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Venerdì Donald Trump è partito per il più lungo tour asiatico che un presidente americano ha affrontato negli ultimi 25 anni. In 12 giorni visiterà Giappone, Corea del Sud, Cina, Vietnam e Filippine: terrà incontri di primissimo piano, come quelli con l’omologo cinese, e vertici in cui dovrà rassicurare gli alleati sull’impegno che Washington metterà nel gestire gli equilibri nella regione “indo-pacifica”. Il bubbone nordcoreano è in cima alla lista delle problematiche da affrontare, perché è una di quelle situazioni che può definitivamente scombussolare la stabilità.

IL GIOCO DI RUOLI

La partenza di Trump è stata anticipata da alcuni messaggi lanciati a Kim Jong-un. Servono come come rassicurazione che la presenza statunitense è forte da servire come aperitivo ai leader di stato e di governo che il presidente incontrerà; e come deterrenza. È noto che la reazione della satrapia del Nord a certe manifestazioni internazionali è sempre nervosamente provocatoria: si teme che Kim possa ordinare qualche genere di dimostrazione di forza (un test missilistico?) proprio mentre Trump si trova nella regione, e così Washington gioca d’anticipo sulla deterrenza nel tentativo di spaventare Pyongyang (anche se, stante ai fatti degli ultimi dieci mesi, pure alzare la minaccia, fisica e retorica, non sta funzionando col regime nordcoreano).

UNA DOZZINA DI F-35 IN GIAPPONE

Il 2 novembre sono arrivati in Giappone i primi dodici F-35A Lightning II che sposteranno la propria sede di stanza dalla Hill Air Force Base nello Utah alla base Kadena di Okinawa (la più grande base aerea americana in estremo oriente). I dodici piloti dei “Rude Rams” saranno accompagnati da un contingente di circa 300 uomini dell’areonautica, logistica necessaria per gestire quella dozzina di caccia super tecnologici schierati fuori casa su uno scenario così operativo. È un messaggio: Washington dice ancora una volta a Pyongyang che è pronto impegnare i pezzi luccicanti del proprio arsenale; messaggio nel messaggio: possiamo colpirvi senza che ve ne accorgiate (è questo infatti uno dei valori tecnici di punta dell’F-35, la capacità di operare stealth, invisibile ai radar nemici). Terrence J. O’Shaughnessy, il generale che comanda le forze aeree del Pacifico ha spiegato che ora “qui“ abbiamo una capacità di attacco e precisione senza precedenti.

IL WAR GAME DEI B-2

Il 9 agosto sempre a Kadena sono stati posizionati tre B-2 Spirit, i bombardieri strategici nucleari altrettanto tecnologici e sempre stealth. E a proposito di preparativi e deterrenza: il sito specializzato The Aviationist ha raccontato attraverso fonti locali di una corposa esercitazione aerea sopra al Missouri (dove si trova la grande base Whiteman) che si è svolta nella notte tra il 18 e il 19 ottobre. Coinvolti proprio i B-2 (e altri velivoli). Gli aerei hanno bombardato alcuni hangar/bersaglio, ma quello che è più interessante è che un patito di questioni aeronautiche ha intercettato i dialoghi dei piloti con la base, ha riconosciuto i call-sign, e ha sentito parlare durante un dialogo di “un posto di comando possibile luogo di trasferimento della leadership della DPRK”. La sigla indica la Democratic People’s Republic of Korea, ossia la Corea del Nord, ed evidentemente i bombardieri stavano simulando un attacco a Pyongyang sopra l’Ozark Plateau, la regione alto-collinare tra in Arkansas, Missouri, and Oklahoma, che per connotazioni geomorfologica può somigliare al territorio nordcoreano.

MESSAGGI SU MESSAGGI

L’Air Force lo sa bene che il mondo è pieno di aviation geek che seguono ciò che accade nei cieli come quello del Missouri, e dunque perché c’è stato quel riferimento esplicito al Nord in quelle conversazioni? Di solito c’e molta attenzione su queste conversazioni, e — al di là dell’errore, difficile — c’era una volontà di far passare, ovattato dal contesto tecnico di nicchia, un altro avviso a Kim? Qualcosa come: sappiamo già cosa fare. Il 20 ottobre sono uscite le immagini di un un B-2 Spirit della 509th Bomb Wing della Whiteman Air Force Base in Missouri mentre sganciava per esercitazione una GBU-57, una bomba di tipo bunker busters, ossia in grado di sfondare le protezioni di bunker – come quelli in cui si potrebbe rifugiare il regime nordcoreano in caso di attacco.

(Foto: Twitter, PACAF, US Pacific Air Force), uno degli F-35 arrivati in Giappone)

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