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Il rapporto “eMobility Revolution” realizzato da The European House–Ambrosetti in collaborazione con Enel include una mappa delle iniziative sulla mobilità elettrica in Italia e nel mondo. Per quel che riguarda regioni e città italiane, la classifica relativa all’avanzamento dei progetti per la e-mobility è stata stilata in base all’Indice del Trasporto Elettrico (ITE), con cui lo studio Ambrosetti ha comparato la performance delle nostre 20 Regioni e delle 14 Città Metropolitane. L’indice misura lo stato di sviluppo sul fronte del trasporto elettrico (autoveicoli, veicoli commerciali, autobus, motocicli e quadricicli) tenendo conto sia della dotazione di mezzi e infrastrutture (indice di posizionamento), sia di quanto velocemente questa dotazione si sta arricchendo (indice di dinamicità) e di quanto è sostenibile l’intero sistema dei trasporti. I divari tra i territori italiani sono significativi, specialmente tra Nord e Sud.

TOSCANA AL TOP

Tra le Regioni italiane, è la Toscana a registrare il punteggio più alto nell’indice di posizionamento sulla mobilità elettrica (6,5 su un valore massimo di 10), ma ha anche un elevato grado di dinamicità sull’orizzonte di breve termine e di sostenibilità del proprio sistema ambientale e di trasporto regionale. In seconda e terza posizione si classificano la Lombardia (5,1) e l’Emilia-Romagna (5,0), i cui specifici punti di forza sono, rispettivamente, la diffusione e l’incidenza delle autovetture e dei veicoli commerciali elettrici. Quarto il Lazio (4,7) dove è buona la sostenibilità del sistema, ma non alta la dinamicità. Ad esclusione della Puglia (2,7), tutte le Regioni del Mezzogiorno d’Italia si collocano nella parte bassa della classifica dell’ITE 2017. Molise (1,0), Calabria, Sardegna, Abruzzo, Campania, Marche, Sicilia, Basilicata (1,8) sono i fanalini di coda, anche se per Campania, Abruzzo e Sardegna e si registra un buon indice di dinamicità.

LE CITTÀ PIU’ SOSTENIBILI

La Toscana vince anche nel ranking dell’ITE 2017 relativo alle città: la migliore performance sul trasporto elettrico spetta alla Città Metropolitana di Firenze, con un punteggio complessivo di 8,1 su un massimo di 10 nell’indice di posizionamento, grazie al primato nella rete infrastrutturale di ricarica e a un elevato grado di dinamismo. Seguono le aree metropolitane di Milano (6,4 punti) e Roma (6,0), che mostrano un livello medio-alto sull’indice di dinamicità e di sostenibilità. Nel parte alta del ranking seguono Bologna (4,0) Bari, Genova e Torino (2,2); dai 2 punti in giù si classificano invece Catania (2,0), Venezia, Napoli, Cagliari, Palermo, Reggio Calabria, Messina (1,0).

SEI LINEE D’AZIONE PER FARE IL SALTO

Secondo lo studio Ambrosetti-Enel il primo elemento che manca oggi all’Italia sulla e-mobility è la visione di sviluppo condivisa e la strategia d’azione sistemica e integrata a livello nazionale, a differenza di quanto capita all’estero. Per fare il salto di qualità, i ricercatori propongono sei linee d’azione: oltre alla visione strategica nazionale di sviluppo, con definizione di una precisa tabella di marcia anche potenziamento della ricerca e sviluppo, avvio di più progetti pilota, utilizzo delle esperienze in ambito urbano per accelerare la crescita, ampliamento della rete infrastrutturale di ricarica, azione strutturata di comunicazione e sensibilizzazione dell’opinione pubblica e delle imprese.

DOV’E’ LA KILLER APP

La mobilità elettrica ha bisogno di alcune condizioni di base per riuscire a decollare. L’infrastruttura di ricarica è una di queste ma occorre anche la capacità di generazione elettrica, che deve essere non solo sufficiente a garantire la ricarica dei veicoli ma anche contare su quote crescenti di fonti rinnovabili, se non si vogliono annullare i vantaggi di sostenibilità ambientale. Francesco Venturini, direttore Global e-Solutions di Enel, ha fatto comunque notare “non si prevede che le auto si ricarichino tutte nello stesso momento” e che si potrebbe definire un protocollo di gestione della carica e scarica delle batterie, mentre l’Ad di Enel Francesco Starace ha ricordato che, a pari utilizzo, con un veicolo elettrico si ottiene oggi la complessiva diminuzione del 50% della CO2, oltre all’assenza di particolati, grazie alla prevalenza di generazione a gas e a fonti rinnovabili; in futuro, con l’ulteriore sviluppo delle rinnovabili, tale diminuzione sarà ancora più rilevante. Ma la vera killer application potrebbe risiedere nel campo delle batterie, da molti considerate punto debole dell’auto elettrica in termini di costi, ciclo di vita, tempi di ricarica, peso, ingombro e autonomia.

Non a caso costruttori d’auto, laboratori e università lavorano sulla messa a punto di batterie per auto elettriche di nuova generazione, con prestazioni migliori (l’autonomia, per esempio, è in costante aumento) e, soprattutto, tempi di ricarica ridotti a pochi minuti. Da Toyota alla Stanford University, passando per i colossi tedeschi Daimler, Volkwagen e Bosch, la ricerca ferve soprattutto sulla tecnologia basata su celle allo stato solido (le attuali batterie a ioni di litio generano la corrente utilizzando elettroliti liquidi), che garantiscono tempi di ricarica veloci, dimensioni contenute, maggiore efficienza e sicurezza. I tempi previsti sono lunghi: occorreranno da dieci a quindici anni prima di passare alla commercializzazione. A meno di una inaspettata scoperta rivoluzionaria che potrebbe arrivare anche dalla Corea del Sud o dalla Cina, già leader della produzione di batterie a ioni di litio.

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