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Di sicuro nessuno sa esattamente quando avverrà. Troppe sono ancora le variabili in campo per dare una stima e, in  ogni caso, sarà un percorso progressivo. Stiamo parlando dell’avvento massivo delle auto a trazione elettrica e della nuova mobilità individuale. Realisticamente, abbiamo ancora diversi anni per prepararci, per completare il lavoro prima di quel fatidico momento: quell’ipotetico “switch off” normativo, ovvero la ventilata dead line che potrebbe impedire o comprimere drasticamente, la vendita e l’utilizzo di automobili con motore esclusivamente endotermico: quelli a benzina o diesel, per intenderci.

Basterà la coazione di una norma, o il suo spauracchio, a spingerci verso un cambiamento tanto significativo? Non credo proprio. Quella indicata da un obbligo di legge, rappresenterà soltanto la conclusione di un percorso di cambiamento dei comportamenti che – nei fatti – dovremmo aver esaurito da tempo.

E il vero driver verso la nuova mobilità potrà essere solo un virtuoso combinato disposto, fra un’offerta del mercato delle vetture elettriche sempre più appetibile per i consumatori e lo sviluppo di infrastrutture che garantiscano la massima flessibilità di utilizzo, migliorando le nostre vite. Il resto, rischia di essere solo propaganda, rumore di fondo talvolta fuorviante. La suggestiva vulgata sul quando “guideremo solo vetture elettriche” rischia, allora, di appannare la consapevolezza della complessa rivoluzione che stiamo affrontando e di frustrarne in qualche modo la comprensione.

La focalizzazione sul “quando”, che tanto appealing genera in termini giornalistici, non è affatto risolutiva, anzi distrae da una corretta informazione e comunicazione sulle vere chiavi di lettura di questa vicenda: “come” e “cosa” accadrà. E gli automobilisti devono essere prima di tutto correttamente informati, perché questa sarà una vera e propria rivoluzione culturale, oltreché essere una rivoluzione tecnologica e non più una suggestione futuribile. Partiamo allora dai fatti.

E’ un fatto che in questi ultimissimi anni stiamo assistendo, nel settore dell’auto, a tre grandi cambiamenti. Un vero terremoto che sta scuotendo le fondamenta su cui, dagli inizi del novecento, si è basato il rapporto tra automobile e automobilista. Per capirne la portata deflagrante, basta provare a leggere questi cambiamenti tutti insieme: le auto iniziano a guidarsi da sole, a funzionare con l’elettricità, ad essere più un servizio che uno status symbol.

Queste tre trasformazioni hanno in comune l’innovazione tecnologica, ma anche la risposta ai bisogni contemporanei. Ognuno di questi nuovi paradigmi, difatti, si alimenta con il nostro modo di vivere, di muoverci, di stare con gli altri. Sono anche la risposta alle mutate esigenze della collettività che con le nuove tecnologie si intrecciano, si indirizzano e plasmano.

Come l’avvento dei veicoli a motore ha stravolto nel XX secolo le nostre società, anche più di quanto non stia avvenendo oggi con il web, così i nuovi veicoli modificheranno in futuro la nostra mobilità in modo radicale.

Ecco allora la sfida per l’ Automobile Club d’Italia, con i suoi 112 anni di storia, attuale “mobility manager” del Paese che ha già ha accompagnato l’Italia dalle mulattiere alle autostrade, nella “messa in moto” di una intera nazione. Di fronte a questo scenario, fluido e in flessibile progresso, ACI si interroga per comprenderne la portata, le implicazioni e le caselle di atterraggio concrete.

Avendo una visione a 360°, perché queste trasformazioni siano anche elemento di crescita dell’economia italiana. La missione di ACI è preparare gli automobilisti a queste rivoluzioni, accompagnarli alle loro pratiche conseguenze. Significa “far toccare con mano” i vantaggi di quanto sta avvenendo, far capire come sfruttare al meglio le innovazioni, ma innanzitutto indirizzare da subito verso un utilizzo diverso e più “intelligente” dell’automobile.

Va detto con chiarezza, al di là dei sogni del marketing e di certe narrazioni che indulgono ad  un ottimismo di facciata, che in Italia (e nel Mondo) la mobilità è molto lontana dall’essere totalmente alternativa. Va anche sottolineato che i motori tradizionali – così come i loro carburanti – stanno avendo continue e significative evoluzioni nella direzione della sostenibilità e delle minori emissioni.

Infine dobbiamo sempre ricordare che polveri sottili, gas serra, inquinanti vari non spariranno con l’auto elettrica, che comunque usa freni e gli pneumatici che generano i PM10 e PM5, che per alimentarsi ha bisogno di centrali elettriche da fonti non rinnovabili, che per ora i processi di produzione e di smaltimento non sono a impatto zero.

Viceversa, condizione essenziale per rispondere oggi al bisogno di una mobilità molto più sostenibile, per inquinamento, per costo, per traffico, per flessibilità – senza dover attendere il pieno dispiegarsi delle innovazioni – è l’essere convinti che già da subito la mobilità individuale debba essere più consapevole e responsabile. Un tema, dunque, davvero e tanto culturale.

Per cogliere le innovazioni in atto e quelle prossimo future, occorre allora, paradossalmente, quasi “re-imparare a guidare”,  anzi potremo quasi dire “impostare” la guida, per una migliore vivibilità di tutti, a prescindere dall’ energia che usa l’automobile.

ACI, da sempre avanguardia sui temi della mobilità, ha iniziato un percorso di informazione e comunicazione rivolto agli italiani, finalizzato a spiegare la grande trasformazione nel rapporto uomo-auto. Perché i cambiamenti non vanno temuti, ma compresi e accompagnati.

Tale cambiamento culturale impatterà sull’intera filiera auto, perché i migliori risultati si hanno quando i tempi dell’industria automobilistica per i nuovi prodotti coincidono con i tempi del mercato che ne comprende i vantaggi – com’è accaduto per la sicurezza attiva – facendo accelerare la spinta all’ innovazione e una mobilità non più “soffocante” per noi stessi e le nostre città.

Occorre impegnarsi con forme di comunicazione che vadano in profondità, per generare un dialogo positivo con gli automobilisti, che non si fermi ai semplici “consigli per gli acquisti”, utilissimi per vendere, ma poco per modificare gli stili di vita.

Per questo percorso di comunicazione del cambiamento ACI lancia una grande campagna sociale per spingere verso una nuova cultura della mobilità con il sostegno della Presidenza del Consiglio dei Ministri per il tramite del Ministro dello Sport.

Una campagna declinata su tre temi differenti. Il tema della sicurezza stradale illustra i comportamenti alla guida corretti, gli sviluppi nella sicurezza passiva e attiva dei veicoli con la guida assistita, l’evoluzione dei sistemi di regolazione dei flussi di traffico e il dialogo tra i veicoli. La mobilità intelligente spiega le nuove formule di utilizzo dei veicoli, l’interoperabilità tra mezzi individuali e collettivi, le applicazioni digitali e lo sviluppo dell’alimentazione elettrica. Infine attraverso il tema degli sport motoristici si vogliono raccontare gli sviluppi tecnologici più avanzati di cui sono vettore insostituibile verso le auto di ogni giorno e come vettore di valori sportivi positivi quali il rispetto verso tutti (a partire dagli avversari), la preparazione e la concentrazione alla guida.

I protagonisti della grande campagna sociale sono i bambini, ovvero gli automobilisti di domani, nonché la coscienza spontanea delle generazioni più adulte. ACI ha voluto scegliere i più piccoli perché cittadini a cui da subito occorre parlare del futuro e perché con la loro spontaneità gioiosa pongono spesso domande profonde richiamando i più grandi a comportarsi bene quando si è al volante. Perché, qualunque sia il futuro che ci aspetta, una cosa è certa: tra vent’anni non sappiamo su quale auto saliremo, con quale motore, con quale forma, con quali accessori, ma sappiamo che sarà più ecologica, più sicura, più utile e che dovremmo usarla, guidarla, impostarla (chi lo sa) sempre al meglio delle sue capacità.

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