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Le nuove Direttive europee sulla circular economy prevedono obiettivi di riciclo degli imballaggi del 65% al 2025 e del 75% al 2030. Obiettivi ambiziosi che, per essere raggiunti dall’Italia, dovranno prevedere politiche di prevenzione e riutilizzo, il miglioramento della qualità delle raccolte differenziate, il potenziamento dello sbocco sul mercato dei materiali riciclati. Cinque Regioni del Sud (Basilicata, Puglia, Molise, Calabria, Sicilia) non arriverebbero al 65% di raccolta differenziata al 2025, necessari per avere un riciclo del 60%. Rilevante il problema degli investimenti che saranno richiesti per raggiungere questi obiettivi al 2030. Aumentando la quantità dei rifiuti di imballaggio e la quota che dovrà essere raccolta e avviata a riciclo, i costi tenderanno ad aumentare in modo significativo. Un’ulteriore sfida è data dal fatto che le maggiori quantità riciclate richiederanno mercati in grado di assorbire questa offerta. D’altra parte l’aumento del riciclo  comporta  rilevanti vantaggi ambientali (risparmi di materiali, di energia e di emissioni di gas serra) oltre che economici. Quindi una riflessione sulle future problematiche deve tener conto delle dinamiche del mercato e delle possibili soluzioni per assicurare la corretta valorizzazione delle materie prime seconde derivanti dal riciclo degli imballaggi. Tenendo anche presente che la ripresa economica, gli acquisti on-line, la globalizzazione dei commerci, i nuclei familiari sempre più ridotti, hanno generato un aumento del consumo degli imballaggi del 2% negli ultimi cinque anni (+2,2 tra il 2015 e il 2016).

Così, a 20 anni dal “Decreto Ronchi” e nell’imminenza dell’approvazione delle nuove direttive, alla Bocconi di Milano, alcuni dei protagonisti che si dovranno confrontare con queste sfide hanno avviato una riflessione sugli sviluppi futuri di questo importante comparto, in un incontro dal tema “La transizione ad una circular economy e il futuro del riciclo degli imballaggi in Italia”, organizzato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, dal Conai (Consorzio Nazionale Imballaggi), dalla Bocconi e dall’Enea.

“L’Italia, ha detto il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, è tra i Paesi che punta con più decisione ad una rapida transizione verso l’economia circolare, che sarà un potente driver di sviluppo economico nei prossimi decenni. I target in discussione in sede comunitaria sono alla nostra portata perche abbiamo un sistema che funziona, il sistema consortile, un’esperienza che in Europa è considerata un modello da imitare. Tutto questo ci fa guardare al futuro con la fiducia di che ha creato un buon sistema che va implementato e sostenuto”.

Sulla stessa lunghezza d’onda Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile: “Il nostro Paese si trova in una posizione favorevole per raggiungere i nuovi obiettivi europei di riciclo degli imballaggi. Il Sistema Conai/Consorzi di filiera ha  raggiunto e superato l’obiettivo del 65% al 2025, essendo già al 67%. Anche se gli obiettivi al 2030 sono più impegnativi da centrare visto il trend di crescita delle quantità immesse al consumo”.

In 20 anni di attività, il Conai e i Consorzi di filiera hanno avviato a riciclo 50 milioni di tonnellate di rifiuti di imballaggio, evitando l’immissione in atmosfera di 40 milioni di tonnellate di CO2. Dal 1998 ad oggi si è passati dal riciclo di 190 mila tonnellate a 4 milioni di tonnellate nel 2016. Questo ha contribuito a sviluppare un settore che conta oggi 6.000 imprese e 155 mila addetti, continuando a crescere anche in periodo di recessione. Dal punto di vista strettamente economico, il riciclo gestito dal Conai e dai Consorzi di filiera ha generato nel solo 2016 benefici per oltre 900 milioni di euro.

“Dai risultati del nostro modello, ha aggiunto Edoardo Croci, della Bocconi, il raggiungimento dei target al 2030 comporterà un aumento dell’occupazione diretta nel settore di circa 15 mila unità rispetto al 2015 e il risparmio di circa 18 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti. Se monetizzato, tale risparmio ammonterebbe a circa 1 miliardo di euro di esternalità evitate”.

“Guardando al futuro del riciclo degli imballaggi, ha detto Giorgio Quagliuolo, Presidente del Conai, concludendo i lavori,  significa anche riconoscere i fattori di successo che in 20 anni hanno portato l’Italia ad essere tra le best practice europee del settore. Tra queste, la natura privatistica e imprenditoriale di Conai, da cui deriva la sua autonomia d’azione per il perseguimento degli obiettivi di riciclo e recupero, e il suo carattere no profit, che consente di incidere sull’intera filiera con misure di prevenzione. Da qui si può e si deve partire per raggiungere i nuovi ambiziosi obiettivi di recupero che stanno per essere fissati in sede europea”.

Riciclo, tutte le sfide per gli imballaggi

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