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“Ci auguriamo che il Pd abbia colto il messaggio del Presidente e che scelga di lavorare nell’interesse del Paese, esattamente come abbiamo fatto noi cinque anni fa sostenendo la candidatura di Gentiloni”. Questo l’auspicio sul caso Fitto che affida a Formiche.net Antonio Giordano, deputato di Fratelli d’Italia e segretario generale di Ecr Party che, nel riflettere sugli scenari in Europa, tocca anche il ruolo di Giorgia Meloni e il rapporto con la nuova amministrazione americana.

Il veto di socialisti e verdi su Raffaele Fitto rischia di minare l’attuale maggioranza?

Premesso che la perplessità non è su Fitto ma sulla spagnola Ribera, quindi tutto interno ai socialisti, che esista una maggioranza alternativa è emerso anche nella recente votazione sul dossier deforestazione. Molti socialisti sostengono che la maggioranza Ursula, al momento, non esiste più. Io penso che bisognerebbe placare i nervosismi derivanti da risultati elettorali di cui la sinistra è insoddisfatta e pensare al bene dell’Europa.

L’incontro al Colle tra Sergio Mattarella e il candidato italiano è un segnale anche al Pd?

Sì, è certamente un invito alla responsabilità, un richiamo ad andare “oltre i particolarismi” e a “superare le polemiche” per il bene dell’Italia, oltre che un riconoscimento all’alto standing di Raffaele Fitto, che sta affrontando la situazione con il suo tratto sempre equilibrato. Ci auguriamo che il Pd abbia colto il messaggio del Presidente e che scelga di lavorare nell’interesse del Paese, esattamente come abbiamo fatto noi cinque anni fa sostenendo la candidatura di Gentiloni.

Ha detto Elly Schlein che il problema non è Fitto ma l’allargamento a destra del  Parlamento europeo. Che di fatto è figlio dei risultati elettorali. Come risponde Ecr?

Appunto, l’allargamento a destra del Parlamento europeo rispecchia esattamente la volontà dei cittadini europei manifestata durante le ultime elezioni e questa non dovrebbe essere considerata come un problema, ma andrebbe semplicemente rispettata. Una sinistra moderna dovrebbe prenderne atto e porsi il problema di come riconquistare le quote perse invece di sfruttare artifizi burocratico-politici.

Se fosse stata la destra a fare ostruzionismo cosa sarebbe accaduto?

Avrebbero senza dubbio demonizzato la destra, definendola ostile all’Unione europea, intenzionata ad isolarsi sul piano internazionale e quindi a compromettere gli interessi del Paese e rompere le relazioni con partner internazionali.

Il governo dell’Ue può temporeggiare così tanto, dovendo gestire emergenze come le guerre, le nuove relazioni con la Casa Bianca, la crisi dell’automotive e il dossier migranti?

Assolutamente no, la Commissione dovrebbe diventare operativa il prima possibile, poiché per affrontare le sfide globali è necessario un punto di riferimento forte anche in Europa. Il cambiamento avvenuto nell’amministrazione americana e le due disastrose guerre in corso meritano un’Europa degna e dignitosa e non affogata nel raschiare fondi di barile. Ad esempio, riguardo alla questione dei dazi, invece di creare allarmismi, sarebbe più utile sviluppare sin da subito una strategia concreta per affrontare qualsiasi scenario. Sul tema dell’immigrazione, Ursula von der Leyen ha già invitato a collaborare a livello europeo; pertanto, è essenziale evitare perdite di tempo e iniziare a lavorare insieme per trovare soluzioni condivise.

Il Wsj ha scritto che il ponte naturale tra Trump e l’Ue si chiama Giorgia Meloni: in che modo potrà riuscirci?

Giorgia Meloni ha dimostrato di essere un ponte naturale in tutti i contesti internazionali in cui opera: nelle relazioni con l’Africa, in Medio Oriente, nei rapporti transatlantici così come con le potenze emergenti asiatiche. Ha saputo dialogare efficacemente con l’amministrazione Biden, nonostante le differenze ideologiche ed il suo forte pragmatismo ha favorito la cooperazione tra le parti. Se immaginassimo di fotografare il prossimo G7, vedremmo Giorgia Meloni e Donald Trump come i due leader con il maggiore consenso popolare. Con la sua convinzione europeista, incentrata su un’Europa con la “E” maiuscola unita e solida seppur rispettosa delle differenze, Giorgia Meloni sarà per la nuova amministrazione repubblicana un interlocutore con una visione conservatrice condivisa, altrettanto pragmatico, pronta all’ascolto e alla collaborazione, anche se mai subalterna.

Basta veti, all'Ue serve una Commissione operativa. Parla Giordano (FdI-Ecr)

“L’allargamento a destra del Parlamento europeo? Rispecchia esattamente la volontà dei cittadini europei manifestata durante le ultime elezioni e questa non dovrebbe essere considerata come un problema, ma andrebbe semplicemente rispettata”. Conversazione con il segretario generale di Ecr Party

Le vite degli altri. In Russia torna il fenomeno della delazione

Il caso di una dottoressa imprigionata per un suo commento sul conflitto in corso è un esempio di come le denunce tra cittadini alimentino un clima di paura e repressione in cui il dissenso viene stigmatizzato, minacciando la libertà individuale e il futuro della società russa

Votare Fitto (e Ribera) è prioritario, le grandi sfide dell'Ue sono altre. La versione di Pittella

Non sarà certo Fitto, persona che ha una lunga esperienza politica e che ha tutti i titoli per ricoprire il ruolo di vicepresidente della Commissione, a far scivolare a destra la Commissione. Ho grande rispetto del dibattito, purché riguardi i veri nodi da sciogliere, più che le prese di posizione di parte sulle persone. Sennò rischiamo di ballare sul Titanic: l’Europa non può più vivere di rendita. Colloquio con l’ex vicepresidente del Parlamento europeo, Gianni Pittella

Per l'indipendenza energetica gas e rinnovabili non bastano. Perché puntare sul nucleare secondo Fregolent

Di Silvia Fregolent

L’Italia ha il dovere di fare delle scelte oculate, un piano strategico per il futuro. Oggi, grazie ai fondi derivanti dal Pnrr, abbiamo ingenti risorse da investire nella transizione energetica. Bastano il gas e le rinnovabili? Purtroppo no, è evidente. L’intervento di Silvia Fregolent, senatrice della Repubblica italiana e membro dell’Intergruppo parlamentare per l’energia nucleare

Grecia, Cipro e Turchia. Scatto sulla difesa per il futuro del Mediterraneo

Mentre Grecia e Turchia proseguono nella normalizzazione delle relazioni diplomatiche, Atene, Nicosia e Ankara potenziano le rispettive difese, segno che le prospettive complessive per il Mediterraneo settentrionale e orientale sono sempre più improntate alla deterrenza.

Oltre il bipolarismo, c'è il Centro popolare e sociale. La versione di Merlo

La collocazione naturale dell’area cattolico popolare e cattolico sociale non può che essere in quegli strumenti politici che hanno come obiettivo prioritario quello di saper declinare una vera cultura di governo attraverso un progetto di centro e che non hanno nel loro dna la deriva massimalista, radicale o vagamente sovranista

Le trasformazioni che servono nel lavoro ai tempi dell'AI. Il libro di Sacconi e Massagli

Di Emanuele Massagli e Maurizio Sacconi

Riceviamo e pubblichiamo un estratto del libro “Otre nuovo per vino nuovo. Rinnovare le istituzioni del lavoro al tempo dell’AI” (Marcianum Press) curato da Emanuele Massagli e da Maurizio Sacconi. Secondo gli autori servono istituzioni radicalmente rinnovate e canali formativi per tutti, innanzitutto in campus tecnologico-professionali nei quali l’incontro tra studio e lavoro, scuola e impresa sia sistemico

Meloni al G20, la partecipazione italiana tra G7 e Piano Mattei

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Le spese per la Difesa in Europa si appoggiano sempre più sull’import dall’estero. Si tratta di volumi molto elevati e diversi rispetto agli anni 2000-2020, quando l’import dagli Usa era mediamente intorno ai 5 miliardi l’anno, con una quota di dipendenza Ue dagli Usa del 15%. Per andare concretamente verso l’autonomia strategica, l’Ue non può non tenerne conto. L’opinione di Fabrizio Braghini

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Il Cairo si posiziona come un attore fondamentale per la politica statunitense in Medio Oriente e (Nord) Africa. Sisi troverà in Trump un partner pragmatico e non ideologico/idealista

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