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Se non altro, l’accordo di Google con Htc dovrebbe risolvere il quesito sulla serietà nelle intenzioni del gigante della rete di produrre i propri telefoni. Non che 1,1 miliardi di dollari siano una gran cifra per un’azienda che può contare su quasi 91 miliardi di dollari di liquidità in cassa. Effettivamente ha speso 12 volte tanto sei anni fa per acquistare Motorola Mobility. Ma in quel caso si trattava più di acquisizione di brevetti che di cimentarsi realmente con l’hardware per la telefonia. E uscì tre anni dopo, quando Motorola collezionò una perdita operativa lorda complessiva di 2,7 miliardi di dollari.

Il patto con Htc annunciato giovedì è molto diverso e meno rischioso. Per i suoi 1,1 miliardi di dollari, Big G ottiene in cambio il grande team che ha collaborato allo sviluppo del primo smartphone con il marchio di casa, Pixel. Lanciato alla fine dell’anno scorso, ha attirato ottime recensioni ma il suo successo è stato limitato da problemi di produzione. Stando alle stime di Idc, Google dovrebbe avere venduto 2,8 milioni di smartphone a livello mondiale, pari a una quota di mercato di circa lo 0,2%.

Ingaggiare un paio di migliaia di ingegneri Htc non risolverà istantaneamente questa difficoltà. Un tempo seconda a Samsung nel segmento degli smartphone con sistema operativo Android, Htc, come Motorola prima, è stata stroncata dalle prodezze della casa sudcoreana sul piano di produzione e marketing. Sempre secondo Idc, da un picco di oltre 44 milioni nel 2011, le vendite degli smartphone Htc sono crollate sotto quota 14 milioni l’anno scorso. Samsung ha superato i 300 milioni di telefoni distribuiti.

Ma Google non ha bisogno di replicare i numeri del big di Seul. Né questa operazione implica necessariamente dell’invidia per l’hardware di Apple. Aumentando la quota di Pixel solo nel segmento premium ne trarranno vantaggio le funzionalità e i servizi che la società fondata da Larry Page e Sergey Brin sta cercando di dislocare su tutti i telefoni Android, come il software di intelligenza artificiale Google Assistant, contribuendo così a tenere a bordo gli utenti Android.

Sul lungo periodo, gli accresciuti sforzi nella telefonia potrebbero diventare una cattiva notizia per gli altri produttori di smartphone Android di fascia elevata. Su tutta l’offerta Samsung, la maggior parte dei profitti deriva dal segmento premium, e l’affermazione di un altro grande player potrebbe danneggiare un’attività così importante. Oltre a rafforzare l’hardware, Samsung ha tentato di differenziare i suoi telefoni con il lancio delle proprie versioni dei servizi, quali un assistente virtuale e un sistema di pagamento. Ma la maggior parte degli utenti preferisce ancora quelli del gruppo Alphabet.

Il business degli smartphone è brutalmente competitivo, quindi Google, nonostante le ricche tasche e il talento acquisito da Htc, sta facendo una scommessa. Ma questa volta, gestibile.

Traduzione di Giorgia Crespi

(Articolo pubblicato su MF/Milano Finanza, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)

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