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La nuova Tim, quella senza la rete incastonata in Netco, venduta poco più di un mese fa al fondo americano Kkr in cordata con il Tesoro, dopo una non scontata negoziazione, entra in una nuova era. Fatta di maggior spazio di manovra, più agilità e margini più robusti. All’indomani della presentazione dei conti semestrali, il gruppo telefonico guidato da Pietro Labriola, riconfermato al vertice solo poche settimane fa, ha incontrato il mercato per fare il punto della situazione sulla Telecom che verrà, ora che il debito si appresta a essere abbattuto e che l’ex monopolista può contare su un ritrovato slancio.

Il punto di partenza sono i ricavi e margini in crescita di Tim, nel suo nuovo assetto, con un debito sceso a 8,1 miliardi al 30 giugno e atteso in calo di 600 milioni fino a 7,5 miliardi a fine 2024, come prospettato dopo la cessione di Netco.  I ricavi totali ammontano a 7,1 miliardi di euro, in crescita del 3,5% (+1,6% sul mercato italiano a 4,9 miliardi, +7,8% in Brasile a 2,3 miliardi). Di questi i ricavi da servizi sono pari a 6,7 miliardi (+4%), di cui 4,5 miliardi dal mercato italiano. Il margine operativo lordo lievita del 9,4% a 2,1 miliardi, con una spinta che arriva dall’Italia (1 miliardo, +8,5%) e la certezza Brasile (1,1 miliardi, +9,9%). L’ebitda after lease invece registra miglioramenti ancora superiori: +13% a 1,8 miliardi.

Scorporando i dati sulle tre entità che compongono ora Tim (Consumer, Enterprise e Brasile) arrivano segnali positivi da tutte e tre le anime. Consumer prosegue nel percorso di stabilizzazione: ricavi per 3 miliardi sostanzialmente costanti con introiti da servizi (2,7 miliardi, +0,5%) che beneficiano delle attività di repricing effettuate nel semestre (le quali hanno riguardato complessivamente 9,6 milioni di linee fra fisso e mobile) e dell’incremento dell’Arpu di Tim Vision. Numeri che hanno messo di buon umore i mercati, come testimonia l’ottima apertura del titolo a Piazza Affari.

Labriola, il giorno dopo la diffusione dei conti, ha voluto rivendicare la bontà dell’operazione con Kkr e Tesoro, sulla quale il Pd, abbastanza clamorosamente, ha presentato un’interrogazione parlamentare. “La nostra ambizione era instradare l’azienda in nuovo percorso industriale. Abbiamo realizzato tutto nei termini e non era scontato. In pochi ci credevano. Abbiamo risolto il problema della leva che si trascinava da 20 anni. Due anni e mezzo di duro lavoro intensificatisi dall’offerta vincolante. Sono orgoglioso per il risultato che molti ritenevano impossibile e al contempo stiamo attuando il nostro piano come nessuno prima”. Labriola ha confermato che l’indebitamento after lease con Netco era di 21,5 miliardi ma dopo la cessione “c’è stata una riduzione significativa e abbiamo raggiunto un deleverage di 14,2″.

Il manager, guardando poi a un possibile cambio di governance futura, ha allontanato l’ipotesi di riassetti al vertice. “Non ci sarà nessun cambiamento nel management di Tim, i risultati commerciali e operativi di cui sono molto soddisfatto hanno dimostrato che sono loro le persone giuste per affrontare con successo la sfida iniziata assieme. Per il momento, poi, non prevediamo la creazione di società separate”.

Ricavi e margini, semestre sprint per la nuova Tim senza Netco

Il gruppo telefonico che solo un mese fa ha ceduto la rete al fondo Kkr, in cordata con il Tesoro, chiude i primi sei mesi con meno debiti e un fatturato a 7,1 miliardi. Labriola rivendica l’operazione ed esclude cambi al vertice. La Borsa brinda e il titolo vola

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