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“Un milione di immigrati potrebbero vivere illegalmente in Gran Bretagna e sono ben poche le possibilità di deportarli”, era agosto 2016 e Rob Whiteman, ex direttore esecutivo dell’agenzia di frontiera britannica, suonava un campanello d’allarme ignorato a lungo. Eppure oltre un anno dopo le stime sono state confermate. Ufficialmente. Dopo anni di diniego da parte delle varie autorità di competenza martedì, David Wood, ex capo dell’immigrazione dell’Home office – il dicastero del Regno Unito preposto all’amministrazione degli affari interni – ha riconosciuto il problema, facendo riferimento ai clandestini e alla reale difficoltà di poterli rispedire da dove vengono.

Sarebbero, infatti, ben più di un milione i clandestini a zonzo per l’Inghilterra, ha dichiarato Wood. In una clandestinità che sta mettendo a dura prova scuole e ospedali e che evidenzia il paradosso di una Unione europea che li ha lasciati circolare liberamente e di una Brexit che, una volta ultimata, dovrà pagarne le conseguenze drammatiche: la Gran Bretagna, infatti, saprà come respingere ma non come rimuovere i “casi dannosi lasciati in eredità”. Tim Loughton, membro della commissione per gli affari interni, ha dichiarato che la stima di Mr Wood è “preoccupante”. “Ma soprattutto, solleva tantissime domande circa la capacità del dipartimento di assicurarsi un sistema di immigrazione che non faccia acqua da tutte le parti e che sappia occuparsi di tutte quelle persone che non dovrebbero essere qui, specialmente dopo la Brexit”.

Gli ha fatto eco Christopher Chope, membro del comitato conservatore, “è sorprendente che ci siano tante persone che non dovrebbero essere qui e che non sappiamo cosa farne”. La Gran Bretagna che, a suo tempo, in qualche modo aveva con e prima di Cameron dato ragione alla Merkel e alle sue ‘porte aperte’, adesso scopre di non avere alcun controllo di chi occupa il suolo nazionale.

Le misure introdotte dai ministri nell’ultimo periodo utili a creare il fantomatico “ambiente ostile” per quanti non hanno diritto di essere in Inghilterra, non sono bastate e non basteranno. Addirittura una legge sull’immigrazione introdotta lo scorso anno ha reso perseguibile un datore di lavoro che sa, o sospetta, che il suo impiegato non dovrebbe essere sul suolo inglese. Eppure un giornale nazionale come il Daily Mail praticamente non ha mai smesso di mostrare immagini di bande di immigrati clandestini che raggiungono il Regno Unito a bordo di camion. Dove vanno? Dove vivono? Come vivono? Lo scorso anno è stato rivelato che il numero di clandestini scoperti in camion, auto e treni è triplicato nell’arco di dodici mesi. Ma nel 2016 l’Home Office ha deportato meno di 3.500 richiedenti asilo.

“Ci aspettiamo che con la Brexit gl’immigrati clandestini abbandonino il Paese volontariamente. Anche perché tra questi ci sono criminali stranieri”. Ha aggiunto David Wood, ma tra dimensione utopica ed eufemismi vari – ‘criminali stranieri’ -, passa la realtà e quindi il terrorismo islamico: il vero tormento degli ultimi anni per gli inglesi. Nel frattempo si pensano a risorse urgenti e supplementari capaci di assicurare i confini del Paese dopo la Brexit. Sarà possibile? Forse senza i limiti dei burocrati di Bruxelles sarà fattibile, ma comunque difficile.

La fuoriuscita di dati simili ha mandato su tutte le furie i parlamentari Tory. Philip Davies, deputato dei conservatori per Shipley, ha dichiarato alla stampa il suo disappunto: “Non è accettabile che i funzionari lancino i dati e poi facciano spallucce: ammettere che nulla potrà essere fatto equivale a dichiarare amnistia sull’immigrazione clandestina”.

Come dargli torto. La politica inglese ha tanti interrogativi che sono spade di Damocle. E gli stessi contribuenti non devono essere troppo felici di sapere che ci sono così tante persone che vivono sulle loro spalle.

Theresa May

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