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E’ una rivoluzione epocale quella che tra pochi giorni interesserà i media vaticani. Un cambiamento totale, che non ha nulla a che vedere con i maquillage che vanno tanto di moda. D’altronde, “riforma non è imbiancare un po’ le cose, ma dare un’altra forma”, aveva detto il Papa. Intervistato dal Corriere della Sera, mons. Dario Edoardo Viganò, da due anni e mezzo prefetto della Segreteria per le comunicazioni, spiega di che si tratta. Niente più radio, tv, casa editrice e giornale come corpi distinti e autonomi. Tutto, ora, farà capo “alla direzione editoriale” della Segreteria.

ADDIO AI VECCHI LOGHI

Un accorpamento generale, che vedrà sparire anche i vecchi loghi, che “vengono congelati. Avevamo simboli storici, nati però in epoche diverse. Oggi si faceva fatica a mettere insieme la radio, il centro televisivo, la libreria editrice. Abbiamo lavorato sull’identità del brand: per dare l’idea di una grande famiglia con vari canali”, dice Viganò. Tutto, ora, sarà ricondotto al portale unico, vaticannews.va. Se si cerca la radio, verrà reindirizzato direttamente a questo portale. Rimarrà Radio Vaticana Italia “perché l’emittente radiofonica è in Italia. Nelle altre lingue erano portali, magari con 10 minuti al giorno di trasmissione: diverranno podcast”.

“IL PROBLEMA E’ COME DIFFONDERE MEGLIO L’OSSERVATORE”

A essere toccato dalla riforma è anche l’organo ufficiale della Santa Sede per eccellenza, l’Osservatore Romano. Viganò chiarisce subito che manterrà “la sua identità”, ma qualche cambiamento anche su questo fronte ci sarà eccome: “Valuteremo come mantenere la sua riconoscibilità. Non cambierà il nome. Il problema è capire come diffonderlo meglio, non sappiamo ancora”.

SPARIRANNO LE REDAZIONI SEPARATE

La rivoluzione maggiore riguarderà anche i lavoratori, che ora confluiranno tutti nella stessa struttura. “Ci sono due riunioni giornaliere e si decidono i temi che vengono sviluppati in base alle richieste dei vari canali, il portale, la radio, i social. Un giornalista potrà lavorare per l’uno o l’altro, è un gioco di squadra. Si preparerà un testo per il portale, con il podcast, un servizio radiofonico, un video e così via”. Spariranno le singole redazioni. Al loro posto, un grande centro editoriale multimediale e multilinguistico.

RESISTENZE SI’, “MA I TEMPI CAMBIANO”

Il rischio – e che non poche resistenze ha portato tra chi in quelle redazioni lavora da tempo – è che l’identità storica di testate rinomate per qualità e professionalità venga diluita nel nuovo “produttore” di news vaticano, dove tutto sarà uniformato. Tempo fa si era molto discusso sulla difficoltà – data la nuova tecnologia utilizzata – che avranno le trasmissioni radiofoniche a raggiungere vaste zone dell’Africa. Viganò in qualche modo ne è consapevole, ma spiega che “cambiano i tempi” e “qualunque studioso oggi ti dice che il profilo identitario di un medium non esiste più. Un tempo la tv faceva la tv e non poteva fare la radio, la radio faceva la radio ma non la tv. Ormai – dice – è passato, anzi, siamo un po’ in ritardo”.

UN PERCORSO NATO TEMPO FA

E’ un percorso che dura da tempo, quello della riforma dei media vaticani. Il primo passo era stato l’istituzione della Segreteria per le comunicazioni, affidata all’ex direttore del CTV (Centro televisivo vaticano). Chiaro, fin dall’inizio, l’intento: accorpare il più possibile, aggiornare e risparmiare. Più facile a dirsi che a farsi, però, considerato il peso anche storico delle testate interessate. Sono stati necessari due anni di confronto, anche con la consulta cardinalizia chiamata a consigliare il Papa in merito alla riforma della curia e delle strutture a essa collegate per dare il via libera al piano.

Dario Edoardo Viagnò

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