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Nessun veto né paletto” in modo che la coalizione di centrosinistra possa essere “la più larga possibile“, ma al tempo stesso no ad “abiure” che avrebbero il significato di sconfessare quanto fatto “in questi anni“. Si potrebbe definire un’apertura a metà quella di cui è stato protagonista oggi il segretario dem, Matteo Renzi, nel corso della direzione nazionale del Pd che si è svolta nel pomeriggio al Nazareno. L’ex presidente del Consiglio ha confermato l’orientamento più improntato al dialogo già emerso nei giorni scorsi a seguito della batosta siciliana, comprensibilmente però senza rinnegare il passato e cedere del tutto alle richieste di Mdp. Che continua a invocare una totale discontinuità rispetto a molte delle politiche messe in campo dal suo governo e da quello attualmente guidato da Paolo Gentiloni. E Pierluigi Bersani in serata sibilia contro Renzi: “Troppo tardi, le chiacchiere stanno a zero”. Ripercorriamo ora la giornata in casa Pd.

APERTURA MA SENZA ABIURA

C’è una pagina bianca da scrivere insieme“, ha affermato Renzi all’indirizzo di Articolo 1. Verso cui, dopo mesi di polemiche infinite, ha pronunciato per la prima volta parole concilianti: “Vogliamo un confronto con Mdp, Sinistra Italiana e Possibile“. Non a qualunque condizione però, visto che il segretario dem ha rivendicato con forza molte delle scelte di questi anni: “Ci sono stati limiti e difficoltà ma in questi anni si è prodotto un miglioramento del Paese. Abbiamo recuperato il gap e abbiamo rimesso in moto l’Italia. Nessuno può pensare di farci cambiare idea su un Paese che quando lo abbiamo preso era al meno 2% di Pil: il nostro impegno ha portato a una crescita”. Parole che prefigurano uno dei temi chiavi con cui Renzi gestirà la campagna elettorale ormai alle porte: l’aver preso il Paese con il Pil in caduta libera e lasciarlo, comunque, dopo cinque anni in risalita. Una strategia di cui fa pienamente parte pure il Jobs Act che – ha sottolineato il segretario Pd – “ha prodotto quasi 980mila posti di lavoro“.

UN’ALLEANZA DIFFICILE

Non è un mistero, però, che la sinistra-sinistra chieda di rivedere in profondità molte delle ricette economiche degli ultimi anni, a partire dal Jobs Act, su cui, invece, l’ex presidente del Consiglio ha ribadito di non essere disponibile ad alcun passo indietro. Dichiarazioni – quelle di Renzi – che in questo senso sono sembrate una risposta a Pierluigi Bersani. Il quale, prima dell’inizio della direzione, aveva commentato così: “Quello che vorrei è che dicessero: abbiamo capito che abbiamo fatto errori seri e quindi vorremmo rimediare a partire dalla legge di stabilità. Riconoscere di avere fatto una legge elettorale con la destra che adesso dicono di temere perché tira la volata alla destra, riconoscere gli sbagli e dire: adesso cambiamo registro. Però aspettarsi questo è un po’ osé. Credo non succederà“. Una presa di posizione che dimostra ancora una volta la difficoltà di ricomporre la frattura profonda – sia politica che personale – di questi mesi. Renzi, in sostanza, è apparso quasi rimandare la palla nel campo di Mdp, a cui ha consegnato un messaggio espresso con toni non polemici ma chiari: sì all’alleanza ma non a tutti i costi. Una senzazione confermata pure da un’altra frase pronunciata dal segretario dem: “Chi vorrà rompere lo dovrà fare in modo trasparente e chiaro perché da noi non troverà alcuna sponda“. Come a dire che il gioco del cerino è in qualche modo iniziato e che Renzi – per ragioni interne ma anche elettorali – non ha alcuna intenzione di accollarsi la responsabilità dell’eventuale naufragio dell’alleanza.

IL CENTROSINISTRA SECONDO RENZI

Nel corso della relazione Renzi ha inoltre confermato il modulo con cui intende presentarsi alle prossime elezioni politiche: una coalizione larga che faccia perno sul Pd e che va da Giuliano Pisapia ad Alternativa Popolare di Angelino Alfano (“Non devono essere risucchiati da Berlusconi“). E che comprenda pure i radicali di Emma Bonino e Riccardo Magi e Forza Europa di Benedetto Della Vedova con i quali il segretario del Pd si è incontrato in mattinata per definire la probabile alleanza. Il tutto, ovviamente, in attesa che gli ex compagni di Mdp scelgano che cosa fare.

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