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Le mancate risposte di Verdi e socialdemocratici sui principali dossier non solo hanno segnato (in maniera quasi definitiva) le sorti del governo Scholz, ma hanno prodotto anche due risultati politici nell’area avversaria: hanno ricompattato la Cdu di Friedrich Merz che, nel post merkelismo, aveva manifestato una certa difficoltà nell’avviare l’anno zero dopo la fine del quindicennio della cancelliera; e hanno dato fiato all’ultradestra di AfD, che già a livello nazionale in alcuni lander era data sopra il 13% e che alle elezioni europee di domenica scorsa ha preso il 15,9%. Significa che al di là di quando e come terminerà l’esperienza della coalizione semaforo al governo di Berlino, in Germania è iniziata una nuova era nella percezione dell’elettorato, con una serie di problemi sul tavolo che si riverbereranno anche nelle dinamiche bruxellesi.

Qui Berlino

Indipendentemente da come si evolverà la “pratica” europea, quindi con riferimento al prossimo presidente della Commissione, il voto tedesco va analizzato nel merito dei numeri e singolarmente rispetto al trend comunitario. La bocciatura per Verdi e Spd è oggettiva, causata essenzialmente dal giudizio negativo espresso dai cittadini verso le politiche attuate dall’attuale cancelliere Olaf Scholz.

Il voto di protesta è stato incamerato quasi per intero da AfD, dal momento che la sinistra antisistema ha ottenuto meno della metà dell’ultradestra, il 6,2%: alla sua prima elezione europea, la nuova alleanza guidata da Sahra Wagenknecht non ha sfondato ed è giunta al quinto posto, con un solo punto in più dei liberali di Fdp. Troppo poco per poter salire al rango di federatrice del dopo Scholz.

Disastro è il termine scelto dal presidente della Cdu Friedrich Merz per descrivere il risultato elettorale del governo: “È necessario un cambiamento politico in Germania. Le cose non possono continuare come sono andate negli ultimi due anni e mezzo”. Il riferimento è alla politica economica e migratoria, su cui il leader popolare chiede una correzione di rotta.

Numeri negativi

AfD è diventato di gran lunga il partito più forte nell’Est del Paese, ottenendo molto consenso soprattutto tra gli elettori più giovani. La grande popolarità di AfD, al netto di scandali e casi di nostalgismo, non avuto un impatto negativo, anzi è stata vista come la reazione ai numeri attuali del Paese: la produzione tedesca continua a mostrare segni meno e ciò preoccupa imprese, investitori e analisti. Gli economisti si aspettavano un segnale di ripresa, anche se debole, che non c’è stato. Il trend negativo rappresentato dal settore edile (da mesi in grande difficoltà) sta trascinando al ribasso i dati sulla produzione. A ciò si aggiunga che anche la produzione di energia si sta indebolendo e i nuovi ordini faticano a tenere il passo con un sistema come quello tedesco.

Il quadro complessivo tedesco restituisce l’immagine di un colosso che è in contrazione, con previsioni negative sulla produzione economica (diminuirà per il secondo anno). Inoltre al netto dell’inflazione, il livello salariale è inferiore rispetto a sei anni fa. Le motivazioni vanno ricercate nel combinato disposto tra tassazione elevata, costi energetici alle stelle e carenza di manodopera qualificata.

Anche il commercio al dettaglio ha mostrato segni negativi, con meno vendite nell’aprile di quest’anno rispetto a marzo. Il commercio dei prodotti alimentari è più colpito rispetto a quello dei prodotti non alimentari. Il risultato è che le leve che negli anni hanno portato alla crescita tedesca si sono inceppate e gli elettori hanno attribuito buona parte della responsabilità all’attuale governo.

Responsabilità e opportunità

Dinanzi a prospettive a medio termine che appaiono “estremamente tristi” ecco che spiccano le politiche attuate dalla coalizione semaforo, con i Verdi che alle scorse elezioni erano stati la vera sorpresa perché in grado di mescolare politiche green non ideologiche e capacità di parlare ai giovani. Il mix non ha funzionato, accanto ad una ripresa (anche mediatica) della Cdu, capace di raddrizzare la rotta dopo la parentesi di Annegret Kramp-Karrembauer, la delfina di Angela Merkel durata meno di un anno alla guida dei democristiani tedeschi.

Al suo posto Friedrich Merz ha mostrato piglio e risolutezza ed è dato da tutti come il nuovo cancelliere in pectore. A differenza di altre realtà, i tedeschi sono stati rapidi nel sostituire l’incerta Kramp-Karrembauer con Merz (vicino al mondo industriale), così da offrire alla Cdu una guida ed al tessuto produttivo un punto di riferimento che possa affrontare nodi come la recessione e la transizione non ideologica.

Germania, così centro e destra spingono giù verdi e socialisti

A differenza di altre realtà, i tedeschi sono stati rapidi nel sostituire l’incerta Kramp-Karrembauer (delfina di Merkel) con Merz (vicino al mondo industriale), così da offrire alla Cdu una guida e al tessuto produttivo un punto di riferimento che possa affrontare nodi come la recessione e la transizione non ideologica

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