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Qual è il rapporto che lega la crisi dell’uomo moderno, e occidentale, alla perdita di speranza? Come impattano le varie crisi materiali del nostro tempo, economica, di sicurezza, di natalità, sulla condizione dell’essere umano, che “non solo ha perduto la fede, ma anche la speranza e, con essa, l’eccellenza”? E che, “quello che è peggio, pretende di sostituirla con dei surrogati, come l’ottimismo”? Sono solo alcune delle questioni cui risponde il cardinale Gerhard Ludwig Müller, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede e quindi teologo di primissimo rilievo, nell’intervista realizzata dal direttore generale della BAC di Madrid Carlos Granados e pubblicata nel libro “Indagine sulla speranza” (Cantagalli), presentato ieri 31 maggio alla Pontificia Università della Santa Croce di Roma.

IL LIBRO DEL CARDINALE MÜLLER “INDAGINE SULLA SPERANZA”

Titolo che ricorda il colloquio di Joseph Ratzinger, allora Prefetto della Dottrina della Fede, con il giornalista Vittorio Messori, in un parallelismo – scrive l’intervistatore – che “vuole certamente essere un omaggio all’amicizia che lega l’attuale Prefetto con il Papa emerito”, ma che “vuole anche, e soprattutto, riprendere l’impostazione di quella intervista”. “Oggi stiamo vivendo una crisi della speranza”, scrive infatti Müller: “Quanta paura nascosta dietro un culto idolatrico, ogni volta più esteso, verso l’ideologia, il sesso, l’immagine, la nazione!”. E “quanta assurdità nasconde la presunta impostazione razionalista di questo ‘uomo nuovo’ che assiste impassibile al pericoloso calo demografico dell’Occidente, senza decidersi a promuovere l’aumento del tasso di natalità o ad adottare le politiche necessarie responsabili dell’immigrazione!”.

“Queste forme di nichilismo dell’uomo di oggi stanno all’origine della sua radicale perdita di dignità”, e “le nostre società secolarizzate stanno esplodendo dal di dentro per la loro volgarità e la loro frivolezza”, scrive severamente il cardinale. Inoltre, “l’immagine del centro e della periferia come nell’antico Impero romano va reinterpretata, consapevoli che il centro è in Cristo e tutti gli uomini sono in Lui un solo corpo e un solo spirito, anche nella periferia geografica o esistenziale”, ha affermato Müller durante la presentazione. “Cristo ha superato questa distanza, fra la vita inter-individuale e inter-pastorale”, portandola in una “stessa fede, vita, speranza, amore, che unisce tutti gli uomini”. Che “non è quello che sostengono alcuni intellettuali rispetto ad altri, ma che è Cristo che ha fatto della sua parola la nostra speranza”.

LE DIVERSE DIMENSIONI DELLA CRISI DI SPERANZA SECONDO MONS. FISICHELLA

In questa necessità di tornare a sperare rientrano però molteplici dimensioni, ha spiegato durante la presentazione Mons. Rino Fisichella, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione. Tra cui una esterna, dove appunto si inserisce “una riflessione teologica che affronti la grande crisi del nichilismo”, di cui rispetto al marxismo “è più difficile farne comprendere il limite”, come ad esempio “nella cultura digitale, di fronte a certi comportamenti, a cui la Chiesa deve dare una sua risposta”. Oppure rispetto a temi come la “teologia del corpo”, o il terrorismo, dove “non è isolando la religione che si risolve il problema, ma ponendola di nuovo al centro”, in quanto “i cristiani sono chiamati a costruire una città affidabile, come dice Francesco”.

Ma c’è anche una dimensione interna, di crisi di fede nella Chiesa stessa, e per questa va fatta una riflessione sulla pastorale: “Quale insegnamento si fa nelle nostre parrocchie, se non c’è un’intelligenza con i fedeli ma solo un’applicazione continua di tecniche, che nel tempo perdono incisività?”. Perciò “va annunciata la parola in maniera integra, celebrata la fedeltà dei sacramenti, e praticata la carità non come assistenza sociale ma come amore del prossimo. La mediocrità infatti non appartiene a chi è figlio di Dio”, e “la Chiesa realista non è una Chiesa di puri, che tradisce”.

IL TEMA DELL’INCARDINAZIONE DEI SACERDOTI NEI MOVIMENTI ECCLESIALI

Dentro queste sfide rientra anche un ulteriore tema, oggetto di studio proprio in questi giorni, su cui c’è molta attenzione, e per cui il Papa ha da poco presieduto una riunione interdicasteriale, che è quello dell’incardinazione dei sacerdoti nei movimenti ecclesiali. Alla domanda posta a riguardo da Formiche.net il cardinale ha risposto che “non si tratta di costruire Chiese parallele ma di lavorare insieme. Bisogna riflettere, anche nel diritto canonico, nell’attenzione però a non perdere la struttura sacramentale della Chiesa”.

Si tratterebbe cioè di andare nella direzione di una comunione tra i movimenti, consapevoli che i sacerdoti appartengono alla Chiesa e non alle varie realtà, dove il rischio per queste seconde è di chiudersi troppo in sé stesse. E l’idea potrebbe essere di rivolgersi soltanto ad alcuni soggetti. “I movimenti carismatici possono arricchire la Chiesa della loro spiritualità, della tradizione dei territori e dei vari luoghi, e nello scegliere una certa spiritualità” ha affermato ancora Müller. “Ma è la ricerca di una spiritualità che favorisce la Chiesa e non si ferma nelle tentazioni di rimanere nel proprio gruppo per costruire un’identità troppo costretta, selettiva, che deve cioè essere fatta di messe di certo non private, ma aperte a tutti i cattolici”.

Gerhard Ludwig Müller

L'Occidente, la speranza e l'incardinazione dei sacerdoti nei movimenti. Parla il cardinale Müller

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