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“Non c’è nulla di nuovo”. Nicola Porro, vicedirettore de “Il Giornale” e conduttore della trasmissione televisiva “Matrix”, non è certamente stupito della notizia riportata oggi dalla stampa nazionale secondo cui Carlo De Benedetti ha investito in Borsa – tramite la sua cassaforte Romed spa – 5 milioni di euro, ricavando una plusvalenza di 600 mila euro, dopo aver saputo da Matteo Renzi che sarebbe stato varato il decreto di riforma delle banche popolari. “Avevo fatto un piccolo scoop sei mesi fa al “Giornale” che nessuno aveva ripreso – ricorda Porro parlando con Formiche.net -. Poi è uscito l’integrale della telefonata in commissione banche che confermava quanto avevo scritto. De Benedetti – prosegue il giornalista – telefona al suo intermediario di Borsa il giorno stesso (16 gennaio 2015, ndr) in cui Renzi annuncia il decreto e dunque non si tratta di un insider trading di primo grado. Il punto fondamentale è un altro: se la stessa operazione fosse stata fatta da un signore qualunque, dal signor Rossi per esempio, o dall’ex governatore di Banca d’Italia Antonio Fazio o da Silvio Berlusconi allora sarebbe stato uno scandalo nazionale. In questo caso invece vengono trovate tutte le attenuanti che per altri non si sarebbero mai trovate”.

IL PROVVEDIMENTO

Il decreto ha obbligato le banche popolari con attivi oltre gli 8 miliardi a trasformarsi in società per azioni e a mettersi sul mercato entro il 27 dicembre 2016, abbandonando il voto capitario (ad ogni azionista corrisponde un voto a prescindere dal valore dell’investimento) e perdendo dunque la loro specificità di essere non scalabili. Attualmente Popolare di Sondrio e Popolare di Bari – che hanno presentato ricorso, parzialmente accolto, al Consiglio di Stato – sono le uniche a non essere ancora diventate società per azioni. Sono in attesa della decisione della Corte Costituzionale che si esprimerà il prossimo 20 marzo.

LA CONSOB IN PARLAMENTO E L’INCHIESTA DELLA PROCURA DI ROMA

Tornando alla vicenda De Benedetti-Renzi, il 13 febbraio 2015 il presidente della Consob Giuseppe Vegas ha riferito in Parlamento che la commissione da lui guidata aveva “rilevato la presenza di alcuni intermediari con un’operatività potenzialmente anomala” prima del 16 gennaio, giorno appunto in cui il governo ha rivelato di voler adottare il provvedimento. Da qui l’indagine per insider trading avviata dalla Procura di Roma che ha iscritto nel registro degli indagati l’intermediario dell’Ingegnere, Gianluca Bolengo, e che a maggio dello stesso anno ha interrogato De Benedetti e l’allora presidente del Consiglio: entrambi hanno confermato di aver avuto contatti in quei giorni ma hanno negato di essersi scambiati informazioni privilegiate. Nel frattempo il procuratore Giuseppe Pignatone e il sostituto Stefano Pesci hanno chiesto l’archiviazione dell’indagine.

Le ultime puntate della vicenda sono storia di questi giorni: la registrazione della telefonata è stata allegata al fascicolo trasmesso da piazzale Clodio alla commissione d’inchiesta sulle banche – a seguito della richiesta del senatore di Idea, Andrea Augello – che sta redigendo la relazione finale dopo le audizioni svolte fra novembre e dicembre.

Se al posto di De Benedetti ci fosse stato Berlusconi? Nicola Porro commenta il nuovo scandalo banche

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