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Il boicottaggio imposto dall’Arabia Saudita e dagli altri Paesi del Golfo Persico al Qatar mette a repentaglio i piani di Doha per l’espansione dell’export di gas.

Il piccolo emirato è il più grande esportatore al mondo di Gas naturale liquefatto (Gnl) che arriva in Asia e in Europa via mare. Il mercato globale è in crescita e il Qatar aveva intenzione di aumentare il proprio output per puntellare la propria posizione sui mercati. Una strategia che adesso rischia di avere decisamente meno appeal per gli investitori nonostante il boom della domanda in giro per il mondo.

Il presidente di Qatar Petroleum, Saad Sherida al Kaabi, ha annunciato che la compagnia prevede di aumentare la sua produzione di gas naturale del 30 per cento nei prossimi anni così da arrivare a a 100 milioni di tonnellate all’anno di gas naturale entro il 2024. Kaabi ha tenuto a sottolineare che l’incremento avverrà grazie allo sviluppo di North Field/South Pars, il maggior giacimento di gas del mondo, che Doha condivide con il vicino Iran.

Nonostante la promessa di rafforzare la propria posizione di leader del mercato del Gas naturale liquefatto, il Qatar corre dei rischi. Andy Critchlow ha spiegato per Reuters le problematiche che nascono dallo scontro con l’Arabia Saudita e i suoi alleati. «Poche società energetiche straniere saranno disposte a scontentare» Rihad, principale produttore di petrolio per prendere le parti del Qatar. A questo quadro va aggiunto anche che «finanziare progetti in Qatar potrebbe diventare più costoso. Nel mese di giugno l’agenzia di rating Moody’s ha reso noto che una situazione di stallo prolungato potrebbe avere un impatto negativo sulle prospettive per il credito del Qatar. «La combinazione di tutti questi fattori», scrive Critchlow, «potrebbero rendere piuttosto complicati i piani per lo sviluppo del piani per il gas del Qatar».

Questo testo è stato originariamente pubblicato sul sito di Energy and Strategy Hub

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