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La Toscana si conferma la terza regione biotech nel paese, con otto centri di ricerca e sette impianti di produzione. All’interno di un contesto, quello italiano, dove l’industria farmaceutica assume un’importanza strategica sempre crescente: con 30 miliardi di produzione è la seconda nell’Unione Europea dopo la Germania, ma è già in vetta per produzione procapite. Centri del settore farmaceutico toscano sono le province di Firenze, Siena, Lucca e Pisa, che mantengono salda la loro posizione fra le prime 20 della penisola, con 15 stabilimenti produttivi e nove imprese. I dati sono stati presentati ieri a Gallicano (Lucca) nel corso del roadshow di Farmindustria “Innovazione e Produzione di Valore. L’industria del farmaco: un patrimonio che l’Italia non può perdere”.

 UNA NUOVA GOVERNANCE PER ATTRARRE GLI INVESTIMENTI

L’Italia conta 200 aziende e 2,7 miliardi di investimenti nel 2016 (1,5 in R&S e 1,2 in produzione), decisamente un sistema che funziona, ma che non deve essere dato per scontato: “In questi anni regole stabili e prospettive di sviluppo hanno permesso all’Italia di diventare un centro importante della produzione e in futuro con ogni probabilità un hub della ricerca. Risultati – dice Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria – che vanno difesi con determinazione e che per essere consolidati hanno bisogno di una nuova governance farmaceutica. Solo così si potrà continuare a garantire un equo accesso alle cure, ad attrarre gli investimenti e ad assicurare la sostenibilità del sistema”.

 OCCUPAZIONE E RICERCA, I NUMERI

Dei 64mila addetti in Italia al settore farmaceutico, 11mila sono gli occupati in Toscana, tra quelli diretti (6.500) e nell’indotto (4.500). Firenze è la prima provincia, con circa 3mila addetti ed è sede di imprese che producono medicinali destinati ai mercati internazionali. Siena, con oltre 2.200 occupati, è un centro di ricerca e produzione di vaccini esportati in tutto il mondo, mentre Lucca, con oltre 850 addetti, è un polo internazionale per lo sviluppo, la produzione e la distribuzione di emoderivati. Forti anche gli investimenti in ricerca e sviluppo, settore in cui la Toscana è la terza regione in Italia per numero di addetti, e la quarta per investimenti (250 milioni). Il numero dei ricercatori (il 13% degli addetti) supera la media del settore (il 10%) e di tutta l’economia (1%).

EXPORT E INTERNAZIONALIZZAZIONE

Dal 2000 a oggi l’export delle aziende farmaceutiche toscane si è triplicato: oggi esportano per un valore di 1,2 miliardi (a fronte dei 21 miliardi dell’export italiano del settore), dato che incide per il 64% sul totale delle esportazioni hi tech della regione. Pisa fa la sua parte, essendo sede di centri produttivi che vendono all’estero circa la metà dell’export hi tech della provincia.

INDUSTRIA FARMACEUTICA, ASSET SU CUI PUNTARE

Risultati raggiunti con il contributo di alcune imprese a capitale italiano, ai primi posti per investimenti e per internazionalizzazione, tra le imprese nazionali di tutti i settori manifatturieri: “La Toscana farmaceutica – ha affermato Scaccabarozzi – così come altre regioni, è la dimostrazione della forza dell’italianità, a prescindere dalla nazionalità del capitale, che il mondo ci invidia. Un’industria che costituisce un asset strategico su cui puntare, grazie alla qualità dei nostri ricercatori e delle Università, alla crescente collaborazione tra pubblico e privato, alla R&S ormai basata su un modello open innovation, a start up innovative e infine al coraggio delle imprese del farmaco che continuano a investire”.

Ema Sanità Farmindustria

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