da parte dei media, a scollare i delitti efferati, i fatti di criminalità, dal fattore droga, come se drogarsi oramai possa essere accettato come fatto normale per la nostra società.

Certamente si tratta di una battaglia difficile, ma, per il futuro del nostro paese, bisogna affrontarla e vincerla, cominciando da una corretta informazione, a partire dalle scuole. Con la Fondazione Atena Onlus, che presiedo da oltre 10 anni, ho girato le scuole di molte città d’Italia per spiegare ai giovani gli effetti devastanti che le droghe possono avere sul cervello e sul cuore, senza moralismi, ma con vero interesse per la loro salute e il loro futuro. Per cercare di far capire loro che la droga rischia di portarli in un tunnel senza uscita, che non è necessario cercare paradisi artificiali perché ciò che è veramente straordinario è la normalità dei doni che la vita ci offre tutti i giorni.

Purtroppo, secondo una recente ricerca, nel 2016 le iniziative di sensibilizzazione contro le droghe sono calate, nelle scuole, del 20%.

Malgrado tutte queste tendenze, non dobbiamo smettere di pensare ai giovani e al loro futuro, e a dedicare loro, ogni giorno, le parole del grande poeta Ovidio che il presidente Ciampi rivolse loro nel 2001: “Guardate in alto, rivolgete sempre gli occhi alle stelle, abbiate ideali, credete in essi e operate per la loro realizzazione”.

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